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A cosa, e a chi, servono i giornali oggi?

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Una bella intemerata quella di Nicola Porro (Zuppa del 19 luglio, minuto 18:20) sul modo in cui sui giornali (non) vengono raccontate le storie legate a vicende tragiche come le stragi di mafia – articoli scritti non per esser letti e compresi dalla gente comune, ma solo dai soliti addetti ai lavori, non più di quattro o cinque di norma.

Giustamente poi non bisogna lamentarsi se i giornali non li legge più nessuno, sempre ammesso che la cosa abbia una qualche rilevanza e non sia piuttosto un optional del tutto trascurabile.

In altre parole, i giornali non devono esser letti (al fine di ricavarne una conoscenza, una comprensione accettabile degli eventi cui si fa riferimento), basta e avanza che facciano menzione dei fatti – poco importa se in maniera poco accurata e per nulla rigorosa – badando bene che dalla ricostruzione emerga in maniera sufficientemente chiara la vulgata che di volta in volta occorre accreditare

Quante volte, personalmente, mi è capitato di pensare che il mio non capirci granché, malgrado il tempo non trascurabile che di solito dedico alla lettura dei giornali, significa né più né meno che il lettore medio non ci capisca una cippa. E calcolate pure che già di per sé il lettore è praticamente una rarità.

Lo schema ovviamente si ripete in tutti i settori. Non c’è scandalo, per esempio, su cui sia possibile disporre di un quadro dal quale emerga una ricostruzione decente di eventi, fatti, circostanze, implicazioni, complicità, responsabilità… Tutto è avvolto in una nebbia in cui devono essere ben visibili solo taluni aspetti e profili, e vengano velati o occultati tutti gli elementi incompatibili o poco pertinenti rispetto alla versione ufficiale.

Il più delle volte, alla domanda “come è andata a finire poi quella storia?” non sappiamo dare una risposta convincente. Ma state pur certi che chi di dovere – inclusi i giornalisti più “addentro” – sa perfettamente come stanno le cose, solo che non viene a dirlo a te.

Insomma, se tanto mi dà tanto, leggere i giornali non serve a niente, fatta eccezione per pochissimi addetti ai lavori che riescono a leggere tra le righe (anche perché ne sanno già abbastanza per i fatti loro). L’Italia è fatta così, non a caso è la patria del Marchese del Grillo: “Io so’ io e voi…”