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Se la politica si vergogna dei nostri militari: Palazzo Chigi blocca il video che celebra il 4 novembre

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Soldato: “Chi presta servizio armato in un esercito”. Esercito: “Insieme di uomini istruiti ed equipaggiati per la guerra”. Questo, quanto meno, secondo il Sabatini Coletti. La definizione da dizionario, però, sta troppo stretta a Palazzo Chigi che evidentemente preferisce qualcosa di più soft. Soldato: “Chi presta servizio in una organizzazione dedita all’assistenza dei bisognosi”. E sia chiaro: massimo rispetto per chi spende il suo tempo e la sua vita in tale attività; e, senza dubbio, i nostri militari sanno distinguersi egregiamente anche in quel compito. Ma sarebbe, forse, il caso di togliere la maschera e celebrare i nostri militari per quello che è – o dovrebbe essere – il loro ruolo principale: prestare servizio armato volto alla difesa del Paese e dei suoi interessi.

Al contrario, Palazzo Chigi ha deciso di bloccare questo video in quanto ritenuto troppo “combat”, troppo “militaresco”. Si è preferito, al suo posto, pubblicare un video totalmente inadeguato, visto anche il livello qualitativo. A coronamento, l’immagine scelta come copertina del profilo Facebook e Twitter del Ministero della Difesa riporta i nostri soldati impegnati in varie attività: nessuna di esse, neanche a dirlo, vagamente correlata al combattimento. A cento anni dalla vittoria nella Prima Guerra Mondiale è lecito aspettarsi un atteggiamento diverso, nel rispetto dei caduti e di chi, ogni giorno, serve le Forze Armate e il Paese con dedizione. C’è un solo modo per farlo: smettere di fingere che i nostri militari siano quello che non sono, cercando di nascondere il loro operato grazie alle più svariate maschere.

Dietro la diatriba si celano, poi, ulteriori questioni: cosa sono le Forze Armate per la Repubblica Italiana? Quale ruolo hanno? Come devono essere presentate? Qualche mese fa, proprio sulle colonne di Atlantico, ho trattato del tema e della sua relazione con la nostra politica estera:

“Bisogna, inoltre, iniziare a considerare le Forze Armate come uno strumento di diplomazia e proiezione dell’influenza del Paese. Inutile negarlo: lo strumento militare ha, ancora, un peso cruciale nelle dinamiche internazionali. Chi non ha delle Forze Armate rispondenti al peso che pretende di avere nel sistema internazionale è destinato a contare meno”.

In sostanza, è possibile spiegare le ragioni sottostanti la debolezza della politica estera italiana guardando un paio di video.

Ed è chiaro che il problema non sia limitato al presente governo. Il video, a quanto sembra, è stato prodotto sotto il precedente, quando al Ministero della Difesa sedeva Roberta Pinotti. Allora non era stato mandato in onda in quanto ritenuto “non opportuno”, soprattutto poiché a breve sarebbe iniziata la campagna elettorale per le politiche del 2018. Altra dimostrazione del rispetto verso i nostri militari: non si possono mostrare in azione perché non avrebbe un bell’impatto sul sostegno politico. Quindi meglio nasconderli per quanto possibile e camuffarli ove non possibile.
Allargando lo sguardo, lo scenario diventa ancora più desolante: sulle pagine social delle Forze Armate di Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Israele, la comunicazione appare completamente diversa. Fin dall’immagine di copertina, non c’è alcuna paura nel mostrare quello che le Forze Armate sono e quale ruolo hanno nell’impostazione di politica estera di quei Paesi. Non è un caso se questi ultimi hanno una capacità di azione internazionale ben differente rispetto all’Italia. La comunicazione è sostanza.

Concludendo, quando vi chiederete per quale ragione la politica estera italiana è così poco incisiva rispetto a quella di altri Paesi ricordatevi anche di dare un’occhiata a un paio di copertine Facebook.

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