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Le metamorfosi dei maestri di pensiero della sinistra, che arrivano ovunque, pure a Sanremo

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“Quando Gregor Samsa si risvegliò una mattina da sogni tormentosi si ritrovò nel suo letto trasformato in un insetto gigantesco: giaceva sulla schiena dura come una corazza e sollevando un poco il capo, poteva vedere la sua pancia convessa, color marrone, suddivisa in grosse scaglie ricurve; sulla cima la coperta pronta a scivolar via, si reggeva appena. Le sue numerose zampe, pietosamente esili se paragonate alle sue dimensioni, gli tremolavano disperate davanti agli occhi… Che cosa mi è successo?”.

E finisce male, divorato da morte lenta. Ai maestri di pensiero della sinistra va meglio, anche loro vivono le loro metamorfosi ma sempre in meglio al limite del miracoloso e, lungi dal costituire imbarazzo, relegati in una stanza, vanno dappertutto, arrivano ovunque, pure a Sanremo. Questa Rula Jebreal, da fisioterapista a giornalista! Al Festival Amadeus quasi intimidito la introduce come una lobbysta, amica di quello, consigliera di quell’altro. Chissà se anche il maschio bianco suino Weinstein aveva mal di schiena. Comunque Rula è qui e, al modico prezzo di 25 mila euro, da dividere con l’impresario Presta, ci rieduca ricordandoci quanto siamo verri noi maschi bianchi. La fisiogiornalista tira un po’ via sui numeri, Franco Bechis ha calcolato che, a darle retta, avremmo uno stupro servito caldo al lavoro per ogni tre donne, proporzione inverosimile ma si sa com’è Rula, butta tutto dentro, anche un sorriso, una rosa, un “buondì” può essere violenza, melius abundare. C’è pure chi non trova corrispondenza nel racconto, tragico, di una madre la cui fine è riferita in due versioni opposte, ma lasciamo andare, il punto è la trasformazione di una che, come è stato scritto, partendo da misterioso curriculum assurge a Verbo, in difesa delle derelitte, per profezia che si autoadempie: io mi atteggio e voi credeteci, perché io frequento i potenti e solo quelli.

Uno è l’ex ganzo Roger Waters, la rockstar, un altro che forse aveva la cervicale pure lui, di sicuro a non funzionargli è la testa: sconvolto da traumi infantili, alienato dalla figura paterna persa in guerra, è cresciuto da fanatico filopalestinese che ai concerti fa volare un porco con tatuata la stella di David. Motivo per cui è considerato persona non grata in Israele e, provvidenzialmente, anche a Sanremo, dove qualche saggio ha pensato che il videomessaggio di uno squilibrato, vieppiù amico della fisiogiornalista del potere, non valesse una crisi diplomatica.

Nel segno dell’immanenza programmatica, Roger Waters oltre che da Rula, è amato spiritualmente da Chef Rubio, altra metamorfosi, da frittellaro di centro sociale a intingolo di coscienza di Twitter: giù una puttanesca d’insulti coatti perché i porci sionisti del Festival non hanno voluto l’ex Pink Floyd che, come lo Chef, sogna un mappamondo col buco al posto di Israele. Rubio, quanto ad antisemitismo, antisionismo, antiebraismo è altrettanto delirante di Waters (Rula no, lei è fisiogiornalista lobbysta, nelle sue intemerate sulle donne non cita mai l’Islam feroce, il dito smaltato lo punta solo sul maschio bianco): ieri ha esultato perché è finalmente morto a 103 anni il “porco sionista” Kirk Douglas; attaccato pure da chi lo segue, perché c’è un limite anche alla demenza, ha reagito con un fricantò d’insulti pesanti e sgangherati come i suoi piatti.

Un altro miracolato da metamorfosi è questo David Parenzo, “provocatore” in missione per conto di Renzi. Ce ne sono di misteri dolorosi a questo mondo. Ieri ha trovato modo di definire, ed era serio, il cantante clonatore Achille Lauro “il riformismo che avanza”. E parla di uno col nome d’arte di un populista monarchico, dal sensualismo mistico dannunziano, dal motto ducesco “me ne frego”. Uno che tira fuori dallo scatolone i costumi delle rockstar glam di 40 e più anni fa. Con riformisti come questi, chi ha bisogno di reazionari? Ma a uno come Parenzo che gli vuoi dire, è come sparare alle sagome, t’intristisci solo a rispondergli.