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L’anima “sinistra” del Movimento 5 Stelle: dannosa per il Paese e per la tenuta del governo

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Lega e M5S governano insieme, loro malgrado, l’Italia. Loro malgrado perché, come sappiamo ormai da un po’ di tempo, l’alleanza di governo giallo-verde è stata in qualche modo imposta dalle elezioni del 4 marzo scorso. Forse, sia Di Maio che Salvini, pur felici entrambi di aver umiliato FI e Pd, avrebbero preferito altri scenari, ma non c’era alternativa a questo tipo di maggioranza e tuttora non esistono soluzioni diverse se non il ricorso a nuove consultazioni elettorali, nel caso di un eventuale, ma al momento improbabile, collasso del Governo Conte. Quindi alcuni screzi, fra due forze politiche diverse, ma costrette a governare insieme, erano da mettere in conto. E infatti, puntualmente, i distinguo su tante materie importanti, fra leghisti e pentastellati, sono arrivati e continuano ad arrivare, tant’è che spesso il premier Conte, Salvini e Di Maio, devono incontrarsi di persona per tentare di mettere una pezza alle frequenti divisioni.

Tutto questo non faccia pensare ad una vicina crisi di governo, in quanto essa non conviene, per ora, a nessuno dei due azionisti della maggioranza, ma la navigazione rimane tormentata da un mare piuttosto mosso. Come già detto, una modica quantità di divergenze, era immaginabile, tuttavia colpisce l’agitazione dei pentastellati diretta quasi sempre verso battaglie ed esigenze squisitamente di sinistra. Si dice da anni che destra e sinistra non esistono più e in qualche misura ciò corrisponde al vero, perché sono scomparsi, in Italia ed altrove, quei partiti basati su una sola idea o ideologia del Novecento, ma determinate istanze rimangono patrimonio di una parte e di un elettorato preciso, mentre altre necessità diventano la bandiera di uno schieramento alternativo.

In teoria non c’è nulla, in Italia, di più post-ideologico del Movimento 5 Stelle, nato sulla protesta anti-politica e apartitica e votato quindi sia da elettori di destra che di sinistra. Di fatto però, il M5S va a “coprire” tutti i fronti lasciati sguarniti dalle sinistre più ideologizzate, ormai giunte all’irrilevanza (Rifondazione comunista, Verdi e altri compagni) e dal Pd, in altre faccende affaccendato. Statalismo e pauperismo a gogò, fra reddito di cittadinanza e chiusure domenicali anti-mercato. Giustizialismo esibito con l’insistenza sulla sospensione della prescrizione e l’avversione conclamata a qualsiasi atto di clemenza rivolto ai contribuenti in difficoltà. Infine, quel piacere masochistico, che un tempo coinvolgeva leader come Bertinotti e Vendola, di dire sempre e comunque no ad ogni opera pubblica che si presenta invece utile e necessaria. Che essa si chiami TAV, TAP o Paolino Paperino, non importa. Ciò che conta è mettersi di traverso, in modo aprioristico e ideologico.

È vero, Matteo Salvini ha il vento in poppa, elettoralmente parlando sta cannibalizzando il M5S e, rispetto a Di Maio, ha meno da temere di fronte ad un’eventuale caduta del Governo. Peraltro, Giggino e i suoi stanno incassando briciole, vedasi il rinvio ipocrita al 2020 sulla prescrizione, e ingoiando qualche rospo come la conferma ufficiale del TAP che ha provocato convulsioni nella base grillina. Ma tutti i distinguo sinistri del Movimento 5 Stelle non fanno certamente felice l’elettorato di Salvini e alla lunga possono nuocere all’intera maggioranza, Carroccio e relativo leader inclusi. Il M5S rischia di rivelarsi sinistro in tutti i sensi, a livello ideologico e pratico. Dannoso e pericoloso per il quieto vivere dell’esecutivo giallo-verde.

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