Come nei migliori film, premetto la frase: “Ogni riferimento a fatti e personaggi realmente esistenti è puramente casuale”.
Di che si tratta? Sulle terrazze del giornalismo “ufficiale”, va molto di moda la lacrima contro i propri editori. C’è il direttore allontanato, pare, perché l’editore non voleva aggredire preventivamente il Governo. E c’è un altro editore che ha a sua volta preso carta e penna per raccomandare la stessa cosa al suo giornale.
E così, dalle terrazze fisiche alla portineria virtuale di Twitter, da giorni esponenti della stampa “libera e indipendente” (scusate se metto gli aggettivi tra virgolette, ma fanno troppo ridere) si lagnano, soffrono, in qualche caso strepitano.
Hanno censurato per anni ogni opinione estranea al politicamente corretto. Hanno manifestato ostilità a tutte le forme di pensiero non allineato, di dissenso, di opinione alternativa. Hanno gestito le loro testate sulla base di complicità con gli amichetti e di avversione quasi fisica verso altri. Sono stati nominati anche in base ai calcoli politici dei proprietari dei giornali. E in quel caso non si sono lamentati degli editori.
Se però ora subiscono (per qualche giorno, o per la prima volta) ciò che hanno inflitto agli altri per anni, piangono lacrime dolorose, confortati dai vicini di terrazza, inconsolabili pure loro.
Sia detto con rispetto: fate ridere. Senza editori, senza qualcuno che paghi stipendi (e note spese), non si fanno media tradizionali. Volete essere liberi, volete esprimervi, non volete negoziare la linea con l’editore? Legittimo. Fate come Atlantico, allora: aprite una testata online, con costi di fatto azzerati. Potrete dire quello che vi pare, tutti i giorni, senza limiti: non vi costerà nulla, e potrete farlo senza la paghetta di papà.