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Per l’Italia solo un’ora d’aria. E se fosse proprio la Bce ad imporci il controllo ai movimenti di capitale?

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Quousque tandem abutere, Conte, patientia nostra?

Contesto – Il 12 marzo, Bce ha abbandonato l’Italia. Il 18 marzo l’ha riagguantata. Lo ha fatto, tuttavia, rispettando i due limiti che la Germania ha sempre posto: gli acquisti saranno ripartiti fra gli Stati proporzionalmente al capitale e non alla necessità, non verrà acquisito più di 1/3 del debito da ciascuno Stato emesso.

Dunque, Bce non ha salvato l’Italia: le ha concesso l’ora d’aria.

Stessa musica da Berlino. Il prossimo 5 maggio, la loro Corte costituzionale, con sentenza sul Quantitative Easing di Bce, si periterà di ribadire i suddetti limiti, come invalicabili.

Un nutrito insieme di alti papaveri tedeschi, fra i quali gli ex ministri socialdemocratici Peer Steinbrück e Wolfgang Clement, ha molto recentemente ribadito che “non spetta all’Eurosistema ridurre i differenziali dei tassi di interesse”.

Merita notare come il nuovo QE della Lagarde sia reso possibile unicamente da una emissione straordinaria di titoli di stato tedeschi, eccezionalmente emessi a finanziare le spese straordinarie del coronavirus: in difetto, Bce avrebbe raggiunto il limite di 1/3 del debito tedesco il prossimo luglio, ed avrebbe dovuto abortire l’esercizio. Ma di una emissione straordinaria si tratta: l’ora d’aria, appunto.

Tutto ciò, non è affatto una sorpresa. Bensì, l’espressione matura del blocco dei Paesi che, già nel settembre del 2019, avevano votato contro la ripresa del QE voluta dall’ultimo Mario Draghi: Germania, Olanda, Francia… il blocco della KernEuropa.

Improvvisamente, l’abisso si spalanca.

Cottarelli – Fin dal 27 agosto 2018, un Cottarelli insolitamente esplicito avvisava che “uno Shock Esterno. Cioè il fatto che l’economia mondiale rallenta, l’economia europea rallenta e l’Italia è entrata in recessione”, avrebbe suscitato in Europa “un ragionamento del tutto logico: ‘ma, Italiani, vi abbiamo dato 8 anni di tassi d’interesse bassi. Voi non avete messo a posto i conti pubblici. Ora basta’”.

In tal caso, “ai mercati può venire il dubbio che il governo sia forzato o debba decidere: o di ristrutturare il debito pubblico, quindi non pagare (Grecia), oppure di dire ‘vi paghiamo, ma dopo essere usciti dall’Euro, quindi stampando le nuove Lire’”. Cottarelli segnalava, in tale secondo caso, un unico problema, a suo parere irrisolvibile: “Per riscrivere il sistema dei pagamenti che adesso funziona in Europa, per scriverlo in Nuove Lire, ci vogliono 12 mesi”.

Ciò che Cottarelli non diceva, è che tale problema non si presenterebbe in caso: non di conversione valutaria, bensì di mera imposizione del controllo movimenti capitale. In tale secondo caso, il sistema dei pagamenti italiano continuerebbe ad essere un sottoinsieme segregato dell’esistente sistema dei pagamenti di Bce, detto Target 2; solo verrebbero limitati i trasferimenti in uscita, dal sottoinsieme segregato italiano al soprainsieme non segregato europeo.

Alternative – Tre sono le alternative: la Troika con annessa ristrutturazione del Btp; una patrimoniale sui conti correnti, eventualmente attraverso un prestito forzoso; una segregazione dentro Target 2, vulgo controllo movimenti capitali. Inevitabile è scegliere.

La prima alternativa avrebbe infiniti svantaggi: la Troika imporrebbe ulteriori tagli a scuola e pensioni e sanità… nel bel mezzo della emergenza sanitaria; la ristrutturazione del Btp comporterebbe una catena di fallimenti bancari, a loro volta sanati con il ricorso ad un bail-in di massa; a carico di famiglie ed imprese, già piegate dall’emergenza sanitaria.

La seconda alternativa, avvertiva Gotti-Tedeschi, “può avvenire solamente grazie all’equivalente porzione di risparmio (liquido) delle famiglie italiane”. Essa comporterebbe un maxi-esproprio di proporzioni sovietiche; a carico di famiglie ed imprese, già piegate dall’emergenza sanitaria. Né vale ad attutirlo il suggerimento, ventilato da Monti e De Bortoli, di “un’emissione per un importo molto rilevante, a lungo termine o irredimibile… a tasso di interesse fisso e molto basso”; giacché il collocamento di un simile titolo non sarebbe mai alla pari, dunque sarebbe comunque forzoso, e mai il suo valore rappresenterebbe più di una modesta frazione del capitale espropriato.

Entrambe le prime due soluzioni, non potrebbero mai avere il favore delle banche, che ne verrebbero segnate in misura estremamente profonda. Senza contare l’avviso di Fubini: “L’opinione pubblica lo vivrebbe come un atto ostile e potrebbe eleggere alla prima occasione un governo nazionalista, antieuropeo e disposto a uscire dalla moneta unica”.

Entrambe le prime due soluzioni implicherebbero inevitabilmente l’immediata imposizione dei controlli movimenti capitali: poiché nessuno lascerebbe depositi su una banca italiana, dopo aver subito un simile esproprio; sia che venga per la via del bail-in che della patrimoniale.

La terza alternativa, renderebbe superfluo l’esproprio, in quanto i capitali privati italiani così segregati, non più liberi di fuggire all’estero o in attivi esteri, sopperirebbero spontaneamente ad ogni possibile necessità di finanziamento del Btp. Perciò, a chi scrive, essa appare come la soluzione più attraente.

Tuttavia, essa confligge con i più radicati sentimenti dell’establishment €rista italico: Salvatore Rossi è arrivato a collegare il controllo dei movimenti di capitale alla Seconda Guerra Mondiale, la libera circolazione dei capitali alla pace; Lucrezia Reichlin immaginava che, per evitarli, fosse possibile una diversa situazione, ancorché “assai discutibile da un punto di vista democratico”; Draghi aveva scandito “se cominciamo a limitare l’ammontare dei pagamenti che i cittadini possono effettuare, semplicemente distruggeremo l’Unione; Alesina e Giavazzi scrivono che “vorrebbe dire uscire dall’euro che è nato per fare il contrario”, con conseguenze “sul nostro commercio estero, sulla nostra posizione geopolitica”.

L’establishment €rista italico, convinto, insomma, che l’Euro è la pace, che un Popolo è libero quando può comprare azioni coreane, che non c’è Ue senza Euro; che fuori dall’Euro c’è solo la Russia.

Insomma, scegliendo la prima o la seconda soluzione, il Potere italiano si consegnerebbe a certo suicidio. Scegliendo la terza tradirebbe se stesso. Tuttavia, Bce ci ha concesso solo l’ora d’aria. Game is over.

Un infantile girovagare – Così, il governo perde tempo, inventandosi dei divertissement: prima il CovidBond di Conte (ossia l’accesso ai prestiti ma “senza condizionalità”), stroncato immediatamente senza rimedio da Merkel; poi “un Fondo di garanzia”, la cui sola istituzione richiederebbe anni; infine la cambiale in bianco, che Galli e Codogno vorrebbero Roma sottoscrivesse: chiamare subito per la Troika, rinviando la stesura del MoU e la quantificazione della ristrutturazione del Btp “ad una nuova valutazione della situazione dell’Italia, dopo la fine dell’epidemia”.

Divertissement, ai quali la Germania risponde secca, ex multis: per Lars Feld, qualunque intervento di Bce “requires an ESM program as precondition”, richiede come precondizione la Troika; ma anche il più noto avatar di Berlino: i Paesi Bassi “si impegnano a garantire il rispetto di una forma appropriata di condizionalità per ciascuno strumento come richiesto dall’attuale Trattato MES”.

Ciò non deve affatto stupire. Le priorità di Berlino sono: deflazionare la propria bolla (immobiliare e finanziaria), ad ogni costo evitare la cosiddetta “Trasfer Union” (vulgo, “Federazione europea”), ad ogni costo evitare di dover comprare Btp. Tutte implicano di arrestare la continua fuga di capitali italiani in Germania, registrata da una misura di liquidità, detta “saldo Target 2“.

Sono priorità razionali e, come tali, debbono essere comprese. È dal lontano settembre 2012 che la Germania compie ogni sforzo per rendere impossibile l’implementazione dello OMT allora inventato da Draghi. Prima rinnegando gli accordi verbali per impedire allo ESM la ricapitalizzazione diretta delle banche; poi ottenendo che la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe imponesse a Bundesbank di non partecipare ad un OMT se “illimitato”, cioè neutralizzandolo; infine, convincendo successivi governi italiani a convenire un Nuovo Trattato ESM, che esclude l’Italia dalle linee di credito precauzionale, e le impone la ristrutturazione del Btp, oltretutto preventiva.

Nuovo Trattato ESM che il governo italiano difende con le unghie e con i denti… nel preciso momento in cui chiede di disapplicarlo. Se ciò può apparire assurdo, è perché lo è.

La Segregazione dall’alto – Non sappiamo quanto questo infantile girovagare potrà durare. Sappiamo, però, che, per porgli termine, Bce dispone di un’arma apparentemente ignorata: se il governo italiano non vorrà imporre esso stesso il controllo movimenti capitali, allora potrebbe provvedervi Bce stessa, e con un semplice atto amministrativo.

Riassumendo:

  • la base giuridica per Target 2 è un Indirizzo Bce, del 5 dicembre 2012,
  • basato sull’art. 127.2 TFEU (riflesso art. 3.1 Statuto Bce), che fissa, fra i “compiti fondamentali”: “definire e attuare la politica monetaria dell’Unione”, nonché “promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento”;
  • basato altresì su art. 282 TFUE, che estende tali “compiti” esplicitamente a Bce;
  • limitato, una prima volta, dall’art. 132.1 TFUE (riflesso in art. 22 Statuto Bce), che limita la facoltà di stabilire regolamenti, “al fine di assicurare sistemi di compensazione efficienti e affidabili all’interno dell’Unione”;
  • limitato, una seconda volta, dall’art. 127.1 (riflesso art.2 Statuto Bce) e art. 282 TFEU, che limitano tali “compiti”, allo “obiettivo” del mantenimento della stabilità dei prezzi;
  • limitato, una terza volta, da una forzata interpretazione dell’art. 136.1 TFUE, che ammette eccezioni a tali “compiti”, “per contribuire al buon funzionamento dell’unione economica e monetaria”;
  • limitato, una quarta volta, dall’art. 126 TFUE in connessione al Regolamento 1176/2011, che ammette eccezioni a tali “compiti” qualora le politiche di uno Stato membro “rischiano di compromettere/potrebbero mettere a rischio il buon funzionamento dell’unione economica e monetaria”;
  • limitato, una quinta volta, dall’art. 65.1 TFUE, che ammette “misure giustificate da motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza”.

I sistemi di pagamento, in sé, non sono un obiettivo. L’obiettivo è la stabilità dei prezzi, da ottenersi attraverso sistemi di compensazione e di pagamento efficienti e affidabili. A questo servono i regolamenti.

Bce non può imporre un sistema di pagamento privo di adeguato sistema di compensazione. Bce non può anteporre il funzionamento del sistema di pagamento: né alla stabilità dei prezzi; né al buon funzionamento dell’unione economica e monetaria, né a motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza. In difetto, i suoi regolamenti sarebbero contrari ai Trattati.

Uno Stato membro che giudicasse il sistema di pagamento: privo di adeguato sistema di compensazione, ovvero in conflitto con la stabilità dei prezzi, ovvero in conflitto con il buon funzionamento dell’unione economica e monetaria, ovvero in conflitto con motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza… ebbene, quello Stato membro potrebbe denunciare la base giuridica dei regolamenti Bce per Target 2 come contraria ai Trattati ed allo Statuto.

Così pure, potrebbe fare il Consiglio di Bce. Il quale, però, non si limiterebbe a denunciare la base giuridica dei regolamenti Target 2, ma cambierebbe proprio i regolamenti.

Precedenti – Precedentemente all’attivazione di Target 2, le Istruzioni che regolavano il predecessore Target [1], contenevano affermazioni assai esplicite: “ogni BCN e la BCE si concedono reciprocamente una linea di credito illimitata e non garantita”. Tali disposizioni erano rese necessarie dalla natura decentrata del primo Target: composto dai sistemi RTGS (sistema di regolamento lordo in tempo reale) nazionali, legati fra di loro tramite Interlinking (per il trattamento dei pagamenti transfrontalieri nell’ambito di Target) ovvero tramite legami bilaterali.

La menzione alla “linea di credito illimitata e non garantita” sparisce con le Istruzioni del 26 aprile 2007: le prime relative al nuovo sistema target, detto Target 2; giustificato al pubblico con esigenze di ottimizzazione tecnico-informatica.

Pure l’Indirizzo del 2012 (quello che Bundesbank definisce “la base giuridica per Target 2“) nulla dice riguardo alla circostanza che tali obbligazioni-crediti “nei confronti della Bce”, siano: limitati od illimitati, collateralizzati o non collateralizzati. Al contrario di quanto avveniva con il precedente Target [1].

È impossibile non notare come: con Target 2, Bundesbank abbia scaricato i saldi Target 2 sulle spalle di Bce. Infatti, in caso di default di detta “obbligazione”, trattandosi di “obbligazione o credito nei confronti della Bce”, soccorrerebbe l’art 33.2 dello Statuto Bce: “Qualora la Bce subisca una perdita, essa viene coperta dal fondo di riserva generale della Bce, e se necessario (…) in proporzione e nei limiti degli importi ripartiti tra le banche centrali nazionali (…)”.

L’unico rischio ancora in capo a Bundesbank riguardava i saldi intra-giornalieri, aperti sino “al termine della giornata”. Non casualmente cancellati dal successivo Indirizzo 3 agosto 2018, col quale si passa, da “un’obbligazione da parte della BC dell’ordinante nei confronti della BC del beneficiario a “un solo credito o una sola obbligazione di ciascuna BC dell’Eurosistema nei confronti della BCE”.

Nel frattempo, con l’Indirizzo 16 marzo 2016, di pochi giorni successivo alla formalizzazione del controllo movimenti capitali alla Grecia, era comparsa una espressione assai interessante: “Il Consiglio direttivo, esercitando poteri di livello 1, possiede Target 2”. Leggi: “La Grecia non possiede partecipazioni a Target 2“, “la proprietà è definita ed è nostra. Chi esce non osi chiedere compensazioni”.

Insomma, il potere sommo attribuito a dei semplici regolamenti Bce è, a Bundesbank, assai ben noto. Fin troppo, si direbbe.

Fazit – La Bce ha concesso all’Italia l’ora d’aria. Incapace di trarne le necessarie conseguenze, il governo italiano perde tempo, inventandosi dei divertissement.

Bce, ha il potere di porre termine a tale girovagare, con un semplice atto amministrativo.

Bundesbank conosce tale potere.

Non occorrerà cancellare una qualche espressione “illimitati e non collateralizzati”. Bensì, basterà aggiungere “limitati e collateralizzati”.

Naturalmente con riferimento agli incrementi dei saldi Target 2, rispetto a soglie variabili, ma definite con generosità. I Tedeschi non sono pazzi.

Nessuna modifica dei Trattati, nessun vertice dei capi di Stato e di Governo, nessun voto del Parlamento europeo: solo un semplice regolamento, votato dal Consiglio direttivo della Bce.

Ed il gioco è fatto.