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Perché la Banca Centrale Europea non è una vera banca centrale

Dal Canada, un’altra assurda vicenda del politicamente corretto

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Da tempo si dibatte sul perché le misure di politica monetaria messe in campo dalla Banca Centrale Europea non sortiscono gli effetti sperati sull’economia reale, quindi anche sulle piccole-medio imprese e le partite Iva, a differenza di quanto accade in Giappone grazie alla Bank of Japan, negli Stati Uniti grazie alla Federal Reserve, oppure in Cina grazie alla People’s Bank of China.

La storia può servire per richiamare alcuni fatti e spiegare brevemente la funzione che i Paesi europei, sotto la guida tedesca ovviamente, vollero affidare alla Banca Centrale Europea con la nascita dell’Euro il 1° Giugno 1998, ma concepita nella sua funzione nei laboratori finanziari europei già negli anni ’80.

Durante la Repubblica di Weimar, le ragioni che portarono l’economia tedesca al collasso con facile presa di potere da parte dell’estremo populismo nazionalista di Hitler furono le seguenti: i salari dei tedeschi, a causa del Marco, una moneta storicamente troppo forte, continuavano a svalutarsi, mentre i beni e i prodotti continuavano a rivalutarsi, il che portò alla cosiddetta iperinflazione (ossia un aumento incontrollato del prezzo di beni e servizi) e al conseguente impoverimento del potere d’acquisto dei tedeschi, provocando enormi crisi economiche e sociali e tutto ciò che poi sappiamo. Memore di questa lezione, Berlino volle rendere subito chiara quale dovesse essere la funzione della Banca Centrale Europea: non mirare alla crescita e all’espansione come tutte le altre banche centrali, bensì contenere l’inflazione al fine di moderare la crescita dei prezzi di beni e servizi.

Qual è stato il risultato per l’Italia? La Lira, essendo moneta più debole del Marco tedesco, rendeva i nostri prodotti più competitivi rispetto a quelli tedeschi, permettendoci di avere una bilancia commerciale in attivo e quindi di vincere la guerra della concorrenza con la Germania. Certamente l’Italia aveva anche un’inflazione piuttosto elevata durante gli anni ’80, ma da contestualizzare in quel caso nella crescita dei salari e del potere d’acquisto delle famiglie italiane.

Il problema odierno, è che la Banca Centrale Europa sostiene l’Euro ma non sostiene abbastanza l’economia europea.

Proprio la scorsa settimana, la presidente Christine Lagarde ha annunciato che la Bce continuerà ad acquistare titoli di stato per finanziare i debiti pubblici dei Paesi dell’Eurozona, portando lo stimolo monetario fino ad un aumento di ben 500 miliardi fino al marzo del 2022 (80 nei titoli di stato italiani, quasi il 16 per cento dell’intera torta).

Ma è qui che sta il paradosso: contestualmente a questo annuncio la Banca d’Italia ha appena reso noto che il debito italiano continua ad aumentare, arrivando a ben 2.587 miliardi di euro (quasi il 160 per cento rispetto al Pil). Come mai dunque il debito italiano aumenta, se la Bce dice che sta iniettando liquidità per sostenere i debiti dell’Eurozona? Perché quella liquidità della Bce serve soltanto a calmare la furia che i mercati finanziari avrebbero nei confronti del debito italiano a causa della crisi indotta dalla pandemia. In pratica, si sta sostituendo al Tesoro italiano nel rimborsare gli investitori internazionali, che altrimenti scapperebbero via e probabilmente spingerebbero lo Stato Italiano verso il default. Ma tutta la liquidità della Bce sta andando soltanto verso quegli investitori, non entra in circolo nell’economia reale, al contrario di ciò che fa, ad esempio, la Federal Reserve, che inietta soldi direttamente nell’economia Usa.

Si veda, infatti, cosa ha potuto fare il presidente Trump, che grazie alla politica monetaria della Fed in questi anni ha potuto aumentare il debito americano, tagliando le tasse a imprese e cittadini, aumentando i salari dei lavoratori, portando la disoccupazione ai minimi storici e il potere d’acquisto degli americani ai massimi.

Invece, in Europa, quando la Bce stampa moneta, ottiene si una svalutazione delle merci, rafforzando dunque le esportazioni, ma dall’altro lato non finanzia l’economia reale, perché ha il mandato preciso di controllare l’aumento dei prezzi, invece che sostenere l’economia reale. In questa dinamica, dunque, tornando al discorso Marco–Lira, la Germania grazie all’Euro si è vista artificialmente abbassare il prezzo delle sue merci rispetto a quelle italiane, aumentando enormemente le sue esportazioni (oggi sono l’8 per cento del suo Pil).

E, soprattutto, le sue aziende riescono a indebitarsi sul mercato a tassi d’interesse assai inferiori rispetto a quelle italiane (nonostante vi sia una moneta unica e, almeno in apparenza, un principio di solidarietà tra Paesi europei). Questa differenza porta le aziende italiane ad andare in liquidazione molto facilmente e ad essere acquistate ed inglobate dalle aziende tedesche a basso costo. È su questo che il governo italiano dovrebbe battersi, invece di chiedere altri fondi di aiuto (che altro non sono che debiti ulteriori), perché in questo momento la Bce sta offrendo solo una droga monetaria, che prima o poi finirà.

Le aziende italiane stanno morendo, le entrate fiscali continuano a diminuire, e il governo nonostante ciò continua ad aumentare il debito, distribuendo futili mancette e sussidi elettorali. Servirebbero competenze e visione in questo momento: in altre parole, servirebbe che questo Governo vada a casa, ora e subito.