Non esiste una minaccia no-vax per la campagna vaccinale: uno straw man per criminalizzare le critiche

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La giornata di ieri è trascorsa tranquillamente. Dei temuti assalti alle stazioni ferroviarie che hanno messo in allarme il Viminale e acceso l’isteria nelle principali redazioni (“Follia no-vax, caccia all’uomo”, titolava Libero), nemmeno l’ombra. Davanti alle stazioni c’erano più poliziotti, giornalisti e curiosi che “no-vax”, i nuovi deplorables. Fortunatamente sembra aver prevalso il buon senso tra gli oppositori del Green Pass, che hanno rinunciato a mettere in atto forme di protesta non solo illegali, ma controproducenti per la loro stessa causa. Come ha osservato Fabio Dragoni, alienarsi la maggioranza degli italiani, definendoli ‘pecoroni’ e impedendo loro di andare al lavoro, scatenando la legittima azione delle forze dell’ordine, non sarebbe stata una mossa intelligente, ma una mossa perfettamente funzionale a quel ‘regime sanitario’ al quale intendono opporsi.

Ora che il temuto “esercito no-vax” sembra evaporato nel nulla, i media mainstream festeggiano il “flop”: in 24 ore da terroristi a quattro gatti… Ma di vero flop si tratta, o forse erano le aspettative ad essere troppo elevate? Resta il sospetto che quella dei “no-vax” sia una minaccia enfatizzata ad arte per criminalizzare chi è contro non il vaccino, ma il Green Pass, e osa porre domande scomode al governo e a chi lo sostiene: cosa si è fatto negli ultimi 18 mesi, e cosa si intende fare, sul tema dei trasporti urbani, delle terapie domiciliari e dei tamponi salivari?

È bastato un gazebo 5 Stelle divelto (probabilmente da ex elettori delusi dalla piega presa dal Movimento) dopo decine e decine di manifestazioni tenutesi pacificamente in tutte le più importanti città italiane, sono bastate le minacce via chat di qualche scappato di casa – episodi certamente da condannare – per parlare di “campagna d’odio” dei no-vax e dei no-pass e attivare misure di sicurezza degne di una minaccia terroristica.

Non è una nostra esagerazione. “Stiamo lavorando per identificare, attraverso le indagini sui canali Telegram, i responsabili da deferire all’autorità giudiziaria per vari reati, tra questi anche quello di istigazione a delinquere con l’aggravante dell’utilizzo di mezzi informatici con finalità terroristiche”, ha fatto sapere ieri il direttore della Polizia postale, Nunzia Ciardi, aggiungendo che “la stessa Procura di Torino ha incardinato un fascicolo dove si ipotizza questo reato”.

Non ricordiamo lo stesso ‘attivismo’ per le minacce via social o nelle piazze arrivate in questi anni ad altri ministri, ma evidentemente c’è ministro e ministro…

Così come, perlomeno a nostra memoria, mai dal Viminale era arrivato un intervento dissuasivo preventivo ad annunciare – giustamente – “tolleranza zero” nei confronti di “illegalità in occasione delle iniziative di protesta nei pressi delle stazioni ferroviarie”. Noi siamo per la tolleranza zero nei confronti di qualsiasi forma di illegalità – occupazioni abusive e immigrazione irregolare incluse – e ricordiamo bene come azioni illegali, compresi blocchi stradali e ferroviari, ma anche devastazioni e saccheggi, siano la norma, non l’eccezione durante le proteste politiche e sindacali nel nostro Paese. E il Viminale è solito chiudere non uno ma entrambi gli occhi. Ma anche qui, c’è manifestazione e manifestazione…

Ci siamo abituati in questo anno e mezzo di pandemia al sistematico ribaltamento della realtà. Se bastano un gazebo divelto e minacce isolate, dopo decine di manifestazioni pacifiche, per parlare di “campagna d’odio”, allora non si può non definire “campagna d’odio” anche quella portata avanti da mesi dalle forze governative e dai media mainstream nei confronti di chiunque si permetta di avanzare dubbi legittimi sull’estensione abnorme dell’obbligo di Green Pass, o foss’anche sulla efficacia dei vaccini.

La sproporzione dei mezzi in campo è innegabile. Una spropositata pressione politica, mediatica e sociale sugli incerti e sui contrari al vaccino, o solo al Green Pass, durata settimane, con quotidiane dichiarazioni incendiarie che rischiano di portare all’esasperazione chi vede fortemente compresse le proprie libertà, il diritto di seguire una lezione in presenza e forse presto anche di lavorare.

Ogni giorno, da settimane, sulla carta stampata, via social o dai salotti dei talk show, politici, virologi, giornalisti, persino operatori sanitari sparano a palle incatenate accuse e minacce verso chi non vuole vaccinarsi o chi semplicemente non ritiene giustificate le limitazioni imposte attraverso l’obbligo di Green Pass. Giornaliste che vorrebbero vederli morti o ridursi a “poltiglie verdi”; virologi che vorrebbero vederli “chiusi in casa come sorci” o “perseguiti come mafiosi”; assessori alla sanità che vorrebbero fargli pagare le cure; ex parlamentari che invocano Bava Beccaris (il generale noto per aver ordinato di sparare sulla folla per reprimere i moti di Milano del 1898); il presidente del Consiglio che parla di “inviti a non vaccinarsi come inviti a morire”, liste di proscrizione in cui si mette dentro di tutto, movimenti estremisti e parlamentari che esprimono dubbi e critiche ragionevoli. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Una violenza verbale senza precedenti. Il fatto che non sia rivolta contro un singolo individuo ma contro una intera categoria di cittadini non la rende meno grave e meno odiosa.

E si tratta degli stessi pulpiti da cui, quando fa comodo, si tuona contro il fantomatico “hate speech” in rete.

Quanta ipocrisia serve per denunciare la campagna d’odio dei no-vax e rifiutarsi di vedere quella dei pro-vax?

La realtà è che quella no-vax è una frangia talmente residuale e impalpabile da rappresentare lo straw man perfetto per eludere ogni argomento contro il Green Pass – e ce ne sono di validissimi – non dover rispondere a chi esprime dubbi legittimi, e al tempo stesso un capro espiatorio sempre pronto all’uso per qualsiasi falla nelle politiche anti-Covid.

Attribuire l’etichetta no-vax anche a chi è contrario al Green Pass, anzi brandirla come un manganello retorico contro qualunque cosa si muova al di fuori della linea ufficiale – peraltro ondivaga, contraddittoria – è l’impostura intellettuale più oscena a cui stiamo assistendo.

Eppure, i sondaggi parlano chiaro: i no-vax “ideologici” sono al massimo il 5 per cento e sono in calo. Non solo i sondaggi, anche i numeri reali della campagna di vaccinazione lo confermano. Quasi l’80 per cento delle persone sopra i 12 anni (e una percentuale ancora superiore se si escludono i minorenni) si è già vaccinata con almeno una dose. Molti altri sono prenotati e molti non potranno vaccinarsi solo per motivi di salute.

Siamo tra i Paesi con la più alta percentuale di popolazione vaccinata. Non dell’Unione europea, ma del mondo. Abbiamo da poco superato anche Israele e Regno Unito come prime dosi. Non dovrebbe essere questa la notizia? Dati alla mano, in Italia non esiste alcuna “minaccia no-vax“. I no-vax sono una variabile trascurabile ai fini del successo o meno della campagna e dell’efficacia della copertura vaccinale. Non esiste un problema di rifiuto dei vaccini da parte della popolazione indotto dai “complottismi” dei no-vax. Semmai, un problema di sfiducia e di incertezza dovuto principalmente al caos comunicativo delle istituzioni e della stampa mainstream.

Invece di celebrare un successo non scontato in partenza, e impegnarsi a convincere gli incerti con la forza dei numeri, il governo e i media che lo sostengono sembrano impegnati in una vera e propria caccia alle streghe, un metodo che purtroppo va avanti dall’inizio della pandemia e che il governo Draghi ha ereditato dal governo Conte. Evidentemente, serve un capro espiatorio: oggi il no-vax, ieri il runner, i giovani, la movida, etc. Uno scaricabarile perpetuo sui cittadini, sia degli oneri dell’emergenza sia della colpa dei contagi e delle conseguenti chiusure.

Un clima infame, aggravato dall’introduzione del Green Pass e dalla campagna terroristica contro i non vaccinati, bollati come untori e disumanizzati, indicati ai vaccinati come gli incivili per colpa dei quali non riusciamo a liberarci del Covid. Una menzogna, che sta spingendo i cittadini gli uni contro gli altri, lacerando famiglie e rompendo amicizie, distruggendo una comunità.

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