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Lo sbadato Borrell: quel vizietto del conflitto di interessi che pesa sulla sua nomina a Mr Pesc

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I giochi sembrano fatti e salvo colpi di scena dell’ultimo momento sarà lo spagnolo Josep Borrell a sostituire da novembre l’italiana Federica Mogherini nel ruolo di Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea (e rischiamo di trovarci un “Mogherino”, come sottolineato giorni fa su Atlantico). Borrell dallo scorso anno è il ministro degli esteri nel governo socialista spagnolo di Pedro Sanchez, ruolo che ha deciso di mantenere rinunciando al seggio da eurodeputato ottenuto a maggio. Tra il 2004 e il 2007 è stato presidente del Parlamento europeo. Catalano contrario all’indipendenza della regione, ha messo piede in politica nel 1979, ma si è anche occupato d’altro. Per esempio di energia, materia di studi accademici.

Borrell è infatti stato membro del board di Abengoa, multinazionale iberica che si occupa di fonti rinnovabili, infrastrutture, telecomunicazioni ed altri servizi operando in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Messico, India, Cina, Algeria, Arabia Saudita e nell’America latina e dalla quale Borrell riceveva un compenso annuo di 300.000 euro. Cifra che avrebbe dovuto denunciare quando nel 2010 venne nominato presidente dello European University Institute (EUI), il centro di ricerca inaugurato negli anni ’70 e sostenuto dai governi dell’Unione. Da regolamento, al momento dell’insediamento, Borrell avrebbe dovuto dichiarare i suoi interessi finanziari, ma così non è stato e nell’aprile del 2012, solo dopo alcune notizie apparse nei media spagnoli, ha dovuto inviare una email allo staff dell’EUI per comunicare le dimissioni a causa di un “errore procedurale”.

L’istituto di ricerca da tempo si occupa anche di politiche energetiche, big issue negli ambienti politici ed economici di fronte agli impegni assunti da molti governi per limitare le emissioni di CO2 e porre rimedio al climate change. Nel 2009, poco prima che Borrell ne assumesse la presidenza, è stata istituita la Florence School of Regulation per approfondire gli effetti delle leggi e regolamentazioni nel settore. L’anno successivo, quindi sotto la guida del politico spagnolo, è stata introdotta la Climate Policy Research Unit. Più che un errore di procedura, quello che ha coinvolto Borrell sembra essere stato un chiaro caso di conflitto d’interessi.

Che invece di assopirsi è poi esploso in modo eclatante. Lo scorso ottobre infatti, da ministro degli esteri, è stato multato per 30.000 euro dalla Comisión Nacional del Mercado de Valores (CNMV), l’organismo incaricato di supervisionare la borsa valori di Madrid, perché nel novembre del 2015 aveva proceduto alla vendita di azioni del valore di 9.030 euro della compagnia che da lì a fine mese avrebbe avviato le procedure di insolvenza, paventando il rischio della più grande bancarotta nella storia spagnola – poi evitata grazie ad un ingente programma di snellimento. Borrell, secondo la CNMV, ha dovuto rispondere dell’accusa di insider trading, dal momento che avrebbe agito “grazie ad informazioni rilevanti che non erano ancora state rese pubbliche”.

Una cifra modesta o “muy, muy pequeña”, come Borrell ha dichiarato intervenendo di fronte ai colleghi deputati una volta venuto alla ribalta il caso. Un “errore”. Un altro, che non ha avuto particolare eco in queste settimane di trattative per le nomine europee, ma che comunque grava sulle spalle del ministro che avrebbe voluto concorrere per un ruolo in ambito economico a Bruxelles, prima di ricevere uno stop dal suo entourage per i precedenti ingombranti, non abbastanza però per impedirgli di aspirare alla carica di Alto rappresentante.

Parafrasando la famosa battuta di Henry Kissinger, se qualcuno avrà bisogno di telefonare in Europa per discutere di energia, potrà rivolgersi a lui.

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