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Pretendono di denunciare le fake news e sono i primi a diffonderle

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Prendere per vero un tweet di un profilo palesemente fake, commentarlo con indignazione e poi non riconoscere il clamoroso errore. È questo il percorso seguito da Concita De Gregorio, nota firma di Repubblica, che qualche giorno fa ha preso fischi per fiaschi cascando in un tweet ironico del profilo parodia di Lucia Borgonzoni. Il tweet recitava:

“Ragazzi che paura. Mentre facevo la mia passeggiata mattutina scorgevo in mezzo agli alberi due sagome nere che mi assalivano. Per fortuna non erano africani ma solo due cinghiali in calore. Mamma me la sono scampata bella”.

La nostra Concita lo ha commentato con un secco: “È questo, il tempo che viviamo”. Una svista, un errore? Forse. Ma probabilmente l’episodio rivela qualcosa di ben più serio e grave, soprattutto se si considera la sua rettifica. Sì, perché alla De Gregorio non sembrava vero di vedere un tweet razzista di una esponente leghista. E senza verificarne l’attendibilità, senza analizzare con un minimo di attenzione il suo linguaggio e la caption del profilo che recita “Parody Fan account”, lo ha commentato stizzita. Lo ha fatto perché il post confermava la sua tesi, tutta da dimostrare, cioè che la Lega sarebbe un partito razzista. Quando le è stato fatto notare il clamoroso “buco”, la nostra ha sostenuto che fosse un profilo di supporto e quindi ascrivibile alla candidata leghista, ignorando apertamente la sua natura.

Questo episodio è emblematico poiché svela le tendenze di un certo giornalismo che cerca di imporre le proprie convinzioni ideologiche sulla realtà. Anche se i fatti vanno in una direzione diversa da quella sperata (l’account non era riconducibile alla Borgonzoni e lei non ha mai fatto dichiarazioni simili), essi possono comunque essere inseriti nello schema prestabilito (Lega razzista) e quindi modificarsi (l’account viene comunque ricondotto alla candidata leghista, quindi la Borgonzoni è razzista). Basta distorcere un tweet a proprio piacimento, ignorare le obiezioni legittime e il gioco è fatto.

La deformazione promossa dalla De Gregorio è pericolosa, sia perché non aiuta i suoi follower a capire gli ideali e i valori dei politici in campo, ma soprattutto perché giunge da chi denuncia di continuo il pericolo delle fake news e rivendica il monopolio della corretta informazione. Un’informazione che prima di essere diffusa andrebbe quantomeno controllata. E poi, magari, depurata dal furore ideologico.