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L’anamorfismo: a Palazzo Barberini una mostra che Matteo Renzi dovrebbe visitare

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A Palazzo Barberini è stata inaugurata una mostra che Matteo Renzi farebbe bene a visitare. Il tema? L’anamorfismo, quell’effetto di illusione ottica per cui un’immagine appare distorta e diventa comprensibile solo ponendosi nell’unico corretto punto di osservazione, oppure attraverso uno strumento apposito che ne restituisca la giusta lettura. Uno splendido momento di riflessione per capire la situazione politica di oggi, questa esposizione romana: se la teoria e la pratica dell’anamorfosi raggiunsero la loro più considerevole fortuna in età barocca, un periodo storico che non è sbagliato accomunare a quello odierno, adesso una rivalutazione è più che opportuna in un mondo che consegna alla virtualità gran parte della propria esistenza quotidiana, perdendo così il contatto con la realtà. E dove una parte della politica, come ha dimostrato Renzi, ha creduto di vedere nelle stanze dei palazzi del potere quello che una volta veniva definito come “il paese reale” (e che poi portava i voti al suo partito).

La fortuna delle anamorfosi, come sottolineato dalla sede museale diretta da Flaminia Gennari Santori (alla guida delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Palazzo Barberini e di Palazzo Corsini), “trova una profonda e congeniale connessione con l’estetica seicentesca, con la sua ossessione per il tema dell’illusione, dell’ossimoro, del paradosso e del contrasto, e soprattutto con quella tenace metafora ‘radicale’ che riconosce all’esperienza visiva, e non solo quella artistica, una natura essenzialmente spettatoriale”. Ecco così che, visitando questa mostra, non solo viene rivalutato il pittore di anamorfosi, Jean-François Niceron (1613-1646), che è stato uno dei più brillanti matematici francesi del Seicento (i suoi interessi prevalenti furono l’ottica e la geometria, realizzando due trattati prospettici: La Perspective curieuse del 1638 e il Thaumaturgus opticus del 1646), ma anche il rischio di credere nell’esistenza di molteplici “ragioni”, quando non si guarda la realtà da un punto che non è da considerare privilegiato ma semplicemente corretto. In mostra sono esposti due esemplari delle opere a stampa del frate francese accompagnate da un dispositivo che permette la consultazione e l’esplorazione diretta di una versione digitale dei testi, illustrati da un ricco corredo di tavole, disegni e diagrammi. Oltre ai volumi, è presente anche il curioso “cannocchiale anamorfico” di Niceron, che consente al pubblico di scoprire come si fa a vedere un’immagine che non c’è.

Aspettiamo di vedere Renzi a Palazzo Barberini, ma per ammirare questa mostra (Curiose riflessioni. Jean-François Niceron, le anamorfosi e la magia delle immagini, a cura di Maurizia Cicconi e Michele Di Monte. C’è tempo fino al 10 giugno), non per ricordare la scissione socialista del 1947. Altrimenti gli viene in mente di continuare a promuoverne altre.

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