Media

Cari old media, siete voi le fake news

Una delle emittenti incappate nella bufala di Hamas sull’ospedale di Gaza è la storica e prestigiosa BBC: ecco com’è andata

Bbc ospedale Gaza

Ok: “anche” voi, d’accordo. Ma certamente non sono sempre e solo i nostri post sui social e le notizie che troviamo di prima mano su X e Instagram ad essere “fake”, false. Chi intendiamo, quando parliamo di “voi”? Principalmente le grandi, storiche e “affidabili” organizzazioni editoriali: quotidiani, reti televisive e in generale editori blasonati.

Quelli, insomma, che hanno redazioni storicamente “bloated” (pesanti) e dunque una struttura di costi difficilmente sostenibile. Che per garantire la propria esistenza devono denigrare tutto quanto si trova in rete

E che dal 2016, dalla famosa elezione a sorpresa di Donald Trump, non mancano di metterci in guardia contro le notizie false, che sarebbero ovviamente quelle che troviamo online. L’unico modo di conoscere la verità – affermano – è fidarsi di chi conosce “il mestiere”, chi da anni ha potuto affermare il suo brand, magari con un’organizzazione che dispone addirittura di “fact checkers”

La BBC

Ad esempio, la BBC. Che alle fake news degli altri dedica una pagina (questa), un servizio di nome BBC Verify (questo) e dispone di persone in grado di comprendere quanto un video postato su social è falsificato (come Hannah Gelbart).

Un broadcaster globale e prestigioso, che aveva un’attenzione maniacale alla verità delle notizie diffuse. Ricordiamo ancora come durante la guerra delle Falklands/Malvinas, che vedeva il Regno Unito una delle parti in causa, sul BBC World Service in onde corte il broadcaster si rifiutasse di prendere per vere le affermazioni dell’esercito inglese, citando sempre e comunque anche la versione argentina.

A volte i notiziari erano quasi surreali: “l Royal Marines affermano di aver affondato l’incrociatore argentino Belgrano, however we do not have confirmation from the argentinian side” . Fidarsi ciecamente delle affermazioni inglesi poteva esporre il broadcaster al rischio di informazioni inesatte.

La bufala di Hamas

Ma oggi, quarant’anni dopo, basta un comunicato di un’organizzazione terroristica, purché ostile a Israele, per poter riportare una notizia senza tanti controlli incrociati. Come è accaduto per circa due ore e mezza, lo sappiamo, il 17 ottobre, quando la “breaking story” era che “Israele aveva centrato un ospedale a Gaza”

Con tanto di giornalista che spiegava quanto questo fosse “game changing”, cambiava tutto. Se gli israeliani si macchiano di crimini di guerra, capite tutti, le cose cambiano. Non era vero, ma il punto è un altro.  

Dopo circa un’ora dall’esplosione, l’IDF, le forze armate israeliane, affermavano trattarsi di un’esplosione dovuta ad un lancio fallito di un razzo della Jihad Islamica dalla Striscia di Gaza. Noi, che seguivamo in parallelo la BBC, attendevamo un’immediata “breaking news” con la versione israeliana. Niente: per un’altra ora circa abbiamo solo sentito il corrispondente reiterare il suo “game changing”.

Le quasi-scuse

Le scuse della BBC – arrivate il 19 ottobre – sembrano ispirate al vecchio modo di parlare democristiano: “We accept that even in this fast-moving situation it was wrong to speculate in this way, although he did not at any point report that it was an Israeli strike…”.

Ma la BBC gioca con le parole: è possibile che il giornalista non abbia “riportato che fosse un attacco israeliano”, ma certamente il cartello visualizzato lo affermava chiaramente: “Israeli Strike on Gaza”. Are you playing with words, dear BBC?

E il punto è: chiunque di noi, con alcune semplici ricerche su X, poteva trovare immagini e commenti che mettevano quanto meno in forte dubbio la tesi proveniente da Hamas (perché i razzi israeliani non causano incendi come quelli che abbiamo visto, e perché dalle immagini live non si vedevano in quel momento lanci da Israele verso la Striscia eccetera). Certo, erano messaggi ragionevoli in un mare di altri non esattamente credibili. 

Ma, cari broadcaster, riteniamo di essere abbastanza intelligenti per discernere da soli, per leggere “numerose fonti” e riuscire a farci un’idea. Smettete dunque di accusare gli altri di “fake news”, o perderete tutto il prestigio che ancora – grazie anche a giornalisti assolutamente scrupolosi – vi fa considerare una fonte degna di nota.

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