Ci voleva l’esecuzione di un giornalista considerato un nemico pubblico dal regime iraniano, per far capire all’Europa che la Repubblica Islamica è un regime criminale che manda a morte coloro che non gradisce?
L’esecuzione di Ruhollah Zam pare infatti aver scosso almeno un poco le coscienze europee, probabilmente solo perché aveva vissuto in Francia e, in circostanze ancora non del tutto chiare, era stato poi rapito dai servizi iraniani mentre si trovava in Iraq per motivi di lavoro. Ad ogni modo, almeno per una volta, spinta da Parigi l’Ue ha aperto gli occhi sui crimini iraniani, condannando all’unanimità (Italia compresa) l’esecuzione e decidendo di ritirare i propri ambasciatori dal Business Forum Europe-Iran, che avrebbe dovuto tenersi in videoconferenza tra il 14 e il 16 dicembre 2020. Il Forum, per la cronaca, è stato posticipato a data da destinarsi.
Ma mentre da un lato l’Italia si aggrega, ritirando l’ambasciatore dal suddetto forum economico, dall’altra la cooperazione bilaterale sembra andare avanti indisturbata. Secondo quanto scrive Teheran Times, infatti, si terrà il 17 dicembre prossimo un webinar per implementare la cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Iran. Il webinar è promosso dall’Iran-Italy Scientific Cooperation Working Group – di cui è parte il Ministero della scienza iraniano, il polo per l’innovazione italiano Spici Srl, di base a Napoli, e il Centro per gli studi economici e finanziari (Csef) dell’Università Federico II di Napoli. Per la cronaca, soci dello Spici sono anche due società cinesi, la Chic Group e la ITTN, quest’ultima sostenuta ufficialmente dal Ministero della scienza e della tecnologia della Repubblica Popolare Cinese.
Insomma, a livello bilaterale sembra che nulla sia accaduto. Così come sembra che nulla sia accaduto anche scorrendo l’account Twitter dell’ambasciata d’Italia a Teheran, dove la condanna dell’esecuzione di Zam pubblicata dalla Ue e dalla Farnesina non compare, mentre compare negli account Twitter delle ambasciate di Germania e Austria. Compare però ancora in bella vista la condanna Ue per la morte dello “scienziato” iraniano Mohsen Fakhrizadeh, un uomo che al contrario di Zam, colpevole solo di fornire informazioni al mondo sulle proteste popolari nella Repubblica Islamica, ha passato la sua vita da scienziato al servizio dei Pasdaran per sviluppare i programmi nucleare e missilistico clandestini del regime iraniano.