Colpo di scena, stampa progressista spiazzata: Elon Musk, il sospetto supporter di Trump che avrebbe rovinato Twitter con la sua mania per il free speech e che avrebbe perso “200 miliardi di dollari in pochi giorni”, è comparso davanti alla stampa il 22 febbraio scorso al fianco di un entusiasta Gavin Newsom, il governatore democratico della California.
L’occasione è stata l’annuncio della creazione del nuovo quartier generale di Tesla proprio nella Silicon Valley (per l’esattezza in un palazzo che fu di HP, la madre di tutte le società high tech della Valley).
Ronald Regan ecologista
Ma c’è di peggio: in un’intervista a CNBC Gavin ha affermato che Tesla e Musk sono coloro che più hanno fatto per aiutare il mondo a ridurre le emissioni di Co2. E non pago (ascoltate l’intervista al minuto 4:13) il democratico ha affermato che il framework legislativo che ha facilitato la nascita di Tesla risale addirittura a Ronald Regan, “un leader interessante cui i Repubblicani dovrebbero guardare”, e al “Clean Air Act” di Richard Nixon.
E ora? Immaginiamo i giornalisti della stampa in caduta libera sperare che gli italiani non ascoltino l’intervista, o non la comprendano (anche se perfidamente CNBC ha aggiunto i sottotitoli), altrimenti toccherà loro dire che i Democratici dell’era Biden sono di destra e parlano con entusiasmo di un nemico del popolo quale Musk.
Persona dell’anno
È giunto dunque il momento di riassumere i fatti degli ultimi mesi, ma prima ci tocca tornare al dicembre 2021 e ad un evento che è stato rapidamente dimenticato.
Ebbene sì: nel dicembre 2021 Musk veniva definito l’uomo… sorry, la persona dell’anno 2021 da parte della rivista Time. Aver realizzato un vettore spaziale in grado di trasportare esseri umani nello spazio con la metà di quanto speso da Boeing per un fallimento quale quello di Starliner, aver obbligato i grandi costruttori storici di autoveicoli a convertirsi all’elettrico, aver visto per primo i possibili rischi dell’Intelligenza Artificiale fondando OpenAI sono solo alcune delle motivazioni a supporto della designazione.
Free Speech
Quello che è accaduto dopo lo sappiamo: l’incauta asserzione di essere favorevole al “free speech” – e dunque contrario alla censura eterna a ex presidenti degli Stati Uniti o scettici dei vaccini – ha causato un’inversione a 180 gradi. Il Time stesso esattamente un anno dopo intitolava un articolo “Ciò che Musk non capisce riguardo al free speech”, mentre testate quali New Yorker, Whashington Post, Economist, New York Times si univano in un unico coro: “Free speech is a dangerous fantasy”.
Tra le frasi più copia-incollate troviamo immancabilmente “chaotic takeover of Twitter”, acquisizione caotica di Twitter e “erratic behavious”, comportamento disordinato, confuso.
La bufala dei 200 miliardi persi
Ma è sul fronte economico che Elon ha dato le maggiori soddisfazioni ai nostri eroi della tastiera. Sono della seconda settimana di gennaio 2023 gli altri articoli copia-incolla: “Musk sbaraglia ogni record ed è il primo uomo a perdere 200 miliardi di dollari”. In questo caso all’elenco delle testate si aggiunge purtroppo anche l’ottima Bloomberg.
La Cnn si spinge anche oltre titolando “Elon Musk ha perso più che chiunque altra persona nella storia” (e ci chiediamo se usi ancora fare il fact-checking).
Ora, in inglese c’è la gustosa espressione, “net worth”, che si traduce in patrimonio netto (gustosa nel senso che emerge se provate a dire a ChatGPT “traduci in italiano worth con 5 sinonimi”).
Il net worth di Elon Musk era stimato da Bloomberg pari a 340 miliardi di dollari al novembre 2021. Se ne ha persi 200 dovrebbe essere sceso a soli 140 (corrispondenti a duecentocinquantacinquemila miliardi di vecchie lire, per chiarire le idee).
In pratica la stampa ha usato una temporanea (ci torniamo tra poco) perdita di valore delle azioni Tesla (in cui era memorizzato, per così dire, il suo “worth”) per poter fare un bel titolo. Il calcolo del 200 miliardi deriva sostanzialmente da questo.
A metà ottobre Musk decide (o forse è forzato a decidere) di completare l’acquisizione di Twitter, vende azioni Tesla per finanziare parte dell’operazione ed esattamente in quel momento Tesla comincia la sua discesa. Ma la diagnosi generale è diversa: Tesla costretta a fare sconti, la società non raggiungerà gli obiettivi previsti, il ceo troppo distratto da Twitter e il mercato ha perso fiducia, come hanno scritto quasi tutti.
Dimenticando che esiste il meccanismo dell’offerta e della domanda. Vendendo in quattro giorni azioni TSLA per un corrispondente di 3,95 miliardi di dollari, da confrontare alla capitalizzazione (successiva) della società di circa 370 miliardi, è stato lui stesso a innescare il meccanismo (eppure bastava ricordare cosa accadde quando Silvio Scaglia decise di abbandonare Fastweb per capire che la cosa era ovvia).
E comunque le barre sotto la riga continua, che rappresentano il “volume”, ovverosia quante vendite/acquisti sono effettuati nell’unità di tempo, non lascia spazio a dubbi. In pochi giorni il valore della singola azione passa dunque da oltre 380 dollari a circa 102. Trovate tutti i dati qui.
Ma i grafici di Borsa possono far raccontare qualunque frottola uno desideri, basta prendere l’intervallo e la frequenza temporale giusta (sono due parametri diversi).
La bolla
Diamo invece un’occhiata alla visione globale, il titolo Tesla su una scala dei tempi più lunga (la zona in grigio è quella che inizia con il grafico precedente).
A nostro avviso si osserva come subito prima Tesla fosse sostanzialmente in bolla. Il valore attuale, attorno ai 200 dollari, è più in linea con la media degli ultimi due anni. E a ben guardare continua un movimento al rialzo (ma chiedete un’opinione agli esperti di analisi tecnica).
Previsioni sbagliate
E poi – ohibò – i risultati di Tesla non sono stati affatto quelli previsti (o forse sperati): “Tesla batte le previsioni degli analisti riportando i migliori risultati trimestrali di sempre”, come titola il 25 gennaio Forbes. Senza dimenticare, sfortuna sulle sfortune, che la giustizia Usa ha sentenziato che Musk non ha truffato i suoi investitori (per un tweet del 2018).
Per sapere quanto davvero ha perso Musk dal settembre 2022 si dovrebbe dunque rifare il calcolo, moltiplicando il valore attuale della azioni per il numero di quelle rimaste in suo possesso, ma davvero ci interessa?
Twitter va
Più interessante uno sguardo sul fronte Twitter. Anche qui le cose sembrano andare male per i nostri amici progressisti: i grandi gruppi che avevano sospeso le inserzioni pubblicitarie stanno tornando sui propri passi (senza grandi annunci), molti utenti che erano migrati su Mastodon stanno tornando indietro (in quanto trovano difficile l’interazione con un sistema non centralizzato e distribuito, che invece è la chiave della vera “freedom” offerta da questo affascinante protocollo).
Nonostante i continui e massicci licenziamenti, la piattaforma continua a funzionare e senza problemi di hate speech (probabilmente i vari “responsabili dell’inclusione” non erano così indispensabili) e infine tutti stanno ora copiando il modello Musk, scaricando i troppi dipendenti assunti durante l’epidemia e… proponendo abbonamenti a pagamento.
Chi sei tu?
Non c’è niente da fare, Musk è più intelligente, coraggioso, forward-thinker e dinamico dei gran parte di noi, per i quali vale invece l’affermazione di Larry Ellison: “Chi sei tu, perché quest’uomo (Musk) fa atterrare razzi su droni galleggianti nell’oceano, e tu… tu chi sei? Tu che sei alla scrivania e sul tuo Mac scrivi che è un idiota… cosa hai realizzato tu, nella tua vita?“.