Non veniteci a fare la morale in punta di cavillo: il vostro è amore per l’odio verso il nemico politico

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Non diteci che stiamo con Salvini se denunciamo lo scandalo che lo colpisce. Non veniteci, per favore, a fare la morale sulla legalità, sullo stato di diritto, se non ce la beviamo questa distorsione umiliante, mortificante di ogni diritto, di ogni stato. Non c’è nazione al mondo che rinunci a respingere, ad arginare i clandestini le cui navi trafficanti vengono senza complimenti spedite altrove; non c’è paese che non applichi un contenimento, una difesa delle sue prerogative, una tutela contro le sue porosità. Solo l’Italia, e solo la parte, chiamatela come vi pare, sovranista, di destra, fascista, solo l’Italia conservatrice e non eurofanatica viene colpita e le ragioni sono talmente chiare da rendere imbarazzante qualsiasi analisi. Qualsiasi delucidazione.

Una procura apre un’indagine nei confronti dell’allora ministro dell’interno con l’ipotesi, risibile, pretestuosa, di sequestro di persone, di crudeltà disumane: il procuratore capo, Zuccaro, conclude per l’archiviazione ma il Tribunale dei ministri no, insiste e alla fine riesce a mandarlo davanti a un giudice che dovrà decidere se e a quanto condannarlo: mesi o anni o un decennio abbondante, degno di un genocida. Ed è lo stesso che, in nome dell’amore un giorno sì e l’altro pure viene infamato, minacciato, ritratto a testa in giù, mandato al cimitero, al manicomio insieme ai figli piccoli, incolpato di carestie, inondazioni, roghi. E sono gli stessi che hanno sterilizzato altre navi trafficanti cariche di altri migranti per molto più tempo, gli stessi che hanno applicato l’autorizzazione a procedere in uno scenario allucinante, colmo di assenze.

No, non ci si venga a dire che così deve andare. Non ci si provi, a farci la morale in punta di cavillo come fa il leader di estrema sinistra Pietro Grasso, ex giudice antimafia, che di sinistra non è stato mai: complimenti vivissimi anche a lui. Non sprecate parole, perché è chiaro come il sole l’intento: colpire quello per educarne altri, metterlo fuori gioco o almeno indebolirlo, ammonirlo, fiaccarlo con la scusa dell’umanitarismo peloso e dei trattati internazionali di cartone. Diceva un giudice una volta: “La legge è come la pelle dei coglioni, va dove la tiri”. Sì, lo abbiamo capito e non da oggi, sono decenni, è dai tempi di Mani Pulite, di Craxi, poi di Berlusconi, poi di chiunque si metta di traverso alle magnifiche sorti e progressive. E per cosa? Per le logiche di faida, per le vendette trasversali e plateali? Per gli orgasmi serotini di Travaglio, di Davigo, della Bonino, di Conte, dei rottami del comunismo di ridotta?

In un Paese dove la Rai manda a mangiare a Sanremo 624 papaveri e nessuno ci trova niente di strano. Dove comanda un incesto partitico senza investitura popolare, contronatura ma blindato dal capo dello stato. Dove ricorre l’omicidio del giudice e giurista Vittorio Bachelet e l’informazione complice non nomina mai la killer, la brigatista Anna Laura Braghetti, conosciuta come “la carceriera di Moro”. Dove l’astro nascente della sinistra velleitaria, tale Elly Schlein, di professione sardina in carriera, usa intrattenersi ai convegni con vecchi brigatisti. Dove il cosiddetto capo sardina, questo lanciatore di frisbee, Mattia Santori, si distingue per gaffe e uscite al limite del demenziale come l’appoggio al sistema Bibbiano, declassato a propaganda di destra – ed è lo stesso sistema che affidava i bambini rubati perfino a cooperative gestite da ex brigatisti, siccome tutte le strade della sinistra riportano ad ovo; come la foto, incredibile, di vanità miserabile, con un fotografo in piena sindrome d’odio; come l’idea strampalata di più sistemi Erasmus in ragione delle latitudini, quanto a dire più ce ne sono e più sardine fannullone ne escono. Trovata ebete, dal retrogusto razzista, trovata insulsa e infatti i social scoppiano di ironie, di compatimenti. Ma il sardina carrierista è catafratto al ridicolo. Dopo aver assicurato che non voleva fare politica e tanto meno restare nell’alone dei riflettori, va a cercare mezzo governo, si pone da pari a pari, non si rassegna, lui rappresenta uno strano partito per l’amore: l’amore per l’odio verso Israele, verso Salvini, verso “i nemici”; l’amore appassionato per se stesso, l’amore per l’inettitudine convinta, per quel languore pigro, per la tracotanza viziata di chi vuole solo entrare nel gioco duro ed è disposto a pagare ogni prezzo, ogni miseria umana ed etica. Dicono che, comunque vada, in realtà Salvini vincerà comunque, sia che lo processino sia che venga archiviato. A noi non interessa, a noi interessa la palude malsana, mefitica di un grottesco che il Paese non riesce a bonificare, che peggiora sempre.

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