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L’ultimo tradimento di Tarzan-Heseltine ai Tories: “Votate LibDem”

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Fossi un elettore darei il mio voto ai LibDems il prossimo 12 dicembre. Anzi, invito tutti a farlo”. Così, l’85enne Lord Heseltine, uno dei big del Partito Conservatore, ha completato uno degli ultimi u-turn di una carriera politica di primo piano, ma costellata di fallimenti e giravolte.

L’uomo che in passato è stato soprannominato Tarzan, il prize-fighter di ogni posto di governo e sottogoverno che gli si presentasse a tiro, ha annunciato così, in modo tutt’altro che imprevedibile, la sua nuova fede. Un cambio di casacca motivato da Heseltine con la posizione euroscettica e pro-Brexit del suo partito, guidato dal premier Boris Johnson al motto di “portiamo al termine la Brexit”.

Per molti, Heseltine è stato l’incarnazione dell’ambizione. Politica e non solo. Imprenditore glam nel settore dell’editoria, di lui si narra che già ai tempi del Pembroke College disegnò su un tovagliolo le tappe della sua carriera politica. A 30 anni parlamentare, a 40 ministro, a 50 primo ministro. Heseltine si sentiva un predestinato, e aveva certamente il talento per sfondare. Per anni ai congressi dei Tories il suo discorso era il più applaudito e il più atteso: le sue capacità oratorie non erano seconde a nessuno, i suoi crescendo contro la loony left laburista prima – e quella blairiana poi – suscitavano le risate più gustose tra i sostenitori dei Conservatori che vedevano in lui il mattatore in grado di parlare loro al cuore.

Nella sua marcia verso Downing Street però, Heseltine si trovò di fronte due nemici: Margaret Thatcher e se stesso. La prima dominò il partito per tutto il periodo in cui il deputato di Swansea tentò la scalata al potere. Tanto Thatcher aveva messo in guardia contro il super-stato di Bruxelles, tanto Heseltine si era schierato per un Regno Unito più europeista e meno vicino agli Stati Uniti d’America. Nel 1984 si dimise da ministro della difesa per una lite con la Lady di Ferro sulla vendita della Westland Helicopters: il premier la voleva affidare agli americani, Tarzan a un consorzio di società europee. Uscendo dal Consiglio dei ministri, annunciò le sue dimissioni al primo reporter che passava per Whitehall. Ma intanto, progettava una vendetta a sangue freddo. Quando Thatcher fu sfiduciata dai Tories nel novembre 1990, Heseltine si fece avanti per diventare leader del partito e, di conseguenza, primo ministro. Aveva 57 anni allora, e il tovagliolo gli ricordava che il tempo stava scadendo. Eppure, nonostante la fine della carriera politica di Thatcher fosse imminente, fu il più moderato John Major a prendere in mano le redini del Regno Unito. Heseltine dovette accontentarsi del posto di vice premier e primo segretario di stato, dopo altri 5 anni di bocconi amari, ai margini del partito. Ma l’ala thatcheriana non gli perdonò mai il tradimento.

Con il ritorno al potere dei Conservatori guidati da David Cameron, Tarzan tornò in voga dopo gli anni dell’opposizione al New Labour: il nuovo premier Tory lo nominò consulente del governo per le attività produttive e, successivamente, consulente per la ricostruzione post-industriale del nord del Paese. Al referendum sulla Brexit del 2016 Heseltine si schierò con Cameron, e, quindi, dalla parte perdente. Da quel giorno fino a oggi i media pro-Remain lo hanno usato come un grimaldello per esporre le divisioni interne al partito. Lui ha lasciato fare, perché Michael Heseltine è sempre stato per il partito di se stesso in primis. Anche a costo di distruggere il partito di appartenenza. Ecco perché seppur dotato di un talento politico maggiore di John Major, Tarzan non ce l’ha mai fatta. Difficile ti perdonino l’ambizione in politica. Addirittura, impossibile che nei Tories ti perdonino di aver fatto fuori Margaret Thatcher per poi affiliarti ai LibDems. Chissà se il tovagliolo del Pembroke College aveva previsto anche questo.

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