Ad Alberto Negri va bene che tutti siano coinvolti in Medio Oriente, a patto che questi siano attori illiberali e lontani anni luce da ogni forma di standard accettabile di stato di diritto. L’ennesima prova di questa passione di Negri l’abbiamo avuta con il suo nuovo articolo pubblicato sul Manifesto di domenica 24 novembre. Nel lungo pezzo intitolato “La nuova guerra americana alla Mezzaluna sciita”, con tanti giochi di parole, Negri racconta al lettore l’esistenza di un mega complotto americano per evitare che la Siria ritorni nella comunità internazionale, per destabilizzare l’Iran al fine di favorire il ritorno dei Pasdaran al potere e per rovesciare il potere khomeinista in Libano e Iraq, fomentando le proteste popolari in quei Paesi.
Tutto bello e tra l’altro anche in parte vero. Già perché quelli che i giornalisti come Negri fanno praticamente passare come “gomblotti” dei perfidi occidentali, non sono altro che normali reazioni ai giochi di potere che vengono realizzati in quell’area del mondo. Se la Siria ha sconfitto l’Isis, il merito è ben poco della Russia e dell’Iran. Il merito è degli Stati Uniti e della coalizione che ha sostenuto la guerra al Califfato. Il solo e unico “merito” di Mosca e Teheran è quello di aver tenuto in piedi il regime di Bashar al Assad, ovvero di un criminale assassino. Ancora: se gli Stati Uniti hanno adottato una strategia di “massima pressione” verso l’Iran, non è perché l’Iran è un Paese pacifico contro cui si scagliano i “cattivi” occidentali, ma perché il regime iraniano dal 1979 sostiene il peggior terrorismo internazionale, grida “morte all’America!” e sostiene persino al-Qaeda pur di colpire gli americani.
Interpretare poi le recenti proteste popolari in Iran, Libano e Iraq come l’esito delle sanzioni americane o peggio un fenomeno promosso dall’esterno, dimostra totale ignoranza della materia. In Iran le proteste contro il regime hanno poco a che fare con le sanzioni americane e molto con un sistema economico corrotto e in buona parte controllato dalle fondazioni religiose e dai Pasdaran. È principalmente contro questo che protestano gli iraniani, così come era principalmente contro questo che gli iraniani hanno manifestato tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018. Tutte proteste represse nel sangue, sangue di cui Negri dimentica di parlare nel suo articolo… Per quanto concerne il Libano e l’Iraq, sono Paesi che da anni soffrono del tentativo iraniano di imporre loro il proprio volere. In Libano questa tragedia va avanti dal 1982, dove Teheran ha creato un vero e proprio stato nello stato per tramite di Hezbollah. In Iraq, dopo la caduta di Saddam – acerrimo nemico dell’Iran – Teheran ha riempito il Paese di milizie paramilitari sciite con la scusa della guerra all’Isis. Milizie che ora non ci pensano proprio a ridare indietro le armi e che sono le stesse che hanno sparato ai manifestanti (sciiti, lo sottolineiamo) che stanno protestando in questo periodo contro la corruzione interna e l’interferenza della Repubblica Islamica nel Paese…
Dunque, quello che Negri nei suoi articoli dice indirettamente al lettore, è che per lui l’Occidente deve rimanere un mero spettatore passivo dell’aggressività di attori come Russia e Iran (e non solo) nella regione. In pratica, che l’Occidente assista passivamente ad un Medio Oriente che finisce nelle mani di sistemi anti-liberali e di regimi governati da islamisti sciiti e sunniti (come la Turchia di Erdogan). Insomma, un bel disastro…