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Potere assoluto: con il monopolio sui vaccini anti-Covid lo Stato ha messo in scacco vita e libertà dei cittadini

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Avendo assunto il monopolio dell’acquisto e della somministrazione dei vaccini anti-Covid, il Governo risulta essere il soggetto sul quale grava la responsabilità di assicurarci la salute e di restituirci alle nostre più elementari libertà, e contemporaneamente colui che può sottrarsi a questi inderogabili obblighi, morali e giuridici, invocando a tempo indeterminato il mancato completamento della campagna di vaccinazione, che solo lui può portare a termine. Dovrebbe per lo meno essere vincolato ad un cronoprogramma obbligatorio, perché a nessun governo dovrebbe essere consentito di esercitare un potere così arbitrario e assoluto sulla vita e le libertà dei suoi cittadini

La diffusione della pandemia da Covid-19 ha permesso sino a questo momento a Governo e Parlamento di affrontare l’emergenza epidemiologica con una disciplina giuridica fortemente limitativa dei diritti e delle libertà fondamentali degli individui.

Al di là di alcune critiche, per lo più fondate, sull’eccesso di compressione delle garanzie costituzionali, è passata infatti l’idea secondo la quale il contenimento degli effetti negativi dell’epidemia possa essere raggiunto pressoché esclusivamente con il distanziamento sociale e il lockdown intermittente.

L’esistenza di alcuni vaccini prodotti da diverse case farmaceutiche muta radicalmente, però, lo scenario all’interno del quale le autorità statali hanno sin qui operato.

Sebbene, a quanto sembra, la somministrazione del vaccino non arresterà la contagiosità dei soggetti ai quali sarà somministrato, la stessa tuttavia permetterà di conferire l’immunità necessaria a non ammalarsi e a non finire, in definitiva, in terapia intensiva o al Creatore anticipatamente.

Il vaccino rappresenta, pertanto, un salvavita in senso proprio e un salvacondotto per tornare a esercitare le libertà fondamentali con le più ampie facoltà previste dall’ordinamento.

Com’è oramai noto i governi europei hanno deciso di monopolizzare l’acquisto dei vaccini prodotti dalle case farmaceutiche, rendendo così di fatto impossibile ai singoli cittadini provvedere autonomamente a immunizzarsi, almeno per alcuni anni. L’unanime scelta della maggior parte degli Stati del Vecchio Continente è stata giustificata innanzitutto per assicurare la gratuità del vaccino all’intera popolazione; un obiettivo condivisibile al quale però è seguita la determinazione di stampo dirigista e statalista di assegnare solo alle pubbliche amministrazioni statali e locali anche la somministrazione del vaccino a decine di milioni di cittadini.

L’evidente conseguenza delle politiche adottate dagli Stati nazionali, Italia compresa, è che da questo momento in poi la vita e la libertà di ogni singolo individuo dipendono dall’efficacia e dall’efficienza degli apparati amministrativi. Più tempo occorrerà per vaccinare la popolazione più lungo nel tempo ed elevato nelle probabilità sarà il rischio di contrarre il virus e di andare incontro a possibili infauste conseguenze.

D’altro canto maggior tempo impiegherà lo Stato a immunizzare la popolazione più a lungo nel tempo potrà reggere la giustificazione della privazione radicale delle libertà fondamentali di ciascun individuo.

Sembra logico pensare, pertanto, che il Governo italiano, per rimanere all’interno di un’ottica nazionale, debba imporsi un cronoprogramma per iniziare e concludere la campagna di vaccinazione.  Ad oggi, contrariamente da quello che affermano il Commissario Arcuri e gli esponenti del Governo, esiste solo un piano di vaccinazione che prevede i tempi di consegna dei lotti del farmaco da parte delle aziende produttrici. Ma quello stesso piano non prevede da nessuna parte i tempi entro i quali lo Stato, o le Regioni per esso, provvederanno a somministrare il vaccino alle diverse categorie della popolazione. Non esiste poi un vero e proprio programma di mobilitazione generale di uomini e mezzi che possa assicurare la massima celerità della vaccinazione sull’intero territorio nazionale.

Sotto questo ultimo profilo risulta davvero singolare che Governo e Parlamento, sempre solerti ad adottare misure eccezionali e straordinarie di limitazioni delle libertà fondamentali, non riescano a pensare a una disciplina temporanea che, derogando alle regole ordinarie del pubblico impiego, dell’utilizzo del personale militare e di numerosi altri settori dell’ordinamento giuridico, assicuri la necessaria mobilitazione per la campagna di vaccinazione. Non è ad esempio all’orizzonte alcuna norma che consenta entro tempi certi il commissariamento di quelle regioni o di quelle amministrazioni periferiche che dovessero risultare, senza alcuna ragione, inadempienti rispetto al cronoprogramma  che dorrebbe essere loro assegnato. Un pregiudizio ideologico statalista e dirigista, come detto, ha escluso infine l’intero comparto privato dalla catena di distribuzione e somministrazione del vaccino, rendendo così ancora più lunghi e incerti i tempi entro i quali far cessare lo stato di emergenza e le conseguenti misure adottate.

A dire il vero, poi, spetterebbe proprio al Parlamento vincolare il Governo all’indirizzo preciso di completare la campagna di vaccinazione entro un determinato lasso di tempo (dipendente naturalmente dalle consegne del farmaco), pena l’insorgere della responsabilità politica nei confronti della Camere (dimissioni dell’intero esecutivo) e di quella  giuridica nei confronti dei cittadini che vantano tutti un diritto soggettivo perfetto alla vaccinazione da parte dello Stato.

Non è lontanamente possibile, infatti, pensare di riconoscere allo Stato il potere assoluto di scegliere a suo piacimento i tempi entro i quali salvare la vita e restituire la libertà a milioni di essere umani, allorché è l’Autorità medesima che impedisce di fatto a ciascun individuo di reperire il vaccino sul mercato e di provvedere dunque da sé alla tutela della vita e all’esercizio delle libertà fondamentali.

Il Governo ha espropriato di fatto e di diritto il cittadino della libertà di potersi salvare autonomamente attraverso l’acquisto e la somministrazione del vaccino anti Covid, ma ha di conseguenza assunto su di sé l’inderogabile obbligo morale e giuridico di compiere ogni umano sforzo concepibile per sottrarre nel più breve tempo possibile milioni di individui dal rischio della morte e dal regime di un’insopportabile schiavitù che dura oramai da un anno.

Nel dibattito pubblico non è emersa con la dovuta evidenza la singolare circostanza che vede il Governo essere contemporaneamente il soggetto sul quale grava la responsabilità di restituirci alle nostre più elementari libertà e di assicurarci la vita e colui che può sottrarsi a questi inderogabili obblighi invocando a tempo indeterminato il mancato completamento della campagna di vaccinazione di cui ha assunto immotivatamente il monopolio. Una condizione nella quale lo Stato ha messo in scacco la vita e la libertà dei suoi cittadini.

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