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Movimento 5 Stelle e mercati finanziari: posizioni “allo scoperto”

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Alzi la mano chi è rimasto leggermente sorpreso dalla capatina di Mr. Di Maio alla City di Londra lo scorso 31 gennaio. Non è certo un mistero che gli investitori internazionali s’informino con estrema cura e cerchino d’interloquire al meglio con tutte le forze politiche di un Paese, soprattutto quelle in ascesa, per poi cercare di capire quali opportunità o sciagure possano recare le elezioni politiche. E non è nemmeno un mistero il fatto che gli stessi operatori del mercato si siano ormai abituati al fatto che l’Italia sia il luogo delle promesse non mantenute, buone o pessime che siano. A certe dichiarazioni, intenti, progetti, contratti e chi più ne ha più ne metta non seguirà un bel nulla. Tuttavia, chi vi scrive non è mai riuscito ad abituarsi al gioco di chi la spara più grossa, sport preferito dagli italiani dopo il calcio. Per questo motivo, è bene non stancarsi mai di chiedere quando termineranno gli slogan e si inizierà finalmente a fare i conti con la realtà.

È proprio quando si vuol trasformare lo slogan in norma che iniziano i drammi, e chi segue anche sporadicamente i lavori parlamentari saprà certamente bene quali disastri possono derivare da intenzioni irragionevoli e manichee. Non è sempre una questione di buona o cattiva fede. Che sia chiaro fin da subito: è un problema che riguarda tutte le forze politiche in campo e che mai potrà essere legata esclusivamente ad un solo partito o movimento (v. omicidio stradale, bislacchi tentativi di riforma della Carta etc.).

Ebbene, di preciso, oltre alle proposte più famose (reddito di cittadinanza, banche pubbliche, abolizione della Legge Fornero, nazionalizzazione di questo e di quello), cosa ne pensano gli investitori internazionali del progetto di legge anti-speculazione contenuto nel c.d. ‘Programma Banche’ del Movimento 5 Stelle? Guarda caso, sembra essere sparito dai radar proprio dopo la visita londinese di Luigi Di Maio.

Di cosa si tratta? Riportiamolo espressamente: “Blocco dello short selling intraday e overnight (proveniente sia dall’Italia che dall’estero) su tutti i mercati regolamentati, comprendendo nel blocco sia i titoli azionari che obbligazionari e i relativi sottostanti e derivati, analogamente al future sull’indice e relativi derivati”. Sorgono spontanee due domande: cos’è questo strumento demoniaco denominato short selling? Per quale motivo andrebbe “bloccato”? Sarà il tipico atteggiamento guardingo che assume l’Homo italicus appena ode un termine anglosassone. Dunque, traduciamo: lo short selling (vendita allo scoperto) consiste nella vendita di un titolo che ancora non si possiede realmente, con l’intenzione di riacquistarlo per un prezzo più basso, in modo da trarne profitto intascando la relativa differenza di prezzo. Se, al contrario, il prezzo dovesse salire, saremmo debitori nei confronti del broker, il quale ci ha prestato le quote per la vendita. La tipologia di operazione si adatta molto bene a chi fa trading giornaliero e, non a caso, il termine utilizzato è short, da contrapporre a long. Come in ogni prestito, questione cardine è la garanzia: il broker richiede al venditore allo scoperto un margine, il deposito di garanzia, che solitamente è pari almeno alla metà del valore del prestito e può avere ad oggetto sia denaro che titoli.

Nel mercato libero, quello vero, i prezzi salgono e scendono: la vendita allo scoperto dà quindi la possibilità di realizzare profitti anche in un mercato ribassista. Impostare una strategia di trading per mettere al riparo il proprio portafoglio dal mercato orso non è certamente un comportamento immorale o addirittura illecito. Se avete comprato una serie di azioni appartenenti tutte ad uno stesso indice e tira una brutta aria, perché non tutelarsi (rectius: assicurarsi) con una posizione short globalmente su tutto l’indice attraverso un derivato? C’è chi specula continuamente sui prezzi e ne approfitta? Se così non fosse, non si chiamerebbe mercato.

Alle autorità di vigilanza sui mercati spetta il compito di vietare la vendita allo scoperto per determinate situazioni e su determinati prodotti, proprio per evitare gli eccessi della speculazione. Il legislatore a 5 Stelle vorrebbe, invece, che questo tipo di divieto sia perpetuo. Vi lascio solo immaginare cosa potrebbe accadere a Piazza Affari. Non solo ci sarebbe un effetto devastante sulla liquidità, ma non si otterrebbe nessun risultato positivo in termini di volatilità; anzi, l’evidenza empirica dimostra tutt’altro. Quindi, ogni operazione potrebbe avere di per sé un fine illecito. Si può condannare il fine, le persone, ma non lo strumento.

Anche qui è lecito pensare che il Movimento 5 Stelle potrebbe essere costretto dalla realtà a cambiare posizione, e sarebbe certamente un bene. Ma che ne sarebbe della votazione popolare sulla rinomata piattaforma Rousseau? Come spiegare alla base l’ennesimo cambio di rotta?