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Mara Carfagna colpita dalla “sindrome Fini”: elogiata oggi da chi ieri la disprezzava

Mara Carfagna è stata colpita dalla “sindrome di Gianfranco Fini”, detta anche “sindrome della destra che vuole piacere alla sinistra”. Volendo aggiornare l’espressione ai tempi attuali, che impongono di dire che destra e sinistra non esistono più, l’onorevole di Forza Italia è stata colpita dalla “sindrome della cialtrona che vuole piacere ai competenti”, con apparente successo. Chiamatela come preferite, la sostanza è sempre la stessa: ne è affetto l’esponente sulla carta di centrodestra che comincia a esternare, dichiarare, esporsi e chissà, forse addirittura pensare come quelli che in teoria dovrebbero essere gli avversari politici, ovviamente ottenendone il plauso.
L’ascesa di Mara Carfagna nelle grazie dei “competenti” è iniziata quando lo scorso ottobre alla Camera riprese Salvini invitandolo a rispettare il Parlamento e da allora è stato un crescendo di posizioni sempre più affini a quelle di Partito democratico e dintorni, soprattutto quando si tratta di attaccare i due vicepremier. Critiche alla manovra (non che lo scrivente difenda la manovra gialloverde, a scanso di equivoci), posizioni di politica estera, ora anche un discreto cerchiobottismo sui migranti: si fa davvero fatica a capire se stia parlando una esponente di Forza Italia o del Partito democratico.

Tale posizionamento deriva anche dalla confusione che regna in Forza Italia, ma lei ci mette sicuramente del suo. In ogni caso, sono bastati pochi mesi per cancellare (apparentemente) ciò che pensavano di lei. Forse allora è il caso di ricordarglielo: per anni, alcuni di quei giornali che oggi le fanno la corte hanno ironizzato sul suo passato televisivo; sui social oggi determinati mondi celebrano le sue prese di posizione e il suo ricollocamento, qualche tempo fa invece sui social su di lei si facevano insinuazioni su come avesse ottenuto la prima candidatura; qualche guru oggi le attribuisce stoffa da leader, quando fino a questa svolta era considerata senza cervello e nemmeno troppo considerata. Un copione identico a quello di Gianfranco Fini: divenne l’idolo della sinistra italiana, dopo anni di ostilità, nell’ultimo anno del Governo Berlusconi, quando arrivarono addirittura a spendersi per difenderlo sulla vicenda della casa di Montecarlo. Conosciamo l’epilogo: caduto il Governo Berlusconi, finito il colpo di fulmine per Gianfranco Fini.

Eh già, la cruda realtà è questa: gli elogi e la corte di quei mondi sono sempre limitati nel tempo e soprattutto opportunisti. Mara Carfagna in questo momento incarna quella che ogni tanto auspicano, la cosiddetta “destra presentabile”, che poi altro non è che la destra (o i conservatori, o i liberali, o chiamateli come volete) che parla come la sinistra (o i liberal, o i progressisti, o i competenti, di nuovo scegliete voi). In questa fase politica, nella quale le stanno montando la testa, funge da ariete di centrodestra contro Salvini, come all’epoca serviva Fini, pur essendo altre vicende e altre storie quella del 2011 e quella odierna.

Le posizioni dell’ex ministro per le pari opportunità, oltre a trovare scarsa condivisione nell’elettorato che in teoria dovrebbe rappresentare, le potrebbero costare caro: chi oggi l’ha eletta a paladina la scaricherà, avendo perso per strada chi finora l’ha sempre votata (e difesa, come al sottoscritto è capitato, quando la insultavano sul personale). La Carfagna si ricordi una cosa: in politica contano i voti, non gli endorsement del bel mondo. E sappia che, quando non servirà più, per i suoi nuovi fan tornerà ad essere una soubrette senza cervello, è un copione già visto: la storia di Gianfranco Fini è lì a ricordare cosa accade a chi abbandona i suoi affascinato dalle lusinghe di chi per anni ha solo insultato.