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Nuovo crollo delle nascite: pandemia e lockdown aggravano la crisi

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La pandemia e il lockdown fanno crollare ulteriormente le nascite nel nostro Paese. I dati emersi dal bollettino Istat “Natalità e fecondità della popolazione residente 2020” fanno emergere infatti un nuovo record negativo. Le nascite sono state 404.892 (-15 mila rispetto al 2019), dati che rappresentano perfettamente quello che è nel nostro Paese un serio problema, troppo spesso sottovalutato, peggiorato ulteriormente a causa della pandemia e di tutto ciò che ne è conseguito. 

Non possiamo però meravigliarci di fronte a questi dati che sono lo specchio non solo del nostro Paese ma della nostra società, che vive una fortissima sensazione d’abbandono, d’impotenza, d’instabilità economica ma anche valoriale – la famiglia sempre più messa in discussione. Un mix che è la principale causa dei dati che sono emersi.

In una società in cui il lavoro è sempre più precario, gli stipendi bassi, le spese altissime, in una società dove si ha sempre più difficoltà sia nel programmare il proprio futuro che nel costruirselo, non c’è da meravigliarsi se una giovane coppia non metta al mondo un figlio, per decisione consapevole o per inerzia. Però i figli sono il futuro di una nazione. Ci troviamo spesso a sentire giovani coppie dichiarare che non se la sentono di fare figli proprio per questi motivi, ovvero la mancanza di certezza di poter garantire una vita dignitosa al futuro figlio.

È anche vero che stiamo assistendo a una discussione che mette nel mirino la famiglia e la nascita di un eventuale figlio, descrivendoli come ostacolo alla realizzazione dell’individuo, al successo, mostrandoli come una perdita di tempo e non necessari per raggiungere la felicità. Anche qui purtroppo non c’è da meravigliarsi considerato il fatto che viviamo in una società sempre più destrutturata, in cui ogni legame con le comunità si fa sempre più debole.

Serve un deciso cambio di passo, servono politiche di sostegno alle famiglie e di aiuto alle giovani coppie, serve dare strumenti utili per la costruzione di un futuro sicuro e non precario, ma serve anche un lavoro culturale che possa rimettere la famiglia in cima alle priorità, sia in chiave politica che sociale.

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