Politica

Perché la narrazione vaccinista traballa – Seconda parte: la sicurezza

Gli ultimi studi sugli effetti avversi e i danni da vaccino, lockdown e mascherine. Una mole di dati e ricerche che contraddicono la narrativa ufficiale

Politica

Nel precedente articolo abbiamo visto come le certezze sull’efficacia dei vaccini anti-Covid nel prevenire i contagi cominci a fare acqua da tutte le parti. Ma non si tratta purtroppo solo di una scarsa efficacia o di un’efficacia negativa. Ci sono crescenti evidenze a sostegno di danni più o meno gravi alla salute dei vaccinati.

Reazioni gravi

Uno studio pubblicato su The Lancet e citato dal Virology Journal evidenzia che a 8 mesi dalla somministrazione delle due dosi standard di vaccino, il sistema immunitario dei vaccinati è più debole rispetto a quello dei non vaccinati, cosa che potrebbe favorire l’insorgere del Fuoco di Sant’Antonio [33].

Il rapporto AIFA aggiornato al 26 settembre dell’anno scorso parla di 14.605 possibili reazioni gravi al vaccino (il 14 per cento circa sul totale delle oltre 100 mila segnalazioni all’ente di farmacovigilanza italiana). Oltre 4 mila di queste sarebbero direttamente riconducibili al vaccino [34].

Al 27 luglio 2022 sono state riportate nel Regno Unito 2.226 morti sospette, ossia decessi avvenuti dopo il vaccino ma senza prova certa che il vaccino ne sia stata la causa [35]. Sempre dal Regno Unito arrivano dati che parlano di un aumento della mortalità generale nei vaccinati rispetto ai non vaccinati. [36]

Uno studio pubblicato dal NPOJIP (l’ente no profit che si occupa di farmacovigilanza in Giappone), sostiene che il rischio di morte aumenti di 7 volte nei ventenni vaccinati contro il Covid. [37]

Un preprint (ossia uno studio non ancora sottoposto a revisione da parte della comunità scientifica) consultabile sul sito Eventi Avversi riporta dati scioccanti: 32 mila morti in eccesso nel 2021 che sarebbero da ricondurre ai vaccini anti-Covid, e non al Covid stesso, dal momento che i decessi sono distribuiti in tutte le fasce d’età e che l’aumento delle morti riflette l’inizio della campagna vaccinale e la somministrazione delle dosi di richiamo [38].

In generale sembra che i vaccini mRNA di Pfizer e Moderna siano associati ad un rischio accresciuto di eventi avversi [39].

Il rischio miocardite

C’è motivo di preoccuparsi anche del molto chiacchierato legame tra vaccini e miocardite: i giovani tra i 18 e i 24 anni rischiano fino a 44 volte di più di avere serie conseguenze da miocardite da vaccino, secondo uno studio di Nature citato dalla rivista The Daily Sceptic [40].

Lungi dall’essere il male minore, i vaccini sarebbero molto più pericolosi per la salute del cuore nei giovani maschi se paragonati all’infezione da Covid, che in teoria dovrebbero scongiurare [41]. Dice Alessandro Capucci, ordinario di malattie cardiovascolari all’Università Politecnica delle Marche:

“Nel 2021 si è riscontrato un aumento dei casi di miocardite giovanile e negli atleti. Anche le morti improvvise tra i calciatori sono superiori alla media. Dagli studi emerge un legame significativo con i vaccini mRNA, il Ministero non dovrebbe minimizzare. Il problema è più accentuato negli atleti maschi e giovani, specie a causa dei livelli di catecolamine”. [42]

Epatiti autoimmuni

Se il cuore piange nemmeno il fegato se la passa troppo bene: è ormai provato il legame tra vaccini ed epatiti autoimmuni, anche se in teoria dovrebbe trattarsi di eventi piuttosto rari [43, 44].

Uno studio effettuato dall’ospedale universitario della Charité di Berlino ha riscontrato gravi effetti collaterali (dolori muscolari, infiammazioni al cuore, problemi neurologici) in 8 persone su 1.000 vaccinate contro il Covid, un valore molto più alto rispetto ad altri vaccini [45].

Alterazioni nel sangue

A dir poco allarmante quanto pubblicato sul Food and Chemical Toxicology, una rivista scientifica peer-reviewed [46].

Gli autori dello studio, a partire da dati del VAERS (il database americano che registra gli effetti avversi da vaccino), parlano di possibili alterazioni della sintesi delle proteine e dei meccanismi che proteggono il corpo dal cancro, con rischi di paralisi di Bell (che colpisce il viso), malattie neurodegenerative, miocarditi, disturbi al fegato e al sistema immunitario, ridotta capacità di riparazione del Dna danneggiato [47].

Non allarmanti ma addirittura agghiaccianti le conclusioni cui è arrivato uno studio italiano, disponibile anche in inglese, effettuato raccogliendo campioni di sangue di soggetti vaccinati con Pfizer o Moderna, ed esaminandoli al microscopio in campo oscuro. A pagina 23 si legge infatti:

“In 948 soggetti su 1006, pari al 94 per cento del totale analizzato, si sono evidenziate varie alterazioni dello stato di aggregazione degli eritrociti ed è stata rilevata la presenza nel sangue periferico di particelle esogene puntiformi ed auto-luminescenti in campo oscuro […]. I soggetti analizzati dopo un intervallo di tempo maggiore presentavano tipicamente anche formazioni tubulari/fibrose e frequentemente anche cristalline e lamellari con morfologie estremamente complesse e costanti.

Le alterazioni trovate dopo l’inoculazione dei vaccini a mRNA rafforzano ulteriormente l’ipotesi che le modificazioni sarebbero da riferirsi in prima battuta ai vaccini a mRNA. Tali alterazioni potrebbero correlarsi con i disturbi di coagulazione dopo vaccinazione anti-Covid, causati anche dalla nota tossicità vascolare della proteina Spike, prodotta dai soggetti inoculati con vaccini a mRNA. Con questi quadri ematologici è lecito attendersi la riattivazione di situazioni oncologiche o lo scompenso di una senilità fisiologica verso forme di marasma accelerate […].

In conclusione, mai si era osservato un così brusco cambiamento del sangue periferico dopo inoculo di vaccini, con transizione da uno stato di perfetta normalità ad uno patologico, con emolisi, impacchettamento per adesione dei globuli rossi ed impilamento degli stessi in complessi e giganteschi conglomerati. Mai si era osservata la presenza di una così grande quantità di particelle esogene nel sangue apparentemente incompatibili con un normale flusso ematico del microcircolo e che si modificano nel tempo, con fenomeni di auto-aggregazione”. [48, 49]

Anche noi di Atlantico Quotidiano avevamo già trattato l’argomento [50].

Alla luce di quanto appena detto, sembra tutto tranne che irrazionale il non volersi sottoporre all’iniezione di un farmaco che presenta un certo livello di rischi per la salute e che, soprattutto, non fa quello che promette: bloccare i contagi da Covid-19.

A questo punto è doveroso porre una domanda: gli autori di questi studi e coloro che li citano sono tutti anti-scienza? Sarebbe interessante ascoltare l’opinione non solo di Gabanelli e Ravizza in proposito, ma di tutti quanti hanno ricoperto di insulti e offese coloro che hanno scelto di non farsi vaccinare, sottoponendoli a vessazioni di ogni tipo.

Lockdown e mascherine

I vaccini non sono l’unica misura più o meno imposta a milioni di persone. Negli ultimi due anni si è tentata di far passare per normale, il famigerato “New Normal” per l’appunto, l’idea che dovessimo rimanere chiusi in casa e coprirci la faccia con un tessuto poroso per fare la nostra parte di soldatini nella guerra alla pandemia.

Come nel caso dei vaccini, è legittimo e doveroso chiedersi se si tratti di misure necessarie ed efficaci, o se invece presentino dei rischi.

Si prenda ad esempio la Great Barrington Declaration. Nulla di anti-scientifico nemmeno in questo caso, visto che i tre autori e primi firmatari della dichiarazione sono la professoressa di epidemiologia di Oxford Sunetra Gupta, il professore di medicina di Stanford Jay Bhattacharya ed il biostatistico di Harvard Martin Kulldorff.

Cosa dice questo documento, che come tutti è stato e può essere criticato? Gli autori sostengono cose di elementare buon senso: criticano le misure di lockdown e raccomandano di concentrarsi sulla protezione dei soggetti fragili e a rischio, senza sottoporre ad inutili restrizioni e privazioni della libertà la gran parte delle persone, considerate non a rischio.

Sono in tanti ad aver trovato ragionevoli queste posizioni, visto che la dichiarazione è poi stata firmata da 14 mila scienziati, 40 mila medici ed oltre 800 mila persone del grande pubblico [51].

I danni dei lockdown

Jay Bhattacharya ha definito i lockdown come “la peggiore catastrofe nella storia per la salute pubblica”. Se un’affermazione del genere appare come una probabile esagerazione, c’è comunque tutta una serie di studi che dimostrano i danni causati dalle politiche di lockdown, inclusi depressione, ansia, suicidi, malnutrizione infantile, aumento delle morti in eccesso [52].

Una ricerca internazionale in particolare ha evidenziato la gestione disastrosa dell’emergenza pandemica in Italia: i lockdown non solo non hanno affatto contenuto la pandemia, ma ne hanno aggravato le conseguenze, provocando forse più morti del Covid stesso a causa della sospensione di visite e terapie per altre patologie [53].

Mascherine inutili?

Anche nel caso delle mascherine ci sono buone ragioni scientifiche per dubitare della loro utilità. A dire il vero basta la semplice logica: se fossero davvero efficaci, dopo mesi e mesi di imposizione coatta, la pandemia Covid si sarebbe esaurita, o perlomeno si registrerebbe un numero minore di casi, cosa che invece non è avvenuta.

Non c’è dunque da stupirsi se un preprint su The Lancet non sia stato in grado di trovare alcun collegamento tra obbligo di mascherine e numero di contagi nelle scuole americane, vale a dire che le protezioni facciali non hanno avuto alcun ruolo nella diffusione/prevenzione del Covid [54].

A conclusioni simile è sostanzialmente arrivato uno studio effettuato su dati europei, sostenendo la sostanziale inutilità delle mascherine nel contenere la pandemia di Covid [55].

Secondo altri, le mascherine sono non solo inutili, ma potenzialmente dannose per la salute umana, dal momento che causano mal di testa e nausea dovuta a scarsa ossigenazione, aumento dell’anidride carbonica nel sangue, aumento della pressione sanguigna, vertigini, acne, ridotte capacità di pensare e concentrarsi [56].

Se da una parte ci sono studi che non sono in grado di dimostrare una effettiva utilità delle mascherine (o differenze a seconda del modello indossato) [57], dall’altra uno studio realizzato in Kansas (dove ad ogni contea è stata lasciata mano libera se imporre o meno le protezioni facciali) ha riscontrato un aumento di mortalità del 50 per cento proprio nelle contee con mascherine obbligatorie.

L’ipotesi, ancora tutta da dimostrare, è che chi è positivo al Covid espella i virus col respiro per poi re-inalarli, dal momento che rimangono bloccati nel tessuto delle mascherine [58].

Le conseguenze dell’uso delle mascherine, così come di altre misure per contrastare la pandemia, non sono sfuggite ad un gruppo di medici belgi, che hanno scritto una lettera aperta indirizzata ai politici ed ai media del loro Paese [59].

Uscire dallo scientismo

A questo punto dovrebbe essere chiaro un punto fondamentale: vista la mole di dati e ricerche che contraddicono la narrativa ufficiale, non c’è nulla di anti-scientifico nel non voler adottare comportamenti (vaccino, mascherine) che appaiono di dubbia efficacia quando non addirittura potenzialmente pericolosi per la salute.

I cosiddetti no-vax non sono terrapiattisti ufomani come qualche credulone ama vederli, ma cittadini che esercitano la piena responsabilità su se stessi ed il proprio corpo.

Non sarebbe una cattiva idea che qualcuno chiedesse conto a Giuseppe Conte e Roberto Speranza della gestione disastrosa della pandemia in Italia e delle misure vessatorie (mascherine, distanziamento sociale) imposte a bambini che nulla hanno da temere dall’infezione da Covid.

Così come sarebbe doveroso inchiodare Mario Draghi alle sue responsabilità in merito ad affermazioni quali “se non ti vaccini muori e fai morire”, “il Green Pass dà garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”: non solo false, ma insultanti nei confronti di coloro che hanno legittimamente scelto di non farsi vaccinare.

Diversi degli studi precedentemente citati non sono ancora stati sottoposti a peer-review, ossia a revisione critica da parte di colleghi specializzati nelle stesse discipline scientifiche. Questo, lungi dal dimostrarne l’infondatezza, dimostra semmai l’importanza di un dialogo costruttivo tra specialisti, senza inviti alla censura.

Nessun dialogo è possibile se ci si arrocca su dogmi e verità granitiche e incontestabili. Diventa quindi fondamentale uscire dallo scientismo, vera e propria piaga che infetta una parte consistente dell’opinione pubblica e dei mass media.

Quante volte abbiamo sentito dire in televisione o letto sui social media affermazioni di questo tipo: “Mi fido della scienza”, “lo dice la scienza”, etc. In realtà, è proprio chi ignora persino le basi del metodo scientifico a far sue queste posizioni dogmatiche e fideistiche, della serie non capisco ma mi adeguo.

Siamo all’ipse dixit: lo dice il tale, quindi è così. La scienza funziona esattamente all’opposto: le affermazioni vanno suffragate da prove e dati, sono e devono essere costantemente sottoposte a revisioni critiche, possono e devono essere cestinate non appena emergono evidenze contrarie.

Scienza è sapersi mettere in discussione, nella consapevolezza che non esiste una verità assoluta e immutabile (quella è affare delle religioni, per chi ne ha una) ma verità provvisorie, che possono cambiare da un momento all’altro. Altrimenti la scienza diventa scientismo, che per l’appunto presenta caratteri religiosi: adorazione della scienza e di tutto ciò che i suoi sacerdoti dicono.

D’altra parte non sarebbe la prima volta che la scienza prende cantonate. La fenolftaleina è stata per tanti anni il principio attivo dei comuni lassativi, per essere abbandonata solo nel 1998 quando se ne è scoperta la tossicità.

Nel periodo tra il 1930 e gli anni ’40 i medici americani prestarono volentieri alle industrie del tabacco la loro autorevolezza in camice bianco, per dire nella pubblicità che le sigarette erano roba al massimo da mal di gola. No, non per sadica cattiveria, ma semplicemente perché all’epoca non si aveva ben chiaro che fumare aumenta il rischio di cancro ai polmoni. Fino a che l’impennata nel numero di casi della malattia non spinse qualcuno a farsi qualche domanda e a fare due conti in proposito [60].

Ad ogni modo, per ogni studio che dice una cosa, se ne può sempre trovare un altro che dica l’esatto contrario. Chi ha ragione? Allora diventa importante discuterne apertamente e confrontarsi, non censurare e bloccare account sui social media. Queste ultime sono cose da regime.

La scienza per funzionare necessita di critica e confronto aperto. Bloccare l’account Twitter di Robert Malone (un ricercatore con oltre 30 anni di esperienza nella creazione di vaccini) con l’accusa di fare disinformazione, non è scienza.

Chiedere a Spotify di prendere provvedimenti contro il podcast The Joe Rogan Experience (11 milioni di spettatori a episodio, numeri che Cnn, Nbc e Fox si sognano) per aver dato spazio alle tesi di Malone, non è scienza [61].

Quando parla di vaccini, Malone dice cose che, come in tutti casi in cui parla un esperto, devono essere sottoposte al vaglio della comunità scientifica ed eventualmente ribattute con dati, analisi, ricerche sul campo, non con generiche quanto improbabili accuse di fare disinformazione.

L’ingegnere americano William Edwards Deming era solito ripetere “In Dio ci crediamo. Per tutto il resto servono le prove”. Noi ci permettiamo di aggiungere che le prove, da una parte e dall’altra, devono essere esaminate e discusse liberamente, senza censure di sorta. Si chiama scienza.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde