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I mercati temono la mancanza di un progetto di crescita, non qualche decimale

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Nell’analisi sull’aggiornamento del DEF, ciò su cui più o meno tutti stanno mettendo l’accento è l’ammontare del nuovo debito, interpretando la preoccupazione dei mercati come legata essenzialmente ad una questione di cifre: è una analisi un po’ superficiale.
Ovviamente, banche e fondi di investimento non fanno salti di gioia nel sapere che un loro grande debitore ha intenzione di emettere nuovo debito da loro erroneamente non previsto, o almeno non previsto in queste proporzioni: pensavano che il Governo gialloverde non sarebbe mai andato sino in fondo con le promesse elettorali ma che, ad un certo punto, avrebbe tirato i remi in barca. I segnali che invece stavolta fossimo davanti qualcosa di inedito li avevamo, ma non sono stati colti: da qui il tonfo dei bancari in borsa venerdì.
C’è però da segnalare un’altra circostanza e cioè che il mitico spread è salito ma non è esploso: il differenziale fra BTp e Bund è passato da 234.9 di giovedì 27 settembre al 266.4 di venerdì 28. La previsione di molti è che sfondasse quota 280 e restasse stabile su quelle cifre: invece, la quota è stata toccata ma poi è rientrata. Almeno per adesso, il panico sulla tenuta dell’Italia pare non abbia preso il sopravvento. La circostanza pare essere confermata dal fatto che il valore dei credit default swap a 5 anni è sì salito ma nemmeno in questo caso è esploso da giovedì a venerdì, si è verificato un aumento di 27 punti base .
Ne possiamo dedurre che sicuramente della preoccupazione c’è: non è tuttavia legata tanto all’aumento del deficit quanto, come hanno fatto notare pochi commentatori (ne cito due: Panerai su Italia Oggi e il nostro direttore editoriale su La Verità), legata all’incertezza e alla paura di come questo deficit sarà impiegato. Detta in altre parole, l’Italia ha pagato nei giorni precedenti l’eccessiva concentrazione sui provvedimenti acchiappa-consenso tralasciando ogni altro aspetto di lungo periodo.
Oltre alle perplessità che ovviamente suscita il reddito di cittadinanza (Come si configurerà? Come eviteranno che diventi un sussidio a vita? Quanti furbi ne beneficeranno? Che effetto avrà sui consumi?), pare non convincere nemmeno l’altra misura spot, per quanto positiva che sia, della manovra che va configurandosi, ovvero la riduzione delle imposte per i professionisti (A quanto ammonta il mancato gettito? Quale sarà l’impatto sui conti? Come si rifletterà sui consumi? Come la poniamo sotto il profilo costituzionale, che esige la progressività?). Come se non bastasse, ci si chiede se queste misure siano fini a loro stesse o peggio un segnale che a breve si tornerà a votare. Inoltre, l’unico che ha parlato in qualche modo di un piano di investimenti, quello legato alle infrastrutture, è stato Conte in una battuta con la stampa, ma per ora il tema è apparso assolutamente secondario rispetto alle due misure-spot e alla rimodulazione della legge Fornero.
La preoccupazione dei mercati è insomma: ok, state emettendo nuovo debito, e sebbene riteniamo che sarebbe meglio di no siamo disposti a lasciarvelo emettere, ma per fare cosa? C’è un progetto di Paese da qui a cinque, dieci, quindici anni oppure chi si fida sottoscrivendo buoni italiani rischia di finanziare solo la campagna elettorale per le elezioni europee della maggioranza di Governo? Il comportamento dei mercati finora è stato quello, più indulgente del previsto, di un “giudizio sospeso”, un po’come quando anziché bocciare uno studente lo si rimanda a settembre per gli esami di riparazione. Se però la manovra, che diverrà nota entro il 15 ottobre (giorno in cui finirà davanti alla Commissione Europea), non scioglierà questi interrogativi o non lo farà in modo adeguato/serio/esauriente, la mannaia dei mercati sarà implacabile. E non sarà perché i mercati sono cattivi a prescindere: possono diventarlo, in passato è accaduto, ma non è questo il caso. Se nella manovra saranno assenti elementi di lungo periodo, che dimostrino che oltre agli spot c’è dietro un progetto di Paese, i mercati non si fideranno e avranno ragione. Chi di voi presterebbe soldi a una persona indebitata sapendo che con quei soldi andrà in vacanza ai Caraibi?