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Netanyahu all’Onu rivela le fabbriche di missili di Hezbollah a Beirut: civili usati come scudi umani

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Parlando ieri in videconferenza in occasione dell’annuale discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il premier israeliano Netanyahu ha nuovamente fatto delle rivelazioni di intelligence molto importanti. Questa volta, Netanyahu non ha parlato del nucleare iraniano, ma dei depositi di missili di precisione del gruppo terrorista libanese Hezbollah.

Secondo quanto rivelato dal primo ministro israeliano, a pochi chilometri dall’area delle esplosioni al porto di Beirut avvenute il 4 agosto scorso, ci sarebbero ben tre fabbriche di missili di precisione (PGM) del Partito di Dio (quindi tutte nella capitale libanese). La prima fabbrica si trova nell’area di Laylaki, nei sotterranei di un condominio di sette piani, in cui vivono ben settanta famiglie (!).

La seconda si trova nell’area di Chouaifet, nei sotterranei di un palazzo di cinque piani, in cui vivono cinquanta famiglie (!).

La terza fabbrica si trova invece nell’area di Janah, vicino a delle abitazioni civili, a due società del gas e ad una pompa del gas.

Tutte aree in cui, se avvenisse un qualsiasi incidente “di lavoro”, i terroristi di Hezbollah potrebbero causare la morte di decine e decine di innocenti civili, usati come scudi umani dagli uomini di Nasrallah, al fine di ridurre il rischio di essere colpiti dagli aerei nemici, ben sapendo che il codice morale di eserciti come quello israeliano impone di cercare sempre di ridurre al minimo i rischi di perdite di vite civili.

I PGM sono missili di precisione con sistemi di navigazione altamente avanzata che, se ben sviluppati, consentono di eludere le difese missilistiche, colpendo le aree civili con estrema precisione. Per questo Israele ritiene che questi missili siano molto pericolosi e sta cercando in tutti i modi di impedirne la costruzione. Per anni il regime iraniano ha tentato dal 2013 al 2015 di esportare i PGM in Libano ma, dopo vari fallimenti, ha deciso di inviare a Hezbollah i missili divisi in vari pezzi, affinché l’assemblaggio avvenisse in loco.

Ricordiamo che già nel 2018, parlando all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Netanyahu aveva mostrato delle immagini satellitari che rivelavano la presenza di centri di produzione di missili di precisione di Hezbollah nei pressi dell’aeroporto Rafiq Hariri, l’aeroporto internazionale di Beirut dedicato all’ex premier libanese, ucciso proprio da uomini del Partito di Dio nel 2005.

Da non dimenticare anche che a metà luglio scorso, il centro di ricerca israeliano ALMA aveva rivelato l’esistenza di almeno 28 siti di lancio missilistici appartenenti a Hezbollah installati in mezzo alle aree civili di Beirut. Il centro ALMA aveva corredato la sua indagine con una serie di mappe estremamente precise, a riprova di quanto veniva affermato. Si stima che da queste postazioni il gruppo terrorista potrebbe lanciare verso Israele anche missili a medio raggio (sempre di produzione iraniana) come il Fateh 110.

Infine, ricordiamo che l’ultimo “incidente di lavoro” causato dai terroristi di Hezbollah è avvenuto appena pochi giorni fa: il 22 settembre, infatti, è saltato in aria un deposito di armi presso il villaggio di Ain Qana, causando ingenti danni, uccidendo un terrorista di Hezbollah, ferendo altre quattro persone e mettendo in pericolo la vita di decine di civili.

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