PoliticaQuotidiano

Moavero, Tria (e Cerretelli): se un pezzo di governo gioca per Bruxelles. Altro che cambiamento, c’è un subgoverno del commissariamento

Politica / Quotidiano

Non c’è da demonizzare, ma da capire, da decifrare quello che accade nella compagine gialloverde al governo. Dove, sin dal primo minuto della nascita del governo, i “partiti” in coalizione sono tre, non due. Oltre alla Lega e al M5S, c’è infatti un transpartito apertamente schierato con Bruxelles (e con il Colle), che segue le indicazioni di un filo, invisibile ma tenacissimo, che lega i desiderata della Commissione ai mitici “paletti” del Quirinale. E non si tratta di figure di secondo piano, ma di primissimo piano: anzi, delle caselle in assoluto più strategiche in qualunque governo occidentale, l’Economia e gli Esteri. 

Alla Farnesina c’è un uomo come Enzo Moavero. Sbagliato sottovalutare il personaggio, o farsi distrarre dall’inconfondibile pettinatura a nido di beccaccia. È un montiano di ferro, un eurocompulsivo, per anni allenato al mantra “ci vuole più Europa”. Perché mai dovrebbe aver dismesso questo approccio? Al Mef c’è Giovanni Tria. Professore rispettabile, ma a sua volta con una continuità di pensiero orientata verso un certo tipo di logica mainstream: “Spostare la tassazione dalle persone alle cose” (tipico mantra di chi la alza sulle cose e si dimentica di abbassarla sulle persone), sempre possibilista sugli aumenti Iva (che invece sarebbero assai negativi), fautore della politica del cacciavite, del piccolo cabotaggio, lontanissimo – insomma – dalla scossa che sarebbe necessaria. E con lui c’è, in veste di portavoce, la mitica Adriana Cerretelli, che per anni sul Sole 24 Ore era addetta alle ramanzine europee contro l’Italia. Perché mai dovrebbero aver cambiato idee, convinzioni, riflessi?

Con figure così nei posti chiave, altro che governo del cambiamento: queste figure rappresentano un subgoverno del commissariamento. In grado di partorire “decreti crescita” che non fanno crescere proprio niente: a meno di appassionarsi alla salita delle previsioni sul Pil dallo 0,1 allo 0,3.