Saranno pure liste di proscrizione quelle del Corriere della Sera sui “putiniani d’Italia”, sarà maccartismo, ma un maccartismo tutto speciale. All’italiana. In America il senatore fobico schiacciava vite e carriere di comunisti presunti o reali, qui i nostalgici dell’Urss vengono infilati dappertutto, vengono ingaggiati e diventano influencer a livello reality; a perdere il posto, nell’informazione, è rimasto solo chi non è abbastanza putinista.
Italia terreno fertile
Intanto, ogni giorno ha la sua pena: una volta è un ministro degli esteri russo che sputa sull’Italia; un’altra volta è una giornalista, o agit-prop, che provoca e insolentisce uno sventurato giornalista italiano che ha bisogno dei sali come una signora; poche ore ed ecco un ex presidente russo che vuole annientare l’Occidente, e in esso segnatamente il nostro Paese, siccome degenerato; poi c’è il presidente attuale, eterno, che non perde occasione per ammonire, minacciare, avvertire.
Toni che nessun altro Paese europeo, occidentale si sente rivolgere, e che qui piovono come pietre, evidentemente, perché trovano terreno fertile. E il terreno fertile è coltivato anche dagli ultrà putinisti, specialità tutta tricolore, che Dagospia definisce “quattro stronzi” ma non sono né quattro né stronzi: sono gente che, la si metta come si vuole, sta all’interno di una rete, di una lobby che si propone di condizionare la percezione dei fatti, di deviarla in favore dell’invasore e non ne fa mistero.
Una affettuosa spettinata
Adesso pensano pure ad un partito, che, come tutti i partiti in Italia, si frantumerà in vista della greppia, ma rimane un sintomo inequivocabile della situazione. In realtà, la maldestra operazione attribuita al Copasir emerge sempre più come una affettuosa spettinata, niente di più, a certi personaggetti già abbondantemente caratteristici: datevi una calmata, se no siamo costretti a indagare sul serio e chissà cosa può venir fuori.
La carta del vittimismo
Perché tra questi c’è anche gente di spregiudicatezza notoria, almeno agli addetti ai lavori. Complottisti, ex movimentisti, arruffoni, bamboccioni, orfani della dittatura sovietica. I personaggetti, lungi dal preoccuparsi, han subito colto al balzo la palla del vittimismo virtuoso e degli affari connessi. Sempre ringhiando contro l’America, l’Italia, la Nato, il Capitale.
Toccane uno: vedrai arrivarti insulti e minacce da sconosciuti che nell’avatar hanno Guevara, Stalin, Chavez, Mao, la stella a 5 punte delle BR. Tanto per chiarire la matrice. Toccane uno, e passerai automaticamente in fama di servo degli americani, venduto, balordo, e rischierai il posto o la collaborazione. E difficilmente passerai in tivù, per quello che conta.
Questo è lo stato delle cose e lo sanno tutti quelli che sono tenuti a saperlo. Negare poi che ci sia un organizzato movimento di opinione, magari confusionario, frammentato, ma esteso, che raggruma qualche centinaio di migliaia di ingenui o di fin troppo furbi sui social, è al limite dell’improntitudine.
Sia come sia, i presunti martiri, i potenziali epurati, i messi alla berlina dal Corriere hanno riscosso la solidarietà generale: dei correligionari così come dei, non molti, avversari ideologici. Evidentemente, certi valori liberaldemocratici, da loro stessi disprezzati, ancora contano qualcosa. Questi soggetti sono notori intolleranti: a ruoli invertiti, non avrebbero esitato ad infierire, anche per tradizione.
I soliti vizi della sinistra antidemocratica
Sono i pacifisti a senso unico irrisi da Giovannino Guareschi, secondo i quali la pace si difende con la resa del debole aggredito, e tradiscono sempre i soliti vecchi vizi della sinistra antidemocratica: potete parlare solo se d’accordo con noi, altrimenti guardatevi le spalle.
Non esitano nello scatenare gogne mediatiche, non si fanno scrupolo di scagliarti addosso la canea, potendo contare su canali Telegram come Giubbe Rosse, che vanta oltre centomila invasati. Intanto penetrano nell’esecrato mainstream.
Se a questi personaggetti gli dai dei putinisti di complemento, si offendono; sta di fatto che non gli senti mai uscire un sospiro contro Putin, laddove per Zelensky usano toni che non riserverebbero neanche a Totò Riina. Ma non ditelo, potreste ferirli, sensibili come sono. Non vedete come si dolgono per le stragi in Donbass, a Mariupol, ovunque l’esercito russo riesca a penetrare? Non per gli ammazzati, ma perché c’è ancora chi si permette di vedere lo scempio, di accusarlo, di chiederne conto, di ricordare loro certe frasi malaccorte, esaltate o squallidamente omertose.