Qualche tempo fa era molto gettonata la massima della femminista canadese Charlotte Whitton, seconda la quale “le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà”. Oggi basta che non facciano alcunché e già sono brave il doppio, almeno a prestare attenzione ai ritratti, alle opinioni e alle elegie che a questo giro hanno accompagnato le ultime nomine europee. Ursula von der Leyen è sia madre di sette figli che generale di gran carriera che ha messo in riga l’esercito tedesco – occhio a non esagerare cari colleghi o da qui alla marcia con il passo dell’oca è un attimo; Christine Lagarde è l’arrampicatrice che ha staccato tutti i colleghi maschi per conquistare le vette di spicco, lei che ha più volte ripetuto che se quella famosa società si fosse chiamata Lehman Sisters anziché Brothers forse non avremmo nemmeno navigato nella tempesta dell’ultima grande crisi economico-finanziaria.
Le donne sanno essere più organizzate, lavorano meglio, sono in grado di occuparsi di più cose contemporaneamente, hanno una notevole resistenza fisica innata per la loro predisposizione ad essere madri – eppure le giovani generazioni che si affacciano alla vita pubblica che oggi richiede qualche account social trafficato e followato sembrano di gran lunga preferire i gattini ai bambini, chissà quindi come evolverà tale predisposizione in futuro. Hanno non una, ma due se non tre marce in più e va benissimo così, fortunati mariti e fidanzati, ma meno i colleghi. Perché lavorare con le donne non è una passeggiata, forse perché appunto sono troppo avanti.
Se non parlano di lavoro, si dedicano alle chiacchiere sui partner (qui i mariti e fidanzati è meglio che non sentano) e sui figli, e più sono piccoli, più ci si trova involontariamente aggiornati su pappe, pannolini, problemi intestinali – a meno che appunto non si preferiscano i gatti – mentre i maschi, oddio!, sempre fissati con il calcio e impegnati a guardare le altre. Quando sono attorno allo stesso tavolo si confrontano, si scambiano idee e suggerimenti, scherzano e ridono e per alleggerire le conversazioni non mancano riferimenti alla vita sessuale di coppia, con sorrisi complici che cercano di testare anche il grado di imbarazzo del collega che si trova lì con loro. Meglio non controbattere e lasciare cadere le provocazioni nel vuoto, si rischia di offendere o di innescare una bomba atomica.
Fanno squadra, finché non sciolgono i ranghi. Allora nei corridoi, negli angoli e nei rifugi per l’ora d’aria (una sigaretta a pieni polmoni e sospiri profondi) volano i coltelli contro le assenti. Le battute sono perfide, non fanno prigionieri, non lasciano scampo e al primo arrivato sembra quasi impossibile che solo pochi istanti prima fosse l’esatto opposto, ma per chi ormai ci ha fatto il callo rientra nella normalità. Fateci caso d’altronde: i bulli quando devono prendersi a schiaffi vanno dritto al sodo e si menano, mentre le ragazzine prima ringhiano come iene e se ne dicono di tutti i colori, solo in seguito si dedicano alla nobile arte di tirarsi i capelli.
È un mondo bipolare e non c’è alcuna vena polemica nel riferirlo, è soltanto una considerazione così evidente da scatenare pruriti. Le donne sul lavoro sono ossessionate dalle donne, sviluppano una competizione malsana, una gelosia inguaribile. E l’insistenza nel ribadire che sono in grado di essere alla pari degli uomini anche quando non è necessario, perché i risultati lo dimostrano, genera l’effetto opposto che i latini riassumevano in un lapidario “excusatio non petita, accusatio manifesta”. Lor signore sono pienamente alle pari dei maschi: possono entrambi ottenere successi così come commettere gravi errori. Il guaio è che tanto per le prime quanto per i secondi – verrebbe da dire giustamente in nome dell’uguaglianza dei sessi – ci si affida imprudentemente alle sensazioni e agli umori anziché ai risultati non ancora raggiunti per erigere monumenti.
Sia ben chiaro che ci sono pure degli aspetti totalmente positivi nel lavorare circondati per lo più da donne: si gustano maggiormente e più piacevolmente quegli attimi trascorsi con il collega a parlare di tattiche, formazioni, massimi sistemi di vita maschile (auto, cibo e ovviamente donne) necessari a ripartire con una carica in più per dover dimostrare di essere alla pari delle colleghe o almeno poco sotto.