Subito dopo il raid dell’FBI nella residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago alcune testate hanno pubblicato le reazioni dell’ex presidente, riportando gli screenshot di quelli che apparivano essere suoi tweet.
Come è stato possibile, considerando che Trump è censurato dalla piattaforma già dal dicembre 2020 e che – sfumata la possibile acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk – questa condanna all’esilio resterà probabilmente immutata a lungo?
Truth Social
La risposta è Truth Social, un social network alternativo ai noti colossi lanciato nell’ottobre 2021, dove anziché tweet si inviano (autoproclamate) verità, truth. Un social tutt’ora inaccessibile ai più, probabilmente perché nessun giornale ci ha spiegato come farlo, anche se effettivamente sussistono molteplici problemi e blocchi tecnici.
Leggere quanto scrive in prima persona Donald Trump non è impossibile, ma nemmeno facile. Bisogna connettersi all’indirizzo https://truthsocial.com/@realDonaldTrump e comparirà una lista di truth, per lunghezza, stile e frequenza del tutto simili ai famosi tweet cui eravamo abituati.
Il tutto è immediato dagli Stati Uniti, ma dall’Europa occorre utilizzare una VPN. Il modo più semplice è tramite il browser “epic”, che ne contiene una al suo interno. È possibile scaricarlo a questo indirizzo: https://epicbrowser.com/ e dopo l’installazione scrivere nella barra indirizzi chrome://extensions/ ed abilitare “Epic Encrypted Proxy (VPN for the Browser)”. Infine, selezionare – ovviamente – una delle due opzioni relative agli Stati Uniti.
Ecco i truth inviati da Trump il 12 agosto.
Per sfizio, prima di raccontare la storia di Truth Social riportiamo la traduzione di uno degli ultimi messaggi dell’ex presidente:
Non esiste modo di giustificare il raid non annunciato di Mar-a-Lago, la casa del 45mo presidente degli Stati Uniti, che ha avuto più voti di qualunque altro presidente nella storia della nazione. Raid effettuato da un gran numero di agenti armati dell’FBI e dal Dipartimento di “giustizia” ma, nell’interesse della trasparenza richiedo il rilascio immediato dei documenti (dichiarazioni giurate) non redatti (censurati) afferenti questo orribile fatto. Inoltre il giudice dovrebbe in questo caso ricusare!
@RealDonaldDTrump – 16 agosto 2022
Il network conta oggi 513.000 utenti: circa il 2,2 per cento di quelli “monetizzabili” di Twitter (e lasciamo perdere per il momento i dubbi di Musk) o anche lo 0,017 per cento di quelli di Facebook. Pochissimi e – viste le difficoltà di connessione – probabilmente solo persone fortemente motivate a seguire l’ex presidente.
Ad oggi il Truth Social è presente solo sullo store Apple (niente versione Android) e dispone di un’interfaccia web. Ma iscriversi risulta quasi sempre impossibile: secondo molti osservatori si tratta di una scelta voluta al fine di evitare il collasso della piattaforma.
Perché si parla di collasso? Ci sembra un’ipotesi non suffragata da fatti, mentre ci pare chiaro che sia in atto una campagna a diversi livelli per limitarne l’affermazione.
Ostruzionismo
Il primo è declamarne i problemi di scalabilità. Relativamente facile replicare un software stile Twitter, soprattutto in questo caso dove si è scelto di utilizzare il back end di Mastodon [1]. Ma difficile gestire un’utenza che passa da poche decine, a centinaia, a centinaia di migliaia e a milioni in pochissimo tempo.
La soluzione generalmente è ricorrere ai cosiddetti servizi di cloud, tipicamente Amazon Web Services. Ma nel caso di Truth la risposta probabilmente è stata niet, qui non vi vogliamo.
Leggendo articoli quali quello sopra linkato si nota che la questione è raccontata al contrario: sarebbe stato Truth Social a rifiutarsi di usare Amazon Web Services e non viceversa. Ci permettiamo di dubitarne. Intanto, l’indagine di Reuters su cui l’articolo è costruito non avanza questa ipotesi, inoltre la cosa sarebbe estremamente illogica – tipo darsi la classica martellata… avete capito.
Piuttosto, è noto come Jeff Bezos (sorry, Amazon) avesse terminato senza tanti complimenti il contratto con Parler, accusata di non censurare gli appelli alla violenza. Parrebbe strana una policy contraria a Parler e favorevole a Truth Social.
Il secondo perimetro di attacco sono gli hackers etici, quali Aubey Cottle, nickname Kirtaner e membro di Anonymous. Svariate sono le strategie, quali creare falsi account o effettuare veri e propri attacchi ai server: per chi desidera approfondire consigliamo questo articolo su Fox5dc.
E infine il famigerato FUD (Fear, Uncertainty Doubt), strategia per cui era famosa l’IBM (che la applicava ai clienti che intendevano diventare ex tali). Nel nostro caso si tratta di articoli apparentemente dalla parte dell’utente cui si suggeriscono strategie per evitare ipotetici rischi a cui ci si esporrebbe per il solo fatto di iscriversi a Truth Social.
Ad esempio, il Washington Post ci suggerisce di utilizzare non la app ma il sito web, non fornire la propria email ma utilizzarne una usa e getta, non registrarsi con il medesimo handle con cui si è riconosciuti sui social (l’handle è il proprio identificativo, nel caso di chi scrive @marco_hugo_b_official su Instagram). Infine, mai fornire il proprio numero telefonico e utilizzare per quanto possibile servizi quali iCloud Private Relay di Apple.
Ma questo non basta perché – secondo il Post – “anche se scegliete qualcosa di totalmente scorrelato al vostro nome, come CaroteEPiselli84, qualcuno potrebbe connettere questo handle con il vostro profilo abituale”. E, come afferma Patrick Jackson, ceo di Disconnect, “questo non è certo un network di amici”.
Il vero pericolo
In definitiva, il messaggio sotteso è chiaro: non iscrivetevi a Truth Social, è un posto pericoloso.
Per parte nostra ci chiediamo quale sia il vero pericolo: che un supporter di Trump decida di cercarci e punirci (ma per cosa poi, per averlo voluto ascoltare?). O forse essere esposti ad una visione della realtà che viene ritenuta pericolosa?
In altre parole, il messaggio è che noi non saremo mai in grado di identificare autonomamente le varie falsità scritte da Trump. Neppure leggendo anche il Post o quanto pubblicano i non censurati da Twitter. Non siamo abbastanza intelligenti, crediamo a tutto, niente da fare: meglio proteggerci.
[1] È inoltre il caso di aggiungere un’informazione di cui siamo venuti a conoscenza dopo la prima stesura di questo articolo. Abbiamo detto che Truth Social utilizza Mastodon. Parliamo di mastodon.social, un software gratuito che “permette di eseguire funzionalità di social network del tutto simili a quelle di Twitter”.
E il punto è questo: per netiquette ma anche in base a precise regole, chi utilizza un software gratuito, open source come Mastodon deve farlo sapere agli utilizzatori e rendere pubbliche tutte le eventuali migliorie apportate. Nessuna di queste due cose è stata (o era stata) fatta da Truth Social, che anzi sembra avesse fatto capire si trattasse di uno sviluppo interno.
Questo ha molto irritato uno degli sviluppatori della piattaforma con cui abbiamo parlato durante il week end del 20 agosto che è successivamente passato anche a vie legali. Poiché la stessa cosa era accaduta con GAB e la questione si intreccia con l’ostracismo a Parler ci riserviamo di ritornare sull’argomento se ci sarà interesse da parte dei lettori.