Giuditta's FilesPoliticaQuotidianoSpeciali

L’excusatio non convincente di Mattarella dopo una serie di autogol

Giuditta's Files / Politica / Quotidiano / Speciali

Dopo il naufragio del tentativo-Conte, l’excusatio (non convincente) di Mattarella. Elezioni presto o no, qualunque cosa accada, Mattarella dovrebbe essere premiato a Pontida: meriterebbe la tessera d’onore del “partito populista”, che porterà facilmente alla maggioranza assoluta. Un autogol dopo l’altro al Colle: gestione extraparlamentare, ostruzione contro i vincitori, veti contro Savona per “reato d’opinione” (l’Ue un dogma, tipo Immacolata Concezione).

Qualunque critica politica a Salvini-Di Maio (sulla politica estera, sulla giustizia, sugli eccessi di statalismo), pur motivatissima, è molto meno fondata delle critiche da fare al Quirinale.

Consummatum est. Tutto è compiuto, finale di partita. Il Capo dello Stato, incontrando prima Matteo Salvini, poi Luigi Di Maio, e infine il primo ministro incaricato Giuseppe Conte, ha confermato il veto contro Paolo Savona, e ha di fatto archiviato la possibilità di una partenza ordinata della legislatura. Di qui il naufragio del tentativo-Conte, e la successiva (e non convincente) excusatio di Mattarella.

Ora, qualunque cosa accada (elezioni presto o no, governo “neutrale” subito battuto in Aula e poi chiamato a gestire le elezioni, oppure altre “soluzioni” ora non immaginabili), la mia valutazione è che qualunque critica politica a Salvini-Di Maio (sulla politica estera, sulla giustizia, sugli eccessi di statalismo), pur magari motivatissima, sarebbe oggi molto meno fondata e significativa delle critiche da fare al Quirinale.

Abbiamo più volte fatto rispettose obiezioni al Quirinale, in queste settimane, da un punto di vista strettamente costituzionale: in particolare, per la scelta di una gestione sostanzialmente extraparlamentare della crisi, a maggior ragione paradossale per chi, come il Capo dello Stato, ha una visione parlamentarista. Perfino la sequenza degli ultimi incontri al Colle è irrituale: prima i due
capipartito, solo poi il presidente incaricato.

Ma critiche almeno altrettanto gravi vanno avanzate dal punto di vista politico. Intendiamoci bene: ci si racconterà che al Quirinale non si fa politica. Ma noi, che abbiamo smesso da tempo di credere alle favole, sappiamo che è vero il contrario.

E allora proviamo a esaminare l’azione di Mattarella alla luce dei suoi stessi obiettivi politici (che non avrebbe dovuto avere, e che non sono certamente quelli di chi scrive): fermare l’onda populista e mostrare all’opinione pubblica i rischi di una deriva di quel tipo.

Dopo questa dissennata gestione politica, Mattarella ha ottenuto esattamente l’effetto contrario, un autogol dopo l’altro dal suo punto di vista: popolarità di Matteo Salvini a livelli massimi, Paolo Savona trasformato in un’icona, e una consistente maggioranza di italiani più che mai desiderosi di non essere commissariati da Berlino e Bruxelles.

E’ semplicemente incredibile, comunque la si pensi, che le regole europee siano considerate un dogma, tipo Immacolata Concezione. Vogliamo forse far passare l’idea che agli italiani sia sottratta la possibilità di esprimere un giudizio politico-elettorale su questa materia decisiva?

A questo punto, il Quirinale sarà l’artefice del più straordinario “lancio” possibile per la nuova campagna elettorale leghista. Mattarella meriterebbe dunque la tessera d’onore del partito populista, che porterà facilmente alla maggioranza assoluta. E’ lui, ben più di Steve Bannon o di qualche consulente russo, il “political strategist” della Lega. Ma non ditelo ai laudatores del Colle che, coprendosi di ridicolo, continuano ad agitare l’aspersorio.