Dal prossimo governo una politica estera ondivaga (nella migliore delle ipotesi)

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La strada che dovrebbe portare al nuovo governo pare già interrotta da lavori in corso o meglio, da alcune punzecchiature scambiate tra Salvini e Di Maio negli ultimi giorni. In ogni caso, anche se l’incertezza circa la natura del prossimo esecutivo rimane alta, vi sono alcuni punti in merito ai quali è già possibile fare delle previsioni senza timore di incorrere in errore. Ciò per il DNA politico-ideale dei principali protagonisti del momento, i vincitori delle elezioni, ma anche di alcuni sconfitti come FI e PD, i quali però non sono scomparsi dai radar e potrebbero pure ritrovarsi in qualche maggioranza di governo. Insomma, conosciamo i nostri polli!

Oltre a non sperare in politiche liberali, a parte la Flat Tax targata Lega-FI che però, senza una riforma complessiva della spesa pubblica e dell’inefficiente welfare italiano, rimarrà aria fritta, non dovremmo nemmeno confidare in una politica estera chiara e comprensibile. In molte circostanze la realpolitik è utile e persino doverosa, ma vi sono momenti nei quali un Paese NATO come l’Italia non può permettersi posizioni sfumate e deve scegliere in maniera netta, essendo consapevole delle alleanze internazionali delle quali è parte. Sapranno i nostri eroi, in particolare Salvini e Di Maio, evitare pasticci su questo fronte? Felici di essere poi smentiti dai fatti, ma al momento la sensazione è che, indipendentemente dal carattere del prossimo governo, più salviniano e meno pentastellato o viceversa, la politica estera dell’Italia sarà, se andrà bene, piuttosto insicura e, come dicono in America, flip-flop. Con gli USA e la NATO certo, ma anche, veltronianamente, con Vladimir Putin. Se ogni tanto escono cose non molto edificanti che riguardano la Russia, facciamo finta di nulla e parliamo di export italiano nella terra dell’amico Vlad. Con Israele, ma anche con l’Iran. Questa UE ci ha rotto, ma l’Euro fa schifo solo a giorni alterni, vero Di Maio?

Se andrà invece molto male, staremo con i peggiori del mondo, ma difficilmente succederà questo perché alcuni equilibri internazionali sono, per fortuna, più solidi dell’eventuale irresponsabilità di questo o quel leader politico e al di là di alcune asprezze da comizio, nessuno ha davvero il coraggio di staccare l’Italia dalle principali alleanze. Tuttavia già il tentativo di mantenere i piedi in troppe scarpe può fare danni e perpetuare l’immagine degli italiani brava gente, ma non completamente affidabili. Questo pessimismo è motivato dalle posizioni o anche dalle frequenti non-posizioni di Salvini e Di Maio. Il primo, lo riconosciamo, ha assunto una posizione pienamente occidentale e democratica di fronte, ad esempio, alla scelta di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come unica capitale di Israele, ma se viene toccato il tasto “Putin”, ecco che esce il solito Salvini un po’ inadatto a rappresentare quel centrodestra liberale e occidentale. Non ha esitato, il leader leghista in compagnia pure di Giorgia Meloni, a schierarsi contro l’espulsione di diplomatici russi a causa dell’avvelenamento dell’ex spia Serghei Skripal. Avrebbe fatto meglio invece, ad usare più la ragione che il cuore in merito alla vicenda Skripal, perché se addirittura Francia e Germania, solitamente caute nel rispondere alle richieste di Washington e di Londra, si sono accodate a Trump e May, ciò significa che il caso dell’avvelenamento di Serghei Skripal e della figlia è drammaticamente serio.

Sul fronte M5S il quadro è anche peggiore. Se una certa impreparazione è evidente in politica interna, a maggior ragione è da mettere in conto una conoscenza insufficiente delle dinamiche internazionali. Non possiamo aspettarci molto da un movimento che si è sempre e solo basato sulla protesta anti-casta e sul resto dei temi che dovrebbero interessare alla politica, e in particolare ad una forza del 30 per cento, non si è quasi mai espresso, salvo alcune uscite ignoranti e disarmanti. Beppe Grillo, oltre a non conoscere l’ubicazione di Lagos, tempo fa sul blog descrisse l’Iran degli ayatollah come un luogo splendido. Poi non dimentichiamo Di Battista e la sua disponibilità a dialogare nientemeno che con i signori dell’ISIS. Si vedrà, ma le premesse non sono esaltanti. È vero, l’Italia è già riuscita, nel corso di diverse epoche, ad assestare un colpo al cerchio ed uno alla botte, dagli ammiccamenti filo-arabi di democristiani e socialisti, passando per un Berlusconi capace di indossare nella stessa giornata sia il cappello da cowboy che il colbacco russo, fino ad arrivare agli strani flirt filo-iraniani e filo-cinesi del PD e di Romano Prodi. Per avere però il rispetto del mondo e non assumere solo il ruolo di comparsa nei vari summit, l’Italia dovrà anche saper fare delle scelte… ogni tanto.

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