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Non tutti i populisti scandalizzano i benpensanti di sinistra

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Viviamo nell’epoca di una sorta di bipolarismo internazionale che divide, in Europa ed oltreoceano, tutti i cosiddetti populisti e sovranisti, che hanno raccolto ultimamente molto consenso elettorale dal ceto medio arrabbiato ed impoverito, fino a conquistare, in diversi casi, le stanze dei bottoni, dai loro detrattori. Questi ultimi possono appartenere a tipi differenti di sinistra, dalla più estrema ed ideologizzata a quella più sfumata come i liberal americani. Ma fra gli odiatori di Trump, Orban o Salvini, vi sono anche personaggi dello spettacolo, hollywoodiani e nostrani, insieme a scrittori militanti come Roberto Saviano. Duole dirlo, ma c’è pure la Chiesa cattolica, che con l’attuale Pontefice si occupa più della politica “terra terra” che della dimensione spirituale dell’umanità. Infine, non meno importanti, i fautori dello status quo europeo, i quali detestano a priori chiunque osi mettere in discussione la struttura, fragile, dell’attuale Unione europea. Nemmeno i così chiamati populisti e sovranisti sono comunque un monolite. L’informazione ricorre spesso a semplificazioni per alleggerirsi la vita, ma non sempre è corretto fare di ogni erba un fascio. Populismo e sovranismo, possono dire tutto, ma anche nulla.

Intanto, pure la politica un po’ più vecchia ed oggi meno popolare ha avuto tratti populistici, se pensiamo, per esempio, all’Italia e ad alcune promesse a buon mercato, sia di Renzi che di Berlusconi, buttate lì all’ultimo minuto prima della chiusura della campagna elettorale, al fine di stravolgere le opinioni, magari già consolidate, dei cittadini. Poi, esistono populisti che sul piano economico-sociale si sono rivelati più liberali di tanti europeisti acritici e il pensiero va subito alle tasse abbassate in America da Donald Trump. Altri invece, come i nostri pentastellati, sono più dirigisti dell’antica sinistra comunista. Alcuni sovranisti sognano il ritorno alle piccole patrie, anche a livello economico e commerciale, ma non tutte le rivendicazioni di sovranità nazionale guardano al medioevo, preferendo puntare soprattutto sul riequilibrio della globalizzazione e sulla difesa da concorrenti sleali. Non tutto il cosiddetto populismo di oggi è peraltro schierato a destra. La frustrazione di certi settori della società come quello giovanile, si è rivolta e si sta ancora rivolgendo a forze dichiaratamente di sinistra, per esempio il partito laburista inglese di Jeremy Corbyn, oppure di sinistra “de facto” come il M5S in Italia. Ecco, il populismo odierno è vario quasi quanto il mondo, tuttavia colpisce la disparità di trattamento che viene applicata dagli anti-populisti in servizio permanente effettivo. Probabilmente, nonostante la morte delle ideologie, lo schierarsi a destra piuttosto che a sinistra o viceversa, conta ancora qualcosa. Infatti, ad iniziare da Trump, per poi scendere a Salvini, Marine Le Pen, l’ungherese Orban ed altri ancora, i commentatori progressisti, di entrambe le sponde dell’Atlantico, vedono solo fascismo, se non addirittura nazismo e certamente tanto razzismo.

Un personaggio come Jeremy Corbyn, che è più grossolano di Beppe Grillo, non desta invece lo scandalo di nessuno. Non vediamo il benché minimo sussulto d’indignazione da parte di quegli osservatori sempre pronti ad analizzare qualsiasi colpo di tosse del presidente americano o dei vari leader europei di destra, eppure Corbyn ha già dato dimostrazione di essere tutto fuorché moderato e pacifico. Oltre ad aver riportato indietro di decenni la storia del Labour Party, cancellando tutto il percorso riformatore di Tony Blair, non fa mistero di detestare Israele e di trovarsi maggiormente vicino ai palestinesi, anche al peggio del peggio che quella parte esprime, ovvero i terroristi, perché questo sono, di Hamas. Qualche giorno fa, alla Camera dei Comuni, ha dato della “donna stupida” a Theresa May. Lo staff del leader laburista si è affrettato a precisare che l’insulto era genericamente rivolto ad un gruppo indefinito di persone, “stupid people” e non si è trattato di un “stupid woman”, diretto alla premier, ma il video con il labiale di Corbyn non lascia spazio a dubbi. Immaginiamo cosa sarebbe successo se un qualsivoglia populista di destra avesse insultato il capo di governo in un’aula parlamentare, luogo sacro della democrazia. Come minimo, sarebbe stato rispolverato Mussolini con i suoi manipoli che avrebbero dovuto bivaccare nell’aula sorda e grigia. Jeremy Corbyn invece, non turba il sonno né della Cnn, né di Roberto Saviano. Chi ha a cuore le sorti della democrazia liberale, dovrebbe considerare il leader laburista britannico insidioso tanto quanto, se non addirittura di più, le varie destre nazionaliste. Pur comprendendo un certo disagio popolare, in particolare giovanile e lo smarrimento di fronte a qualche limite della premier Theresa May e alla difficile gestione di Brexit, ci auguriamo che gli inglesi evitino di mettere il Regno Unito nelle mani di questo demagogo di estrema sinistra.