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Lombardia: una Regione che si è fermata ma continua a combattere

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Tempi così duri alla Regione Lombardia non si sono mai visti. Quando nell’ormai lontano 2001 un aereo da turismo andò a sbattere contro il Pirellone causando due vittime, la regione barcollò per la paura ma era comunque una paura confinata, che, aldilà della solidarietà espressa da più parti, non aveva toccato da vicino il resto della popolazione. Anche allora si parlò di nemico invisibile. Quella volta era il terrorismo, ma in realtà si trattava semplicemente dell’azione di un uomo che nulla aveva a che fare con Osama bin Laden. Oggi il nemico è sempre invisibile, il Coronavirus, o Covid-19, come l’hanno chiamato all’Organizzazione Mondiale della Sanità. E se il presidente Fontana, il suo infaticabile staff, il bravissimo assessore Gallera sono in prima linea nella lotta contro la malattia, anche e soprattutto il resto della popolazione lombarda sta soffrendo per una situazione che mai e poi si sarebbe pensato di dover affrontare. “La situazione è sotto controllo”, aveva detto il presidente del Consiglio Conte a fine gennaio. “Macché pericolo, ci sono due contagiati” nel Lazio, aveva detto il segretario del Pd, Zingaretti, ora, purtroppo, contagiato a sua volta.

E invece il virus si è trasferito da Wuhan – una metropoli cinese sconosciuta ai più – a Codogno nel giro di pochissimo tempo. Il lodigiano, una delle zone più operose e produttive della regione, è stato colpito per primo ma ha affrontato il male con la dignità e la laboriosità tipiche dei lombardi. Ora Codogno è riuscita a contenere il contagio: lo spirito civico dei suoi cittadini ha prevalso sul Coronavirus. Ma i dati che con cadenza costante ci arrivano tutti i giorni per bocca di Giulio Gallera o del commander-in-chief, Attilio Fontana, sono drammatici: nuovi casi, nuovi morti, nuove situazioni di tensione nei reparti di terapia intensiva, nuove chiusure pensate o prospettate. Dopo il lodigiano il virus ha stretto nella sua morsa la provincia di Bergamo e quelle di Cremona e Milano. Ma anche le altre non sono affatto immuni. Le immagini degli Spedali Civili di Brescia, quelle delle pompe funebri nel bergamasco, dove le vittime sono in coda in attesa di essere sepolte in solitario, sono un pugno nello stomaco della regione che con il suo estro e la sua voglia di fare sorregge l’intera nazione.

E poi, per l’appunto, c’è Milano. Vuota, desolata, ridotta all’isolamento nonostante le temperature suggeriscano l’arrivo della bella stagione. Milano senza turisti, Milano con le serrande abbassate, Milano a luci spente, senza amore e senza affetto, confinata come non mai all’interno delle sue mura domestiche. La città che più di ogni altra è il simbolo dell’Italia che funziona, ridotta in una zona di guerra, quasi fossimo tornati ai tempi di Radetzky o dei nazisti. Le imprese che chiudono o aprono parzialmente. Beh sì, certo. C’è lo smartworking, ma Milano è anche e soprattutto strette di mano, networking, incontri dal vivo, affari fatti sulla parola, sul contatto, sulla fiducia. La città sta rispondendo alla grande. Due grandi imprenditori – uno milanese e uno che in Lombardia ha il suo core business – Berlusconi e Caprotti hanno donato 10 milioni a testa per la costruzione del nuovo ospedale al Portello, zona vecchia Fiera. Attilio Fontana lo vuole a tutti i costi: per questo, senza indugiare, si è preso Guido Bertolaso dopo che la Protezione civile romana guidata (sic) da Angelo Borrelli ha recapitato in regione delle mascherine di cartapesta, buone nemmeno per il Carnevale. L’autonomia dal governo c’è già: quella da Roma arriverà.

La Lombardia si è fermata. Ma solo temporaneamente. Il suo simbolo sono i tanti medici e infermieri esausti e sfigurati incapaci – loro sì – di fermarsi per dovere nei confronti dei pazienti e delle vittime del Coronavirus. Presto quest’incubo finirà e la Lombardia tornerà a essere quello è: l’unica nostra regione in grado di competere con le altre grandi regioni europee, ospitare i Giochi Olimpici invernali di Cortina 2026, il posto dove chiunque vuole creare un’impresa e avere successo lo può fare senza sentirsi ostacolato dalle istituzioni. Ti rialzerai, cara Lombardia. E solo quando capirai quello che avrai vissuto, capirai anche quanto sei stata forte nonostante tutto e tutti.