Tra l’indifferenza dei giornali e televisioni italiane, a marzo la Turchia ha annunciato in via ufficiale e con una buona autocelebrazione di aver ucciso più di 3100 curdi nella regione siriana di Afrin da quando è iniziata l’operazione “Olive Branch”.
Lo stato maggiore dell’esercito turco (quello che ne rimane dopo il “fake golpe”) ha annunciato trionfalmente questo “successo” e immediatamente i media di regime hanno rilanciato questo massacro celebrandolo come una grande vittoria. Secondo le forze armate della Turchia (TSK) i militari turchi appoggiati da aviazione e mezzi blindati hanno “neutralizzato” 3.149 curdi siriani che il sultano erdogan (volutamente minuscolo) definisce da sempre “terroristi”.
Naturalmente non erano e non saranno mai forniti i dati degli effetti “collaterali’ relativi ai civili uccisi nei bombardamenti e attacchi dei mezzi corazzati che, secondo fonti siriane, sarebbero centinaia compresi, logicamente, non solo i combattenti curdi. A confronto quanto sta avvenendo in queste ore intorno alla città di Damasco (dichiarati attacchi con gas compresi) è un episodio di guerra meno “importante” per livello di vittime civili e di combattenti.
Nel comunicato dell’esercito turco ripreso da “Rights Reporter” si leggeva che “dal 20 gennaio, data di inizio della operazione Olive Branch, i militari turchi hanno neutralizzato 3.149 terroristi
appartenenti al PKK / PYD / YPG / KCK e Daesh i quali mettevano in grave pericolo la popolazione siriana”. Verosimilmente si tratta di sole vittime di etnia curda e sono le stesse persone/combattenti che per anni hanno contrastato I’ISIL e conseguentemente difeso le popolazioni siriane dal massacro perpetrato da quei reali terroristi apparentemente anche sostenuti da Erdogan.
Inoltre circa un mese fa, fonti giornalistiche britanniche rilanciavano la notizia di una possibile cooperazione tra esercito turco ed ex foreign fighters dell’Isis. I terroristi dello stato islamico
starebbero collaborando con i militari turchi come esperti/guide contro i combattenti curdi in cambio di futuri possibili favori, leggi possibilità di rimpatrio con nuove identità e garanzie turche.
Mentre tutto il mondo occidentale si è affrettato a condannare il presidente siriano Assad, c’è l’assoluto silenzio della comunità internazionale, Europa compresa (ma la Signora Mogherini legge i
report?) di fronte allo sterminio dei curdi. Erdogan vuole far credere al mondo, e ancora ad oggi ci riesce, che la “mattanza” nell’area curdo-siriana di Afrin sia un’operazione antiterrorismo. Il metodo “antiterroristico” utilizzato dai turchi, che ricorda le purghe della Russia comunista di Stalin, è il mezzo per giustificare, anche in patria, i più efferati crimini contro chiunque si opponga al regime o contro chiunque il nuovo sultano veda come una minaccia.
Sorprende più di ogni altra cosa la mancanza di azione degli USA che hanno utilizzato e armato la “fanteria curda” per combattere e ridurre alla quasi totale impotenza operativa i terroristi dell’Isis. Appare quanto meno illogico abbandonare i curdi al loro destino davanti allo strapotere militare della Turchia, paese che ormai di democratico nelle istituzioni e nel governo non ha più nulla.
Atteso che la Turchia (paese membro della NATO) non rispetta la risoluzione ONU 2401 che prevede il cessate il fuoco su tutta la Siria, non credo sia un azzardo pensare che il silenzio assordante su quello che accede sia dovuto al fatto che non si vuole “prendere posizione” all’interno dell’Alleanza per paura, ripeto paura, delle conseguenze geopolitiche. Chi conosce la storia ricorda che i turchi tuttora negano l’eccidio degli armeni. Se il mondo continuerà a consentire al sultano di bombardare senza sosta la regione di Afrin presto avremo un nuovo eccidio da sentire negare nei decenni a venire con buona pace di chi, guardando al territorio di quella che fu la Siria, si concentra solo sui misfatti di Assad.
In conclusione, come diceva con grande saggezza in buon Giulio Andreotti: “Pensar male è peccato ma a volte ci si azzecca”. Pensando male, i morti curdi, civili compresi, valgono meno di quelli siriani… e qualche volta…