Il Venezuela è forse a un passo dal riabbracciare la libertà e la democrazia. Se ci fosse la cappa asfissiante ed impenetrabile di un regime che affama e reprime, senza alcuna opposizione interna e nel disinteresse del mondo, sarebbe molto peggio. Per fortuna dei venezuelani, c’è Juan Guaidò, che si è assunto l’immane responsabilità di dare inizio alla necessaria uscita di scena di Nicolas Maduro, mettendo a rischio, evidentemente, anche la propria incolumità personale.
E, sempre per fortuna, le principali democrazie del pianeta, a cominciare dagli Stati Uniti, sono con lui. Le rivoluzioni, come diceva Mao, non sono mai un pranzo di gala e purtroppo la riconquista della libertà da parte del Venezuela sta comportando sacrifici drammatici e perdita di vite umane. La linea è ormai tracciata e ben difficilmente il socialismo bolivariano costruito da Hugo Chavez e proseguito con Nicolas Maduro tornerà ad impadronirsi di tutto il Paese, ma il momento è delicato.
Maduro resiste e lo fa alla maniera tipica dei dittatori più sconsiderati, che non mollano, anche a costo di incendiare tutto ed uccidere o farsi uccidere. Si sente ancora forte dell’appoggio delle forze armate, le quali continuano a sostenere il regime, almeno in buona parte, nonostante vi siano state già alcune defezioni di alti graduati a favore di Guaidò. Non mancano poi gruppi irregolari di chavisti che stanno compiendo le peggiori nefandezze. Nel giro di 48 ore 25 persone sono morte al confine con il Brasile. Maduro ha chiuso frontiere e rapporti diplomatici con il Brasile, la Colombia e le isole di Aruba e Curacao, per bloccare l’arrivo degli aiuti umanitari. Quei camion carichi di aiuti, che sono riusciti a penetrare nel territorio venezuelano, sono stati incendiati dai pretoriani chavisti. La dittatura nega cibo e medicinali ad una popolazione stremata nel tentativo criminale di rimanere in piedi politicamente. Non a caso i Paesi del Gruppo di Lima hanno parlato apertamente di crimini contro l’umanità.
La speranza è ovviamente quella di una soluzione pacifica della crisi e lo stesso Guaidò rimane prudente. Il Venezuela non potrà tuttavia sopportare a lungo le gesta del delinquente rosso, anche perché la miseria diffusa non nasce certo oggi con lo scoppio della crisi, ma è il frutto di tanti anni di politiche folli del socialismo bolivariano. Quindi, se Maduro insisterà a lungo nel distruggere e schiacciare la propria nazione, occorrerà convincerlo anche con le cattive. Se un intervento militare straniero, soprattutto americano, diventerà inevitabile, l’unico responsabile dell’eventuale escalation sarà unicamente Nicolas Maduro. Mettiamo, per così dire, le mani avanti, perché ci aspettiamo già gli immancabili ritornelli di coloro i quali sono pronti ad inserire Donald Trump fra i carnefici e descrivere il caudillo rosso come una vittima.