Il 3 marzo scorso, per mezzo del suo profilo Twitter ufficiale, l’ambasciata d’Italia a Teheran ha reso noto che l’erogazione dei visti per i cittadini iraniani prosegue regolarmente ma tramite un’agenzia terza. Nel testo del comunicato, viene quindi aggiunto che – considerata l’emergenza sanitaria coronavirus – gli uffici consolari dell’ambasciata saranno invece aperti solamente per la valutazione dei casi eccezionali (ovvero quelli di “comprovata necessità e urgenza”).
Onestamente, si tratta di una comunicazione che desta preoccupazione. Per tutti i casi non urgenti, affidati ad una agenzia esterna, chi ci assicura che le procedure di concessione del visto siano eseguite considerata la grave diffusione del Covid-19 nella Repubblica Islamica?
Una domanda che dovrebbe preoccupare non poco il governo, soprattutto considerando che i voli della Iran Air – compagnia sanzionata negli Stati Uniti per il suo sostegno ai Pasdaran – proseguono regolarmente tra Iran e Italia. Anche perché, come detto, in Iran l’emergenza coronavirus appare assai più pericolosa di quella italiana, perché estremamente diffusa e soprattutto non trasparente, ovvero controllata da un regime che impone la censura sui reali dati della diffusione del virus nel Paese.
Bene quindi che i visti vengano concessi a chi ne ha diritto, ma restano alcune domande a cui la rappresentanza diplomatica italiana a Teheran dovrebbe rispondere. Ad esempio: che tipo di controlli sanitari garantisce l’agenzia incaricata del rilascio dei visti, prima di concederli? Che tipo di controlli sono ora in corso negli aeroporti iraniani, prima di permettere ai viaggiatori di lasciare la Repubblica Islamica in direzione (ad esempio) dell’Italia? Riguardo il nostro versante: che tipo di controlli vengono fatti all’arrivo di questi viaggiatori dall’Iran, per garantire che nessuno possa entare con il semplice rischio di aumentare i contagi in Italia?
Domande che è necessario porsi in una situazione di emergenza e che, tra l’altro, si poneva anche Marco Zatterin, su La Stampa, riguardo il ritorno di Alessandro Di Battista in Italia proprio dall’Iran. Possibile che, nel caso di Di Battista, nessuno si sia posto il problema di disporre una quarantena, vista la situazione di emergenza da coronavirus in corso nella Repubblica Islamica? Facciamo presente che, attualmente, allo Spallanzani di Roma è ricoverata una persona positiva al Covid-19, rientrata da poco dall’Iran.
La Farnesina dovrebbe intervenire, garantendo che tutte le procedure di concessione dei visti tra Iran e Italia vengano fatte in questo periodo attraverso un controllo estremamente scrupoloso della situazione sanitaria nel Paese. Un controllo, lo ripetiamo, reso difficile anche dalla censura imposta da Teheran sulla reale situazione del contagio (basti solo pensare che la gestione dell’emergenza, come riportato da Atlantico Quotidiano, è oggi tutta nelle mani dei Pasdaran). Soprattutto, lascia perplessi l’idea di affidare questa gestione emergenziale di concessione dei visti ad una agenzia esterna, il cui normale obiettivo è quello di fare business.
Concludiamo ricordando che per l’emergenza coronavirus, solamente nelle ultime 48 ore l’India si è aggiunta ai Paesi che hanno bloccato la concessione dei visti per l’Italia e la Cina – ovvero l’origine di tutto questo caos – e deciso di mettere in quarantena tutti quelli che arriveranno da Iran, Corea del Sud e Italia.