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Media oscurati in Russia: ma invece di promuovere la libertà, la limitiamo da noi

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Elon Musk mostra il vero Occidente…

Con la guerra in corso è difficilissimo rimanere liberali ed è infatti già emergenza per la libertà di stampa e di informazione. Il problema più grave è sicuramente in Russia. Dove si va verso un oscuramento informativo totale. Dopo gli arresti di migliaia di manifestanti per la pace (bambini inclusi), la Duma ha approvato all’unanimità (e già questo dovrebbe preoccupare) una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde fake news sulla guerra.

I corrispondenti delle testate straniere stanno già abbandonando Mosca perché a questo punto hanno un fondato timore di essere arrestati. Ma la legge colpisce anche i comuni cittadini che non si adeguano alla propaganda di Stato, anche solo se dicono che in Ucraina è in corso una guerra. Perché in Russia si deve parlare di “operazione speciale” e non di guerra. Gli stessi parenti dei soldati sono all’oscuro di dove siano andati i loro figli o fratelli. Ed è il presidente ucraino Zelensky che ha ordinato di istituire un numero verde (per quei russi che si sforzano e si ingegnano di trovarlo) per conoscere la sorte dei soldati caduti o presi prigionieri. I russi stanno tornano ai tempi dei sovietici, cambia l’ideologia del regime, ma non cambiano i suoi metodi. Stanno progressivamente entrando in una bolla di ignoranza imposta in cui del mondo conosceranno solo un’immagine completamente distorta, inventata dal Cremlino ad uso e consumo dei suoi interessi.

Per completare questo disegno, il regime russo potrebbe separare la Russia da Internet e costringere i cittadini a navigare in una Intranet nazionale, chiamata RuNet. Lo avrebbe comunicato, con nota ufficiale, il viceministro delle comunicazioni e sviluppo digitale, prima di tutto per mettere in sicurezza i siti governativi che stanno subendo pesanti attacchi hacker dall’inizio della guerra. Ma poi per creare un mondo virtuale, un’autarchia digitale in cui i russi possano leggere solo quel che va bene per loro, senza temere nefaste influenze straniere. La notizia, data da agenzie di intelligence occidentali, è stata poi smentita ufficialmente da Mosca. Non ci sarebbe, almeno per ora, alcuna intenzione di far uscire il Paese dalla rete globale. Ma, quante volte i russi hanno smentito intenzioni che poi hanno realizzato, soprattutto in questi ultimi mesi?

Già oggi la libertà di navigare è molto più limitata che nel periodo ante guerra. Le autorità hanno bloccato Facebook e Twitter, oltre agli app store di Apple e di Google. Con il passaggio a RuNet, per i cittadini della Federazione inizierebbe un regime che, più che la Cina, ricorda quello della Corea del Nord. A dire il vero, l’idea di RuNet non è affatto nuova e per questo è credibile. Il collettivo di hacker Anonymous, che è di parte ma sa quel che dice, aveva già avvertito del pericolo due anni fa. Ora, con la guerra, ci sono le condizioni per trasformare la teoria in azione. E un regime finora considerato come una “democratura”, o semplicemente autoritario, diverrebbe totalitario: non si limiterebbe a reprimere il dissenso, ma ricomincerebbe a condizionare la mente dei suoi cittadini, per instillare una fede e pretendere l’entusiasmo delle masse.

Sempre più russi se ne stanno accorgendo e infatti iniziano a scappare, non tanto dal pericolo di una guerra ancora lontana e limitata, ma proprio dalla minaccia del loro Stato. E qui dovrebbe entrare in gioco l’Occidente, perché per tutta la Guerra Fredda abbiamo accolto a braccia aperte i cittadini in fuga dall’Unione Sovietica e dai loro Stati satellite, mostrando loro un mondo migliore, e abbiamo inondato l’Urss, con tutti i mezzi possibili, di informazioni reali. I samizdat (stampa clandestina) erano spicchietti di realtà che i sovietici non potevano conoscere ascoltando i media di regime. Attraverso emittenti come Radio Free Europe, o Voice of America, i russi di allora potevano apprendere le notizie dal mondo e dal loro stesso Paese senza censure e senza filtri. E poi sono arrivate le televisioni satellitari: una parabola poteva aprire una finestra sul mondo reale, non su quello creato in studio dalla propaganda del Cremlino.

La risposta iniziale dell’Occidente, in questo nuovo braccio di ferro con la Russia, purtroppo è stata pessima. Invece di mostrare ai russi il valore del mondo libero, costringiamo direttori d’orchestra a rinnegare pubblicamente le loro idee ed escludiamo sportivi, anche paraplegici, dalle competizioni internazionali. Un nuovo Nureyev, o una nuova Navratilova, oggi avrebbero più paura a defezionare in Occidente. Più che inondare la Russia di informazione libera, abbiamo iniziato a limitare la libertà da noi, a partire dalla decisione dell’Ue di sospendere il servizio a Russia Today e Sputnik, entrambe agenzie di Stato russe. Fanno propaganda, sicuramente, ma i cittadini europei non sono bambini. Se credono alla propaganda russa è perché, da adulti e consenzienti, vogliono crederci. E se non trovano più gli organi ufficiali di Putin, possono rivolgersi ad una miriade di altri canali di informazione alternativa, più o meno indipendenti, dove possono leggere le stesse cose, o anche di peggio. Quindi è, come sempre, la solita Ue, che impone scelte autoritarie e inutili. E d’altra parte cosa attendersi da una classe dirigente che, negli ultimi due anni di pandemia, ha dimostrato di disprezzare la libertà, in tutte le sue forme?

Per fortuna che una stella polare per il libero pensiero c’è ancora: si chiama Elon Musk. Ha fornito con rapidità estrema il sistema Starlink all’Ucraina, per permettere ad Internet di sopravvivere alla guerra e agli ucraini di continuare ad essere informati ed esprimersi. Ma al tempo stesso, Musk ha coerentemente rifiutato di bloccare le trasmissioni dei media russi sui suoi satelliti. Perché, come ha detto lui stesso, “mi spiace, ma sono un assolutista della libertà d’espressione”. Questo è il vero Occidente.