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Da Twitter a X: ecco cosa ha in mente Musk, una “app per tutto”

Molto più di un cambio di nome e di logo: l’idea è di disintermediare le banche, fare di X la più importante (di maggior valore) istituzione finanziaria del mondo

Il quartier generale di Twitter/X Il quartier generale di Twitter/X

Lunedi 31 luglio ci siamo svegliati con una nuova icona sul nostro smartphone: una misteriosa X su sfondo nero che ha preso il posto di… Appunto, di cosa? Difficile capirlo, nel mare delle icone che popolano i nostri smartphone.

Screenshot X

Ma poi le notifiche hanno chiarito: si tratta della vecchia app Twitter: dietro al cambio misterioso c’è dunque il nostro amico Elon Musk, di cui ti tocca parlare anche oggi. Si tratta di molto più che di un cambio di nome, anche se i dettagli esatti sono forse solo nella testa dell’imprenditore. Ciò nondimeno possiamo fare qualche osservazione e qualche previsione. 

La “X”

Cominciamo da nome e icona, quella X certamente più accattivante dello stucchevole uccellino. La X è decisamente una lettera affascinate, potenzialmente simmetrica sui due assi. Ma soprattutto è la variabile indipendente: y=f(x), la notazione associata ad un’equazione generica, dice infatti che “y” è funzione di x, varia in base a come varia x che è libera di agire come preferisce. 

Quasi a dire che in base alle azioni di “x” gli altri sono costretti ad agire, come in effetti accade sistematicamente se guardiamo a quante copiature delle mosse di Musk sono state fatte (da Meta e altri) negli ultimi sei mesi. O quanti costruttori di autovetture si sono imbarcati nel costruire vetture elettriche solo per non restare indietro. 

X è anche la lettera preferita di Musk: è presente in “Tesla Model X”, il suv elettrico più potente del mercato o anche in “Space X”, la società che ha sostanzialmente messo fuori mercato Arianespace (vedere “conquista dello spazio: 60 lanci a 3” qui). E il nome del figlio avuto con Grimes (Claire Elise Boucher) è “X Æ A-12” Musk

The Everything App 

Ed eccoci al punto: all’epoca dell’acquisizione dell’allora Twitter, Musk ha pubblicato un post trionfante in cui affermava di voler trasformare il social network in una “Everything App”, un’applicazione totale

Per spiegare l’affermazione molti prendono ad esempio WeChat, una “app” in cui i cinesi passano la gran parte del loro tempo in mobilità online. Semplificando, potremmo dire che in WeChat convivono WhatsApp, Facetime, Facebook, app create da terzi… e Paypal. Insomma, con WeChat si possono inviare messaggi, telefonare in diretta o on demand, inviare messaggi di testo o vocali, video telefonare, si accede ad un social network e ad un importantissimo portafoglio elettronico che permette transazioni tra privati e con aziende. 

Musk – ragionano in molti – vuol trasformare X in WeChat. E aggiungiamo noi, probabilmente anche di più. Ma cominciamo dal messaging

Messaggi

L’assunto è che se l’esperienza di messaggistica tramite X funziona almeno altrettanto bene che nelle differenti applicazioni dedicate quali WhatsApp, allora gli utenti preferiranno comunicare tramite X. Fatto ancor più vero quando verrà garantita una vera crittografia punto a punto, un obiettivo dichiarato e in parte raggiunto.

Passiamo all’esperienza utente. Quante volte sfogliando Instagram veniamo distratti dai video inseriti dalla piattaforma appositamente per “enagage-arci” (incollarci allo schermo) e ci ritroviamo a perdere decine di minuti in video di gatti o di incidenti stradali?

Il risultato a lungo termine è un malessere per la piattaforma che ci manipola: regretted user-minutes. Per X,  Musk vuole per che gli utenti percepiscano di aver speso minuti in modo proficuo

Citizen Journalism

Il che sposta il focus sui contenuti. E sul famoso “free speech”. Se X riesce a diventare la piattaforma di riferimento (e libera) dove si trovano anche contenuti lunghi e articolati (il limite dei 160 caratteri è ormai superato) allora probabilmente si innescherà (anzi: crescerà) quel concetto di giornalismo di strada, o bottom-up, che Elon predilige.  

Senza dimenticare i già attivi “spaces”, interessantissima piattaforma quasi radiofonica live, on-demand e collaborativa aperta a tutti. Strumenti per comunicare in totale libertà, senza nessun obbligo di sottostare a regole della redazione o del network. O del social network

In quanto ai contenuti televisivi, il caso di Tucker Carlson che passando da Fox News a X non pare aver perso spettatori (osservare i numeri ai piedi del frame) potrebbe in merito far scuola. 

Ice Cube

Banking  

La funzionalità probabilmente più strategica della vision per X, la gestione del denaro, rappresenta un ritorno alle origini per Elon: “x.com”, attuale dominio di X/Twitter (e che fino a metà luglio restituiva una pagina bianca), era stato nel 1999 l’hub dei servizi finanziari di quella che sarebbe diventata PayPal, una delle prime società fondate da Musk.  

Parliamo dell’idea di disintermediare le banche, gestendo wallet digitali di milioni di utenti e fornendo i classici servizi bancari: una cosa che quando fu tentata da Zuckerberg con la sua Libra causò una tale rivolta da parte dei classici circuiti di carte di credito e perfino dei governi da costringere il patron di Meta a desistere. 

Trattandosi di Musk ovviamente il “sistema” avrà più difficoltà a stoppare il progetto. In una recente intervista, l’imprenditore ha affermato che pensa solo di far divenire X la più importante (di maggior valore) istituzione finanziaria del mondo. Un piano che aveva pensato nel 2000, messo da parte dopo la vendita di PayPal ed ora ripreso in mano.  

Per finire, ricordiamo xAI, la nuova startup che sta sviluppando una IA che dice la verità: anche lei si chiama X e non dubitiamo giocherà un ruolo non secondario nei vari prodotti di X. Portandola, probabilmente, a essere molto più che una versione occidentale di WeChat.

Troppe ambizioni?

Troppe ambizioni? Ricordiamo per un attimo quanto sembravano assurde le pretese di costruire razzi riutilizzabili anche solo un decennio fa, o anche quanto pareva impossibile l’idea di creare dal nulla un nuovo marchio automobilistico che competesse con i grandi brand di sempre. A coloro che pensano il piano per X sia troppo ambizioso ci sentiamo di ripetere quanto si dice negli Stati Uniti: “never bet against Elon”

Screenshot wallet
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