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L’Italia del buonsenso unisca le forze per sostenere le grandi opere

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Fra le esigenze e le emergenze dell’Italia, storicamente rallentata dalla politica e dalla burocrazia, rivestono un’importanza notevole le cosiddette grandi opere, al momento più congelate e non a causa dell’inverno, che in stato di avanzamento. La TAV è un tema assai discusso in questo periodo, ma il collegamento ferroviario ad alta velocità Torino-Lione non è la sola grande opera che l’Italia aspetta. Questo Paese, che già sconta un’arretratezza storica, ha bisogno di migliorie infrastrutturali anche su altre tratte ferroviarie e nei collegamenti stradali ed autostradali. Infatti in ballo c’è il Terzo Valico ferroviario tra Milano e Genova, l’alta velocità Napoli-Bari, l’autostrada Pedemontana fra Veneto e Lombardia, la cosiddetta Gronda di Genova, tornata alla ribalta dopo il crollo del ponte Morandi ed ancora molto altro, da nord a sud. Il Mose, la grande diga galleggiante che dovrebbe proteggere Venezia dalle inondazioni, attende di essere completato.

L’Italia si deve preparare a costruire il gasdotto Tap. Opera importantissima che, costituendo la porta d’ingresso del gas azerbaigiano nel mercato europeo, farà dell’Italia uno dei principali hub energetici d’Europa e consentirà di diminuire la dipendenza dalla Russia. Questi cantieri, alcuni dei quali già a metà strada, dalla TAV in Val di Susa al resto, che nemmeno prima procedevano a ritmi supersonici, si trovano ora, quasi tutti, sostanzialmente in stallo.

L’incertezza è dovuta alle differenti posizioni in fatto di grandi opere che separano Lega e Movimento 5 Stelle. Il Governo gialloverde non può che risentire di queste frizioni e diventa difficoltoso decidere in modo netto a livello di maggioranza. Il M5S ha preso il posto degli ambientalisti e della vecchia sinistra ideologica, nel rappresentare quel sentimento negativo che porta a rifiutare a priori qualsiasi grande opera di rilevanza pubblica e strategica. Solo in merito al gasdotto Tap, i pentastellati hanno accettato di arrendersi, (persino loro ne hanno compreso la cruciale importanza), ma per il resto, è tutto un tentativo volto ad allungare i tempi a dismisura, a rallentare, attraverso scappatoie come l’analisi costi-benefici sulla TAV, a negare i fondi necessari. A volte invece, il niet è definitivo. Parlano di costi eccessivi e di mazzette, come Di Battista in televisione. Intanto, questo grillino di lotta, freschissimo di una lunga vacanza guatemalteca, se conosce gravi episodi di corruzione nell’ambito della realizzazione della Torino-Lione, vada a denunciare quanto scoperto nelle sedi opportune, prima di discuterne con Fabio Fazio.

Poi, è vero che alcune opere pubbliche in Italia siano state danneggiate da corrotti e corruttori, ma sembra più intelligente chiedere che vi siano più controlli e al tempo stesso invocare l’avanzamento dei lavori che rinunciare semplicemente a tutto per impedire la circolazione di tangenti. Cavarsela nel modo auspicato dal M5S, è un po’ come provare ad aggirare la morte evitando di nascere. L’approccio dell’altra forza di governo, ovvero la Lega, è ben diverso. Il Carroccio ritiene, giustamente, che per quanto riguarda alcuni cantieri già iniziati e già, in parte, finanziati, non si possa lasciare il lavoro a metà, perché significherebbe buttare i soldi, ci sia consentita l’espressione, letteralmente nel cesso. Ma Salvini fa quello che può su questo fronte, con un alleato di governo come il Movimento Cinque Stelle e a maggior ragione dopo il ritorno dal Guatemala del vacanziero di lotta. Pertanto è necessario che quell’Italia del buonsenso che non è minoritaria e che vuole vivere in un Paese moderno e produttivo, si unisca per isolare i pauperisti, grillini e non, e per favorire l’avvio o la conclusione delle grandi opere.

Ognuno rimanga al proprio posto e continui a scornarsi con gli avversari politici su tante altre cose, ma sui cantieri di rilevanza nazionale ed internazionale, la cui utilità è chiaramente bipartisan, vi sia un salto che oltrepassi le fazioni partitiche. Il governatore piddino del Piemonte Sergio Chiamparino, chiaro sostenitore della TAV, si coordini sempre più con i leghisti Fontana e Zaia, governatori di Lombardia e Veneto. Faccia altrettanto con Salvini e la Lega a livello nazionale. Il medesimo senso di responsabilità sia manifestato anche da altre realtà come Forza Italia e Fratelli d’Italia. La politica e la società civile devono formare un fronte comune dotato di raziocinio, anche per dare una risposta a quelle 30mila persone che già in due occasioni si sono radunate in Piazza Castello a Torino per dire sì alla TAV. Si è parlato di una manifestazione delle “madamin”, ovvero delle signore della borghesia torinese, ma in entrambi gli appuntamenti “Sì Tav” non c’era solo qualche donna di mezza età impellicciata, bensì cittadini di tutte le età e di ceti sociali differenti, uniti nel pretendere un’Italia non rassegnata al declino e all’isolamento, ma indirizzata verso lo sviluppo economico, nuove opportunità di lavoro per tante persone ed una circolazione di merci più efficiente. Ricordiamo che la prospettiva della TAV non è quella di un treno che va un po’ più veloce del normale fra il Piemonte e la Francia, ma rientra in un progetto molto più ampio di collegamenti europei. Apporre i sigilli al cantiere dell’alta velocità in Val di Susa, significa isolare l’Italia, con tutti i danni economici che ne conseguono.

Finora quelli del “No a tutto” hanno fatto molto rumore, assumendo le sembianze di una maggioranza, ma la piazza “Sì Tav” di Torino ha svelato un’altra realtà ed una maggioranza diversa, sconosciuta fino a pochi mesi fa perché piuttosto silente prima delle manifestazioni di Piazza Castello. La ragione deve occupare gli spazi che merita e non solo contro le posizioni grilline. Michele Emiliano, targato Pd e presidente della Regione Puglia, non è meno demagogo e pauperista dei pentastellati. Oltre a scagliarsi, e sarebbe strano il contrario, contro il Tap, avversa le trivellazioni in mare con un certo terrorismo ideologico. Anche qui, l’intelligenza dell’Italia che preferisce crescere e non decrescere, deve impedire che l’opinione pubblica cada nel tranello propagandistico di taluni irresponsabili che vorrebbero negare al Paese la ricerca e l’utilizzo di proprie risorse energetiche, costringendolo perciò a dipendere interamente dall’estero.

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