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Negri si corregge: se le imprese non fanno affari con l’Iran non è per la “lobby ebraica”

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Un piccolo successo per Atlantico Quotidiano. Un successo che dimostra come denunciare funziona, e avere il coraggio di dire le cose per quelle che sono può portare a cambiamenti reali, almeno nelle parole che vengo usate (purtroppo non sempre nelle idee).

Qualche giorno fa, su Atlantico avevamo segnalato un articolo sull’Iran scritto da Alberto Negri per Il Quotidiano del Sud, il nuovo giornale dell’ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano. In quel pezzo, praticamente un copia incolla delle parole dell’ambasciatore iraniano a Roma Hamid Bayat, Negri indicava la Lega come la responsabile della fine del business tra Iran e Italia, accusandola di aver preferito gli interessi della “lobby ebraica” a quelli degli imprenditori italiani.

In quello stesso articolo, abbiamo dimostrato chiaramente come l’accusa fosse ridicola, considerando che sono ben altre le ragioni che hanno portato alla fine del business tra Roma e Teheran, ragioni che precedono addirittura l’arrivo di Trump alla Casa Bianca. Ragioni che hanno a che fare con un’analisi di costi e benefici, analisi che – come si ricorderà – portò la stessa Cdp nel 2017 a rinunciare all’idea di garantire il business italiano nella Repubblica Islamica.

Come suddetto, aver denunciato l’uso delle parole “lobby ebraica” da parte di Negri pare aver sortito un risultato positivo: non sappiamo se per volere della redazione o dello stesso autore, ma ieri il Manifesto ha pubblicato un articolo praticamente fotocopia firmato sempre da Negri: questa volta però, pur ribadendo le accuse alla Lega, Negri non ha parlato di “lobby ebraica”, ma di una Lega che sta in sella grazie “all’appoggio esterno”.

Ovviamente, non siamo ingenui: sappiamo bene a quale “appoggio esterno” Negri si riferisca, avendo chiaro in mente non solo le sue posizioni, ma soprattutto l’articolo originario. Nonostante tutto, che l’autore stesso o che la redazione de il Manifesto abbia posto un limite alle accuse del giornalista ci sembra un fatto positivo, a indicare quanto la polemica innescata da Atlantico Quotidiano fosse non solo puntuale, ma soprattutto giustificata.