EsteriQuotidiano

Missili iraniani puntati sul Golfo Persico: e sta per “scadere” l’embargo sulle armi a Teheran

4.6k
Esteri / Quotidiano

“Città missilistiche sotterranee e offshore” realizzate dalle Guardie Rivoluzionarie nel Golfo Persico e nel Mare di Oman. È la rivelazione dell’ammiraglio Ali Reza Tangsiri, della forza navale dei Pasdaran, in una intervista al settimanale Sobh-e Sadeq. Secondo Tangsiri, queste città sotterranee sarebbero sparse lungo tutta la costa meridionale dell’Iran, pronte a lanciare missili “costa-mare” contro i nemici. Un attacco che, se messo in atto, rappresenterebbe a suo dire un “incubo” per i nemici. Nella sua intervista, l’ammiraglio ha spiegato che tutti i 2.200 chilometri di costa meridionale iraniana sono armati, grazie al contributo di oltre 428 mezzi navali e 23.000 militari.

Le rivelazioni di Tangsiri sembrano esagerazioni a fini di propaganda. Una tipica tattica dissuasiva, volta a spaventare i nemici. Allo stesso tempo, sono molto indicative della pericolosità del regime iraniano che, proprio per la sua incapacità di controllare gli armamenti di cui è in possesso, ha abbattuto a gennaio 2020 un aereo civile ucraino, uccidendo centinaia di civili innocenti.

Anche se solo una minima parte delle affermazioni dell’ammiraglio dei Pasdaran corrispondessero alla realtà, è a questo regime che l’Onu intende restituire, dal 18 ottobre 2020, il diritto di comprare e vendere armamenti liberamente? Davvero, nel braccio di ferro per la sopravvivenza del pessimo accordo sul programma nucleare iraniano firmato nel 2015 (Jcpoa), la comunità internazionale si può dividere sul prorogare o meno l’embargo sulle armi ad un regime che, dal 1984, è il primo finanziatore del terrorismo a livello internazionale e, pubblicamente, invoca la distruzione di un altro Stato, Israele, nato proprio da una risoluzione dell’Onu?

La libera vendita di armamenti all’Iran, questa sì, rischia davvero di essere la miccia che fa scatenare una serie di pericolosissime tensioni nella regione. Purtroppo, però, davanti a questa minaccia, non ci sono “lettere dei 70” parlamentari italiani a Conte, ne “lettere dei mille” parlamentari europei ai media, per assumere una posizione forte contro il regime islamista e fondamentalista iraniano. Due pesi, per due misure…