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Per salvare la faccia a Teheran, Hezbollah accusa un monaco giunto dall’Italia di essere l’untore

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Ormai lo si è capito: l’emergenza coronavirus non è solo una questione sanitaria, ma anche geopolitica. Lo è sotto tanti profili: per le fake news che sembra la Russia stia diffondendo sul web per aumentare il generale senso di terrore – come denunciato dal Servizio esterno dell’Ue – o per la aggressiva politica che sta compiendo la Cina per far dimenticare le sue responsabilità nell’aver taciuto la verità sulla diffusione del virus prima della fine di dicembre 2019 (come denunciato dalla Casa Bianca). Lo stesso nome Covid-19, è figlio delle pressioni di Pechino per non dare una indicazione geografica alla provenienza del virus.

In Medio Oriente, come noto, il focolaio da cui si è diffuso principalmente il virus nella regione è l’Iran. Nella Repubblica Islamica ormai non si contano nemmeno più i contagiati e cimiteri segreti vengono costruiti nella città santa di Qom per seppellire le vittime. Purtroppo, dall’Iran il virus si è propagato nei Paesi limitrofi, sia per mezzo dei pellegrini sciiti che quotidianamente visitano città sante come Naijaf in Iraq, sia per mezzo delle migliaia di foreign fighters sciiti finanziati dai Pasdaran, impegnati militarmente in Paesi come Iraq, Yemen e Siria. In Siria, per esempio, non è noto quanti siano i malati di coronavirus perché il regime non fornisce indicazioni in merito. Per gli esperti, però, si tratterebbe di numerosissimi casi, anche in questo caso legati ai jihadisti sciiti spediti a Damasco per combattere nel nome di Assad.

Un discorso simile vale per il Libano, dove ad oggi si registrano almeno 77 contagiati e 6 decessi. Quando la crisi coronavirus è scoppiata a Beirut, il governo libanese ha puntato l’indice contro Teheran, sottolineando che, dopo Hezbollah, ora la Repubblica Islamica aveva importato in Libano anche il virus. Chiaramente, nel caso libanese, alla questione sanitaria si sono mischiate le questioni geopolitiche (ricordiamo che la crisi è scoppiata dopo mesi in cui i libanesi scendevano in piazza proprio per protestare contro il Partito di Dio e l’interferenza di Teheran nella politica interna libanese).

La risposta dei sostenitori di Hezbollah non si è fatta attendere e, purtroppo, riguarda l’Italia. Un articolo pubblicato sul quotidiano Al-Akhbar, giornale filo iraniano, ha “rivelato” che a trasmettere il virus in Libano sarebbe stato un monaco arrivato in Libano tra il 15 e il 20 febbraio 2020. Una “rivelazione” palesemente creata ad arte, al fine di provare a distogliere l’attenzione sull’Iran e sui danni che la Repubblica Islamica ha provocato allo stato libanese. A dimostrare che si tratta di una fake news, lo stesso articolo di al-Akhbar non è in grado di dare maggiori informazioni su chi sia questo monaco. Interessante però che la “colpa” sia stata data ad un religioso, come a voler non solo accusare l’Italia ma anche il mondo cristiano.

Ancora una volta l’Islam radicale sciita, che alcuni provano a far passare come moderato, ha mostrato il suo vero volto razzista e fondamentalista.