Si intitola “Obiettivo Impresa”, ed è la mostra fotografica nata dalla volontà di Birra Peroni, in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design. A Roma, fino al 16 marzo sarà possibile visitare l’esposizione allestita nello Ied di via Alcamo, dove è stato allestito un vero e proprio racconto per immagini di luoghi, persone, oggetti e momenti di lavoro quotidiano, sviluppato da cinque talenti emergenti della fotografia nazionale e internazionale. Gli stabilimenti produttivi di Birra Peroni a Roma, Bari e Padova hanno aperto le loro porte agli studenti del corso triennale in fotografia Ied Roma. Guidati dal fotografo Massimo Siragusa, con il contributo della photo editor Daria Scolamacchia, i ragazzi hanno sviluppato le loro idee creative, cogliendo nel lavoro quotidiano gli aspetti permanenti del “saper fare” impresa. Materie prime, macchinari, oggetti storici, tappi, bottiglie e persone diventano, così, elementi di una narrazione, espressione di qualità e cultura, che si snoda tra passato e presente. Le opere in mostra sono quelle realizzate da Andrea Santamaria, Ivan Cerasia, Thiago Andres Gnessi, Elena Durante e Ivana Bianco, studenti del corso che hanno dedicato le loro tesi finali a Birra Peroni. “Talento, italianità e proiezione internazionale sono gli aspetti che legano Birra Peroni e Ied. L’Istituto Europeo di Design è il partner naturale di un’azienda che, come Birra Peroni, fa del talento delle sue persone la base del proprio successo, non solo nel mercato italiano ma anche a livello internazionale. Da oltre 170 anni Birra Peroni è simbolo della qualità del made in Italy nel mondo, con radici che affondano nella storia e una costante capacità di innovare, interpretando il presente e immaginando il futuro. Proprio come i giovani talenti Ied dimostrano di saper fare”, afferma Cristina Hanabergh, sustainable development manager Birra Peroni. “La storia di un brand può ispirare in modi diversi lo sguardo di un fotografo, e Obiettivo Impresa riassume tutti quelli peculiari della fotografia corporate. I giovani professionisti che espongono hanno inquadrato le strutture, le persone e gli strumenti che incarnano il prodotto Birra Peroni usando ciascuno una prospettiva diversa. Con scatti realizzati in altissima definizione o su Polaroid, con mini reportage o ritratti. Questo rende il lavoro ancor più interessante ed eclettico, una piccola summa del rapporto tra impresa e fotografo”, commenta Max Giovagnoli, Coordinatore Scuola Arti Visive Ied Roma.
Ma in cosa consiste il lavoro dei giovani? Quella di Elena Durante è un’analisi molto vasta e articolata all’interno del mondo aziendale. Le tre grandi realtà industriali della Birra Peroni sono state raccontate con sistematica precisione, in un percorso che si inscrive perfettamente all’interno dei canoni classici della fotografia industriale. L’apporto creativo di Elena si evidenzia, oltre che nell’estremo rigore con cui ha visto le strutture industriali, soprattutto nei momenti di sospensione. In quegli scatti, cioè, in cui ha posto l’accento sui segni nel pavimento e sulle tracce del lavoro lasciate dalle macchine e dalle attrezzature. Macchie, tracce, segni di passaggio, bagnato. Tutti elementi che ci indicano come, dietro ogni struttura, alla fine troviamo l’uomo che con il suo lavoro, la fatica e, soprattutto il suo ingegno, dà voce e anima a tutto quello che lo circonda.
Il progetto di Ivana Bianco è giocato sul tema del simbolismo. L’importanza che un’azienda come la Birra Peroni ha avuto all’interno della realtà pugliese è qui raccontata con un dialogo tra immagini simboliche dell’evoluzione del ruolo della donna nel tempo, e foto di paesaggio della realtà barese. L’aspetto più interessante e particolare del lavoro di Ivana è che tutte le foto delle figure femminili presenti sono degli autoritratti. La messa in scena, e l’autoritratto come chiave di lettura della realtà, sottolineano e avvalorano il contenuto simbolico e identitario del brand. Birra Peroni ha segnato una realtà e un’epoca, dando lavoro ma, soprattutto, identità. Non a caso, le sole immagini dell’azienda presenti in questo progetto, sono un dialogo tra una foto storica ed una recente. Come a segnalare un punto fermo all’interno di un processo di evoluzione nel tempo.
Le fotografie di Andrea Santamaria hanno il sapore delle tavole pittoriche dell’arte fiamminga, con le immagini dei grandi oggetti che fanno parte della collezione del museo dell’azienda. L’idea di inserirli all’interno di una scenografia fatta di nero assoluto, non solo elimina ogni possibile distrazione nell’osservare l’oggetto, ma ne toglie anche la collocazione temporale, facendoli diventare elementi di un racconto senza soluzione di continuità tra passato e presente. Birra Peroni, più che un’azienda, diventa quasi una compagna che ha saputo affiancarci negli anni, assecondando i cambiamenti che la società civile ha, di volta in volta, espresso.
È la scomposizione l’idea alla base del lavoro di Ivan Cerasia. Nel suo progetto il prodotto, la birra, viene analizzata come in un esercizio di indagine microscopica, alla ricerca degli elementi fondanti. Qui, tutti i componenti della birra, il lievito, il luppolo, l’acqua, sono fotografati in un sofisticato processo creativo, e sembrano volerci suggerire chi sono. Si presentano, dichiarano apertamente la loro identità. Come a ricordarci che quello che noi beviamo non è altro che la somma di personalità materiche differenti che sono il risultato di un lungo processo, espressione di qualità e di cultura.
Le Polaroid di Thiago Andres Gnessi sono oggetti fisici e affascinanti. L’analisi del suo lavoro va oltre la semplice individuazione di relazioni tra immagini, tra primi piani quasi macro, e visioni d’insieme. L’utilizzo di un mezzo così particolare come la Polaroid spinge ad una chiave di lettura molto più proiettata verso l’analisi di un’opera d’arte. Per le sue stesse caratteristiche tecniche, la sfocatura, i colori avulsi dalla realtà, la perdita d’incisione, la Polaroid è un materiale di trasformazione e di interpretazione. Inoltre, la peculiarità più importante, è che la Polaroid trasforma la fotografia in un esercizio non più riproducibile. È l’unicità dello scatto, allora, a impreziosire e a conferire valore all’azione interpretativa messa in atto dal fotografo. Per queste ragioni le immagini di Thiago sono permeate di un raro equilibrio e di una straordinaria capacità evocativa.