Siano automatici i tagli di spesa, non gli aumenti di tasse…
Atlantico avanza una proposta-uovo di Colombo al Parlamento e al Governo (qualunque esso sia) rispetto a una scadenza oggettiva che non è possibile cancellare dal calendario: le clausole di salvaguardia destinate a scattare quest’anno (12 miliardi) e il successivo (altri 19).
Inutile girarci intorno: non si può far finta di nulla. Il rallentamento di una ripresa già anemica è già in atto, l’incertezza politica ha ulteriormente rattrappito la propensione al consumo negli ultimi mesi, e in generale la domanda interna è estremamente debole. A questo quadro già fragile un eventuale aumento dell’Iva procurerebbe un danno devastante, che solo i superficiali possono sottovalutare.
Confcommercio, dal presidente Sangalli al direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella, ha il merito di porre da mesi il problema. Le forze politiche, con rare eccezioni, dichiarano di essere d’accordo con l’obiettivo del disinnesco, ma – a meno di miei errori e omissioni – non è stata ancora messa sul tavolo una proposta chiara su dove reperire quelle risorse.
La mia opinione, per quel poco che vale, è nota: è anche corredata da emendamenti tutti tecnicamente ammessi nella scorsa legislatura (anche se politicamente respinti): il che dimostra che, volendo, i tagli di spesa si potrebbero fare. Nel mare della spesa pubblica, ci sono in particolare quattro ambiti dove si può intervenire: le municipalizzate (imponendone la vendita e l’apertura dei rispettivi mercati), l’introduzione (vera) dei costi standard nella sanità, un ulteriore intervento sugli acquisti di beni e servizi nella Pubblica amministrazione (dove pure si è cominciato a fare qualcosa), e ovviamente le spese delle Regioni.
Ma, oggi, prescindiamo dal merito delle singole voci. Pongo un problema di metodo, rilanciando un emendamento che proposi almeno due volte, anch’esso tecnicamente ammesso e poi respinto da governo e maggioranza. Di che si tratta? Del rovesciamento delle clausole di salvaguardia: si stabilisca cioè che se – per qualunque ragione – le clausole non vengono disinnescate, la conseguenza non sia un automatico taglio di tasse (aumenti Iva), ma un automatico taglio di spesa (ad esempio, tra le voci che ho indicato).
Se proprio deve esserci una “sanzione”, sia a carico della macchina pubblica, cioè della spesa, e non dei cittadini attraverso inasprimenti fiscali.
Sarebbe un atto di elementare buon senso. In attesa che si formino le Commissioni permanenti, la Commissione speciale potrebbe approvare
questa misura in quindici minuti. Se lo volesse, naturalmente…