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L’Anac di Cantone come il romantico umarell che guarda i cantieri?

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“L’importante è partecipare”, dice il motto decoubertiano. Ma arrivare dopo è sempre antipatico: eppure sembra essere questo lo sport dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione che ha come capo Raffaele Cantone. Agli occhi della pubblica opinione, ogni monito lanciato dagli uffici di Palazzo Sciarra è tardivo: siamo ormai alla definizione di “umarell”, l’appellativo emiliano che indica gli anziani che osservano dalla mattina alla sera i cantieri stradali, commentando ad alta voce i presunti errori degli operai al lavoro. Un fenomeno al quale è stato dedicato anche un cortometraggio firmato dal regista Gero Guagliardo, che ha affermato:

“Si tratta di un personaggio romantico, non si arrende ed è anche un sognatore, un visionario. Lui vede il palazzo finito dove gli altri vedono soltanto uno scavo. E allora ho cominciato ad osservare anche loro, che sono i maestri dell’osservare e ho inventato la storia di Antonio. Il re degli umarell”.

A differenza di questi protagonisti della terza età, che non vengono pagati mensilmente per osservare perché esercitano la loro funzione di controllo gratuitamente, all’Anac i commenti vengono fatti quando “i buoi sono già scappati”, come direbbero i lettori più longevi. Per arrabbiarsi poi se un esponente di governo cita i loro documenti in un’aula parlamentare: una specie di “vedere e non toccare”, un monito a futura memoria per far contenti gli storici e non i contemporanei. Quello che manca, in Italia, è invece una seria scuola di formazione per coloro che scrivono materialmente i bandi di gara: se questi fossero a prova di bomba, inattaccabili, non ci sarebbe bisogno dell’Anac. Ma senz’altro piangerebbero tanti legali, anche di chiara fama, chiamati a produrre fior di pareri per un’infinità di enti e aziende: un business gigantesco, che nasce proprio dalla poca chiarezza dei concorsi, di ogni genere. Gare che alcune volte presentano frasi grottesche, scritte in un burocratese pronto a sollecitare le fervide menti degli amministrativisti.

La strada attuabile è quella che ha visto la luce il 23 luglio, con l’Autorità che ha sottoscritto un accordo di collaborazione con il Ministero dell’interno in tema di appalti per la fornitura di beni e servizi nei centri di primo soccorso e accoglienza dei migranti. In base all’intesa, l’Anac fornirà supporto tecnico-giuridico per l’elaborazione di bandi-tipo diversificati in base alle varie tipologie di ospitalità previste in Italia, con l’obiettivo di favorire attività gestionali standardizzate e più trasparenti. L’Autorità comunque sottolinea che l’accordo è “nato su richiesta del Ministero dell’interno”, puntando “ad assicurare uniformità delle procedure, così da assicurare un migliore impiego delle risorse pubbliche e al tempo stesso coadiuvare le prefetture nella stesura delle gare d’appalto”. Una frase che vuole far dubitare sul grado di capacità dei dicasteri di elaborare testi. Comunque, la sede romana dell’Autorità è ospitata in una strada intitolata a uno statista del calibro di Marco Minghetti, ricordato per aver raggiunto per la prima volta in Italia il pareggio di bilancio, e molto altro ancora. C’è sempre da apprendere qualcosa dal passato, specialmente in Italia. Quando l’amministrazione sabauda era guardata come un esempio anche nelle altre nazioni.

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