Oggi i cittadini di Israele si recheranno alle urne. Era già successo il 9 aprile, nessuno è riuscito a formare un governo e quindi si torna ai seggi.
Benjamin Netanyahu è in campo per quella che potrebbe essere la sua ultima battaglia. Infatti Bibi, che a causa del mancato sostegno di Yisrael Beiteinu di Avigdor Lieberman non è riuscito a formare un governo ad aprile, gioca le sue carte per conquistare il quinto mandato. Ma se non dovesse farcela, difficilmente avrebbe un’altra possibilità ed anche per il Likud, il suo partito, si aprirebbe la strada del cambio alla guida. Ma Netanyahu ha ancora molte chance: ha impostato la campagna elettorale sui suoi temi classici (difesa di Israele, consolidamento delle sue posizioni territoriali) e ha messo in mostra il sostegno di cui gode a Washington, a Londra ma anche a Mosca. Anche dal punto di vista delle alleanze si è mosso bene: il Likud si è coperto al centro grazie al rientro degli ex-secessionisti di Kulanu; ha trovato il sostegno dei libertari di destra sionisti di Zehut guidati da Moshe Feiglin (il quale si è assicurato un posto da ministro in caso di un governo Netanyahu); ha confermato l’appoggio della destra nazionalista e religiosa. Ad urne chiuse bisognerà capire se basteranno i seggi di questi partiti per dar vita alla quinta stagione di Bibi.
Principale avversario del Likud e di Netanyahu è Blu&Bianco, la coalizione di centro, tendente a destra, guidata da Benny Gantz che alla sua prima sfida elettorale ha avuto un risultato straordinario assicurandosi 35 seggi, solo tre in meno del Likud. I sondaggi li danno in testa, Gantz ha le carte in regola per essere il successore del primo ministro uscente e in fondo tra i due non ci sono differenze enormi. Le probabilità di un governo di unità nazionale tra Blu&Bianco e un Likud senza Bibi sono elevate. Bisogna sottolineare che la lista di Gantz e dell’altro leader Yair Lapid ha stretto un patto con la destra nazionalista e russofona di Avigdor Lieberman, ex alleato ed ormai acerrimo nemico di Netanyahu. Gli altri partiti non hanno prospettive di grandi risultati. Né i moribondi laburisti né la nuova Unione democratica di un redivivo Ehud Barak, ma i loro seggi faranno comunque gola al generale Gantz e potrebbero essere utili per la formazione di un governo “con dentro tutti e fuori Netanyahu”. Anche difficile immaginare una compagine di governo in cui Lieberman si siede al tavolo con esponenti di Meretz, forza progressista e principale tra quelle che compongono l’Unione. Sarà interessante scoprire il risultato dei partiti arabi che tornano a correre nella Lista Unita, dopo che ad aprile erano andati in solitaria.
Le elezioni israeliane sono, come sempre, un appuntamento fondamentale non solo per comprendere le mosse future dell’unica vera democrazia della regione ma anche, in un quadro più ampio, per farsi un’idea su quello che potrebbe accadere in un Medio Oriente sempre più complicato ed in continuo movimento. Si pensi ai recentissimi scontri tra Iran ed Arabia Saudita. E in tutto questo, bisogna ricordare che il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Charles Kupperman, è ebreo ed avrà molto a cuore, forse ancor più di quanto non l’avesse John Bolton, la causa della Stella di Davide. Se Benjamin Netanyahu dovesse riuscire a vincere anche questa difficile battaglia, l’Occidente potrà contare ancora su un abile e leale alleato. Ma in caso contrario, anche Benny Gantz non dovrebbe deludere.