L’alternativa a elemosine Ue e Troika? Il messaggio di Standard & Poor’s che ci ricorda i punti di forza dell’Italia

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Perché il mercato compra ancora Btp? Non per Bce, non per il Mes-Omt, non per il fantomatico Recovery Fund, non per fede europeica. Lo spiega Standard & Poor’s: il mercato compra ancora Btp, perché l’Italia ha un’economia diversificata e ricca, nessun debito estero, il debito privato più basso del G7. Per evitare la patrimoniale che causerebbe il crollo del sistema bancario, Carlo Messina pensa ad una congrua remunerazione. I tedeschi non sono d’accordo e progettano di fare imporre la patrimoniale dalla Troika

“Speravo che in Italia qualcuno si sarebbe chiesto perché uno dei Paesi più ricchi del mondo ha un Stato che da anni chiede elemosine dall’Unione europea che include Stati molto meno ricchi. Estrema inefficienza imposta dalla magistratura organizzata? Il costo della casta?”
Edward N. Luttwak, da Twitter

Le chiacchiere delle comari. Perché il mercato compra ancora Btp? Certo, lo fa a tassi crescenti, il Btp quinquennale è stato appena collocato ad un rendimento lordo dell’1,928 per cento, quello trentennale al 3,129… Ma, se avesse paura di non essere rimborsato, chiederebbe il 5 o il 7 per cento. Perché non ha questa paura, al tempo in cui il deficit tende all’8 per cento ed il debito al 155,7 per cento del Pil, al tempo in cui la spesa per interessi passa dal 3,3 al 3,7 per cento del Pil. Crede davvero che l’Italia saprà sostenere, per vent’anni, un avanzo primario del 5 per cento, uno sforzo mai visto in natura?

No problem, risponde il Sole24Ore: c’è Bce. “L’Italia può contare sul sostegno della Bce che non si è risparmiata in queste settimane nel fornire supporto sui mercati”. “Senza la Bce saremmo probabilmente nel mezzo di una pesantissima crisi finanziaria e lo Stato non avrebbe risorse per muoversi”, aggiunge Cottarelli.

Peccato che i grandi acquisti di Bce durino solo sinché la fase critica della pandemia di Covid-19 si sarà conclusa. Peccato, che Bce stia acquistando molti più Btp che Bund e nei prossimi mesi sarà vero il contrario, visto che deve sempre prevalere la capital key. Per soprannumero, Bce non può acquistare più di 1/3 dei Bund in circolazione. Infine, il 5 maggio Karlsruhe emetterà sentenza. Anche andasse tutto bene, ci ricorda Penati, i soldi di Bce bastano solo a finanziare le nuove emissioni: “Non c’è paracadute se il Tesoro avesse difficoltà a rinnovare il debito in scadenza”. Ma non andrà tutto bene.

No problem, risponde l’ad di Banca Intesa Carlo Messina: c’è il Mes-Sanitario, “senza condizioni… Sarebbe ideale in quanto permetterebbe di agganciare il programma OMT, che dura tre anni e ha il vantaggio di non avere limiti quantitativi”.

Peccato che tali affermazioni siano errate: il Mes-Sanitario non consente a Bce di attivare lo OMT, lo OMT non è illimitato, Mes-Sanitario non è “senza condizionalità”. Come confermato dalla bozza di “Term sheet”, nel frattempo fatta filtrare dal Mes.

No problem, risponde il Sole24Ore: c’è il Recovery Fund, “una variabile decisiva… Occorre accelerare al massimo i tempi… un credibile e massiccio piano di finanziamento del nuovo Piano per la ricostruzione, il segnale non potrà che essere univoco”.

Peccato che la bozza filtrata dalla Commissione descriva una robetta: un “fondo per la ripresa mirato e temporaneo” da 320 miliardi. Aggiungiamo pure 100 miliardi del Sure, fanno appena 420 miliardi, da dividersi fra tutti i Paesi Ue, quindi anche Polonia, Estonia, etc. Per giunta, in gran parte a titolo di prestito secondo l’art. 122 TFUE che prevede “condizioni”, esattamente come il Mes, ma senza neppure il teorico appiglio agli acquisti OMT di Bce.

No problem, risponde Sallusti de il Giornale: “La salvezza dell’Italia non può che passare dall’Europa. Che avvenga per senso di giustizia, per solidarietà o per interesse, a questo punto poco importa”. L’Europa è una religione. Amen.

Peccato che il mercato sia ateo. Quindi, deve esserci qualche altro motivo.

Back to the world. Il motivo ce lo squaderna, bel et bien, Standard & Poor’s, che ha appena confermato il rating bbb dell’Italia. Nel suo ultimo rapporto, uscito venerdì.

L’Europa? Beh, “gli attuali assetti dell’Eurozona non sono ottimali”. Sì, certo, Bce “is backstopping”, sta sostenendo il Btp. Ma ciò vale per qualunque Paese del mondo. Inoltre Bce è incapace di raggiungere “l’obiettivo di inflazione (…) Tra oggi e il 2022, prevediamo che l’inflazione in Italia rimarrà significativamente al di sotto dell’obiettivo del 2 per cento circa della Bce”. In una parola, l’Eurozona genera uno “svantaggio rispetto alle aree monetarie più antiche come gli Usa e la Gran Bretagna e, per l’Italia, “comporta una perdita di flessibilità monetaria quando le tendenze della competitività divergono da quelle degli altri grandi membri dell’Eurozona”.

Meglio guardare altrove.

E non si fa gran fatica, perché il concetto è scritto chiaro: “L’economia diversificata e ricca, il credito netto sull’estero ed il debito privato più basso del G7”.

Cominciamo dal fondo: “I livelli del debito privato italiano sono i più bassi, sia nel G7 che nell’Europa occidentale. Alla fine del 2019, il debito di famiglie e società non finanziarie sommava al 110 per cento del Pil contro il 114 in Germania, il 150 in Spagna e il 250 nei Paesi Bassi”, “i livelli di debito privato (famiglie più imprese) sono i più bassi nel G7 e i più bassi dell’Europa avanzata”. Non basta? “Incluso il debito del settore finanziario, i livelli complessivi del debito privato in Italia sono diminuiti di 48 punti di Pil, addirittura più del debito pubblico, che è aumentato (27 punti), dall’inizio della crisi finanziaria globale”.

Al punto che, “uno dei motivi della bassa crescita dell’Italia è la propensione del settore privato a risparmiare piuttosto che a spendere” (!). Non le mitiche “mancate riforme strutturali”, non “la burocrazia”… ma il risparmio. Per meglio dire, il disindebitamento: gli italiani sono stati troppo bravi a pagare i propri debiti, perciò non crescono (!!). Qualcuno lo spieghi a Cottarelli.

Risaliamo. “L’Italia è un creditore esterno netto. Il surplus delle partite correnti è l’ottavo in ordine di grandezza al mondo”. Non solo, “prevediamo che la posizione netta del creditore esterno in Italia continuerà ad aumentare nel prossimo decennio”, perché il coronavirus porta con sé un calo dell’export ma pure dell’import, sicché “l’Italia continuerà a gestire un avanzo delle partite correnti di circa il 2,6 per cento del Pil rispetto al 3 per cento dell’anno scorso”.

Il tutto, grazie alla sua economia diversificata e ricca: “Dopo la Germania, l’Italia è l’economia più aperta del G7, con esportazioni pari al 32 per cento del Pil italiano. L’Italia rimane il settimo maggiore esportatore al mondo ed è un’economia diversificata e ricca, senza una singola categoria di esportazione superiore al 4,5 per cento del totale”.

Morale: “Riteniamo che livelli di debito pubblico ancora più elevati possano essere sostenibili in economie come quella italiana”. Nonostante gli attuali assetti dell’Eurozona non siano ottimali e nonostante il perenne fallimento di Bce a raggiungere un pur miserando obiettivo di inflazione.

A very Italian Dilemma. Risolto il mistero: il mercato compra ancora Btp, perché emessi da uno Stato seduto sul debito privato più basso del G7, su nessun debito estero netto.

In una parola, l’Italia non ha debito. Per paradossale che possa sembrare, questo è ciò che comprende il mercato. Perché sa che lo Stato potrà sempre finanziarsi ricorrendo alla ricchezza dei propri Sudditi.

Per lo stesso motivo, non ha alcun senso tutto questo parlare di ricorso ad aiuti europei, giacché nessuno mai ha “salvato” un Paese che non ha debito. Agli italiani che lo invocano, i tedeschi ridono semplicemente in faccia. E fanno bene, i tedeschi.

Problema, i Sudditi dello Stato italiano, oggi, non finanziano il loro Signore. Di nuovo Carlo Messina: “Solo il 4 per cento dei titoli di Stato è nei portafogli delle famiglie italiane. È da qui che occorre cominciare per una svolta”. Come? “Rendimenti competitivi”, “il problema fondamentale è il tasso di interesse”. Chiosa Onado, “se oggi i risparmiatori italiani hanno pochi titoli in portafoglio… è perché i tassi di interesse degli ultimi anni sono scesi a livelli prossimi allo zero… Occorre quindi puntare su condizioni diverse e più convenienti rispetto a quelle oggi diffuse”.

Obiettivo? Messina, “far salire dal 5 al 10-20 per cento la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano”. Chiosa Onado, prepararsi a quando le banche centrali avranno cessato di comprare.

Già dicemmo su Atlantico Quotidiano, che avremmo visto l’establishment baloccarsi con la idea del prestito a lungo termine o irredimibile, ventilata da Monti e De Bortoli, dal viceministro Misiani, da Giovanni Bazoli, persino dalla Grande Sardina. Con Messina ed Onado, assistiamo ad una lieve maturazione: concederebbero un rendimento decente, quanto meno. Perseverano, però, nell’errore di pensare che ciò sia possibile fare in regime di libera circolazione dei capitali. Non considerano che un modesto tasso di interesse non consentirà mai ad attirare un simile monumentale travaso di risparmio dai conti correnti ed asset al Btp, dell’ordine di 500-750 miliardi almeno; nemmeno in grazia de “l’orgoglio di essere italiani”, invocato da Messina. Per attirarlo, lo Stato dovrebbe offrire un tasso di interesse talmente alto, da rendersi per ciò stesso inaffidabile. Non considerano, insomma, che il travaso potrà spontaneamente avvenire unicamente in regime di repressione finanziaria: di controlli movimenti capitali.

Pure Minenna è fermo alla alternativa secca fra “congrua remunerazione” e patrimoniale, eventualmente in forma di prestito forzoso.

Ma ci arriveranno.

Meanwhile in Germany. Ci arriveranno perché una sola cosa è possibile in regime di libera circolazione dei capitali: la patrimoniale. Con buona pace di Enrico Letta.

Certo, i nostri l’hanno scartata. Bazoli: “La patrimoniale non è possibile politicamente, e darebbe un gettito inferiore alle aspettative”. Messina: “Non si può imporre alle famiglie italiane”. Le ragioni le spiega Penati: “Una mega patrimoniale risolutiva, senza un’uscita dall’euro… causerebbe il crollo del sistema bancario”.

Per sfortuna loro, i tedeschi non l’hanno scartata affatto. Come ci mostrano due recenti articoli.

Il primo, di Daniel Stelter, un ascoltato consulente aziendale: “In nessun Paese il settore privato è così poco indebitato come in Italia! In nessun luogo le famiglie sono così poco indebitate e solo in Germania le società hanno meno debiti rispetto al Pil (…) Non solo, le famiglie italiane, secondo tutti i dati disponibili, sono significativamente più ricche di noi tedeschi, ma sono anche meno indebitate”. Bref: “Quindi, è naturale sollevare la questione del perché l’Italia non si aiuti da sola. Ovviamente, non si tratta di un problema di debito eccessivo, bensì di un’errata distribuzione tra il settore statale e quello privato”.

Le stesse cose che diceva Messina, come si vede. La ricetta, però, è opposta: “Gli italiani hanno un patrimonio privato di 9.900 miliardi di euro. Il debito dello stato italiano è di 2.500 miliardi di euro. Prima del coronavirus, il Pil italiano era di 1.800 miliardi di euro. Una tassa del 20 per cento sulla ricchezza privata ammonterebbe a 1.980 miliardi di euro: allo stato resterebbero, quindi, debiti per 520 miliardi di euro, che corrispondono a meno del 30% del Pil”. Da far tremare le ginocchia.

Ma non è tutto: “La Germania – prosegue Stelter – dovrebbe offrire il proprio aiuto, in particolare con investimenti diretti, prestiti e sostegno mirato al sistema sanitario. In cambio, dovremmo sollecitare la partecipazione del settore privato italiano”. Tradotto: se mai Roma chiedesse accesso al Mes, in cambio la Troika non porterà soldi, ma li porterà via. Li porterà via dai conti correnti degli italiani.

Il secondo, Sven Afhüppe, sul prestigiosissimo Handelsblatt: “Osservando le statistiche della Banca centrale europea, si nota che i cittadini dei Paesi attualmente più interessati dal coronavirus, come l’Italia, la Spagna o la Francia, sono significativamente più ricchi rispetto alla Germania. Questo non è solo perché la proprietà immobiliare in questi Paesi è significativamente più grande. Piuttosto, la distribuzione della forza finanziaria tra lo stato e il settore privato è in un precario squilibrio… Cittadini ricchi, stato povero”.

Di nuovo, le stesse cose che diceva Messina. Di nuovo, la ricetta è opposta: “In Italia, a differenza della Germania, la richiesta di maggiori tasse sulla eredità e sulla ricchezza per finanziare gli oneri speciali della pandemia della coronavirus, è assolutamente giustificata”.

Di nuovo, la soluzione è collegata all’intervento del Mes: “L’assegnazione degli aiuti dovrebbe essere collegata a requisiti di riforma specifici”. Requisiti di riforma specifici, che sono, appunto, la patrimoniale.

Capito, cari Messina e Bazoli, cosa vi stanno cucinando in Germania? Vi stanno cucinando esattamente quella “mega patrimoniale risolutiva, senza un’uscita dall’euro … [che] causerebbe il crollo del sistema bancario” e che suscita il giustificato terrore di Penati.

Una alternativa la avete: far imporre il controllo movimenti capitali. In fretta. Idealmente stasera. Al più tardi dopo che il 5 maggio avrà parlato Karlsruhe. Fate presto!

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