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L’ultimo miraggio della sinistra: le Sardine salmonate

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Il cortocircuito della sinistra è pure anagrafico. Nel deserto di facce credibili, nello sbando di alternative praticabili, abbiamo visto riaffiorare dal Premiato Museo del Politburo le facce più improbabili. Bertinotti, che sdottoreggiava come ai bei tempi quando tutto allegro calpestava macerie ideologiche; D’Alema sempreverde, Cacciari semprenero (di crine), Bersani, hanno ricicciato perfino Bassolino, ma su tutti: Prodi, il profeta dell’euro, quello convinto che con il nuovo regime monetario avremmo magicamente lavorato un giorno in meno e guadagnato un botto in più. Prodi, attenzione, quello delle sedute spiritiche col prof. Clò, forse (chissà, chi può mai saperlo) per non dire che su Moro prigioniero gli arrivavano dritte dai duri dell’Autonomia. Sempre verace, sincero e attendibile, il professor Mortadella. Roba fresca, peccato non poter disporre più di Longo, Pajetta e Pietro Secchia, il sedicente dalle mani callose. E così si è reso necessario aggiornare il book fotografico dei candidati in senso un po’ bimbominkia: ecco dunque le sedicenni emule di Greta, la paranoica del riscaldamento globale, ecco il quindicenne Simone, l’eroe che a Torre Maura sfidava CasaPound, ecco una pletora di trappettari piddini conciati come Carola, la nocchiera da crociera, fino alla sublimazione ittica: le Sardine!, con Mattia, lo spocchioso fratello di latte di Lodo dello Stato Sociale, e tutti gli altri di professione bei giovani. A vita. Orizzonte culturale: Fabio Fazio. Sponsor di peso: Saviano, il martire con la scorta di ruota, non lo lasciano mai solo neanche in quei momenti, capirai a perdersi una risorsa culturale così. A Milano ha appena arringato le Sardine come “quei pesci che risalgono i fiumi”, sardine salmonate, una specie mai vista, devono essere quei maledetti cambiamenti climatici.

Di più: dal solito deprimente, paraculo sbracciarsi dei soliti opportunisti a strascico, cantanti, guitti, istrioni, e qualche notorio cialtrone, che va dove lo porta il cuore e anzitutto il portafoglio, tutti fulminati, in estasi per quattro arrivisti puntualmente rivelatisi vuoti, arroganti, intolleranti, manovrati e con retrogusto di falce e martello, arriva Ilaria Cucchi, sulla quale il tacere è bello ma che con ogni evidenza si sta costruendo una base elettorale per le prossime ambizioni (auguri). E qui la storia si chiude: la Sardina non è un animale intelligente, lo si capisce da come non combina niente. Però, come avrebbe detto Longanesi, nella fondamentale stupidità è furba: sa come farsi manovrare e da chi. Da chi? Da Prodi, quello delle sedute spiritiche; è lui il demiurgo, il burattinaio, quello che sta dietro, perlomeno al riccioloso Mattia, che, tra un lancio di freesbee e l’altro, si tiene occupato nel giro della premiata ditta Prodi-Clò. Coraggio, la causa dell’amore contro l’odio, dell’antirazzismo selettivo e del carrierismo etico lo impone: le Sardine, l’ultimo avamposto contro i tracolli regionali, l’ultimo miraggio della Sinistra. Ite, missa in quel posto est.

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