Presidenziali Usa: chi vincerà la battaglia delle previsioni?

Quest’anno per la prima volta capiremo se gli innovativi market place sono più affidabili dei classici “opinion polls” nel prevedere i risultati delle elezioni

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Elezioni Usa Trump Harris

Cominciamo subito col dire che per parte nostra speriamo che i market place siano migliori “predittori” rispetto ai classici sondaggi. Svariati i motivi: intanto ne avevamo parlato in modo piuttosto entusiastico già ad agosto, quando Trump era dato vincitore 52 a 47% (e non amiamo aver torto…).

In secondo luogo ci ha sempre lasciati ampiamente insoddisfatti l’affermazione formalmente corretta ma sostanzialmente irritante dei sondaggisti: “Il sondaggio politico è una fotografia delle opinioni e degli orientamenti di voto dei cittadini in un dato momento precedente al voto” – affermazione che permette a fronte di qualunque previsione errata di poter concludere che “beh, quanto abbiamo scritto era quello che ci avevano detto giorni fa, non certo una previsione”.

In terzo luogo, Elon Musk stesso ha recentemente sposato (in svariati “tweet” su X) la teoria della superiorità di Polymarket, il che non ha fatto altro che confermare il nostro iniziale entusiasmo. 

I due approcci 

Il primo è il classico sondaggio di opinione. Come abbiamo avuto occasione di spiegare qualche tempo fa, si tratta di intervistare un certo numero di persone (non necessariamente particolarmente ampio, ma ben selezionato in modo da rappresentare “l’universo”), chiedere cosa intendano votare e usare quella percentuale come rappresentativa del tutto. Fornendo, e questo è essenziale, anche un “margine di errore”. 

Nell’articolo in cui parlavamo di Ipsos in Italia, ad esempio, il margine di errore relativo alle intenzioni di voto per il Partito democratico (i Democratici italiani) si aggira attorno al 2,5% (rileggere questo articolo per tutte le spiegazioni). Nel caso delle elezioni Usa, prendendo ad esempio la ricerca pubblicata da Fox News, l’emittente afferma esserci “un margine di errore di campionamento di ±3 punti percentuali” mentre “l’errore di campionamento associato ai risultati tra i sottogruppi è più elevato”.

L’altro contendente è Polymarket. Come spiegato quest’estate, si tratta di una “piattaforma di mercato predittivo decentralizzata che consente agli utenti di scommettere sugli esiti di eventi reali” e che “permette di aggregare le opinioni e le conoscenze collettive dei partecipanti, fornendo previsioni accurate sugli eventi futuri”. È possibile approfondire la questione in questo nostro articolo.

Il metodo Silver Bullettin

Veniamo ai dati. Per rispondere alla nostra domanda iniziale, chi vincerà le elezioni secondo i classici sondaggi, utilizzeremo il “Silver Bullettin”: la nuova casa delle previsioni di Nate Silver, precedentemente ospitate da Fivethirtyeight.

Si tratta forse della fonte più attendibile, in quanto da ormai molti anni lo scrittore/ricercatore ha messo a punto una procedura di consolidamento delle tante differenti ricerche Usa esistenti, che cerca di prendere tutte in considerazione. I vari sondaggi vengono pesati in base a dimensione del campione, rating del sondaggista e qualità del sondaggio (se esistono molti sondaggi da parte di una singola entità, il peso di ciascuno viene ridotto per evitare che domini la media). Ecco il grafico: 

Per farla breve, Harris è sempre risultata in testa e secondo il dato del 30 ottobre può contare su un 48.6% delle preferenze rispetto al 47.5% di Trump. Ora, poiché da questa analisi si vede ad oggi una differenza tra Harris e Trump pari a 1,1% (e poiché 1,1% < 3,0%) possiamo dire che i poll tradizionali non ci forniscono alcuna indicazione.

Polymarket 

E Polymarket? Beh, un grafico vale mille parole: 

I dati sono davvero differenti da quelli di Silver. Possiamo osservare, a partire da luglio, quando è divenuta la candidata, una curva che per Kamala è stata raramente sopra quella di Trump (sostanzialmente solo dopo la Convention democratica).  

Ma soprattutto, il divario oggi ha dell’incredibile, attribuendo a Trump il 64,3% delle chance di vittoria. Tanto che scommettergli contro (“Buy No”) costa solo 35,7 centesimi di dollaro. In altre parole, se scommettete 64,3 dollari sulla vittoria di Trump, in caso di effettiva vittoria ne potete guadagnare 35,7 (e ritrovarvi con quasi 100 dollari sul conto). Se invece perdesse, addio ai 64,3 dollari. 

Ora, il punto è: queste scommesse rifletteranno davvero l’andamento delle elezioni, tanto da poter essere considerate un buon indicatore ? Non possiamo fare affidamento all’esperienza del passato – troppo recente questa piattaforma e le altre simili. Non ci resta che… stavamo per scrivere sperare. Riproviamo: non ci resta che attendere qualche giorno e lo sapremo. 

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