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Scena muta dei senatori della maggioranza con l’ambasciatore di Teheran sulle violazioni del regime iraniano

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Si è svolta martedì l’audizione dell’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran in Italia, Hamid Bayat, davanti alla Commissione Affari esteri del Senato, appuntamento che avevamo ricordato su Atlantico Quotidiano, parlando dei fake tweet dell’ambasciata iraniana a Roma.

L’audizione rientra in una indagine della Commissione sulla politica italiana in Medio Oriente e arriva dopo quelle del vice ministro Marina Sereni e dell’ambasciatore di Israele Dror Eydar.

Com’era logico aspettarsi, l’ambasciatore iraniano ha rappresentato un mondo immaginario in cui l’Iran è perfetto e il resto del mondo – Stati Uniti e Israele in testa – sono il vero male assoluto. In particolare, ha descritto la politica estera iraniana come improntata al multilateralismo, alla pace, al dialogo e alla lotta al terrorismo. Affermazioni, tranne le rare eccezioni dei senatori Vescovi (Lega), Malan e Aimi (Forza Italia), passate senza alcuna obiezione. Niente di simile alla carica di ostilità rivolta in una delle precedenti audizioni da cui alcuni senatori – tra cui il presidente Petrocelli (M5S) – all’ambasciatore israeliano Eydar, dal quale si pretendevano informazioni sul programma nucleare israeliano.

Ma tornando all’audizione di Bayat, Teheran non può certo rivendicare pace, dialogo e lotta al terrorismo come linee guida della sua politica estera. Piuttosto, lo sono i loro opposti. Dal 1984 l’Iran è il primo finanziatore al mondo del terrorismo internazionale. I suoi proxy riconosciuti, come Hezbollah in Libano, sono primatisti non solo di attentati, ma anche di narcotraffico tra America Latina e Europa.

Quanto a pace e dialogo, il regime iraniano ha fatto dell’odio verso tutto ciò che è “Occidente” il suo principio cardine. Soprattutto verso Israele, contro il quale invoca una “soluzione finale” che richiama l’Olocausto, definisce lo Stato ebraico come un “cancro” e si contano – su ordine di Khamenei – i giorni che mancano alla sua distruzione.

Teheran ha inoltre alimentato le peggiori instabilità del Medio Oriente, dal conflitto israelo-palestinese alla guerra in Yemen, passando naturalmente per la Siria, appoggiando e finanziando gruppi terroristici come Hamas e al-Qaeda, condizionando fortemente almeno quattro capitali arabe (Beirut, Damasco, Baghdad e Sanaa).

Nemmeno il multilateralismo può rivendicare tra i suoi principi la diplomazia di Teheran, al contrario di quanto potrebbe far supporre l’accordo sul programma nucleare iraniano del 2015 (Jcpoa). Se, infatti, gli Stati Uniti hanno abbandonato il Jcpoa, è perché dal 2015 al 2019 si è dimostrato insufficiente allo scopo per il quale era stato concepito e, anzi, addirittura una copertura che ha consentito al regime iraniano di portare avanti la sua politica aggressiva e destabilizzante nella regione, con l’invio di milizie paramilitari sciite in mezzo Medio Oriente. È questa la vera ragione del ritiro dell’amministrazione Trump dall’accordo e i responsabili sono coloro che, in Occidente, per anni hanno chiuso gli occhi davanti alle violazioni iraniane al solo scopo di tornare al business as usual con la Repubblica Islamica.

Bayat è il rappresentante di un regime che invoca la distruzione di Israele, un Paese amico dell’Italia e riconosciuto dalle Nazioni Unite. Un tema su cui l’ambasciatore iraniano non è stato incalzato dai senatori dei gruppi di maggioranza (Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Leu). Un senatore dell’opposizione, Malan, ha chiesto a Bayat perché su Twitter la sua ambasciata continua a pubblicare tweet d’odio e spudorati falsi contro Israele, come quelli di cui abbiamo parlato su Atlantico, ma senza ricevere alcuna risposta. La maggioranza di governo ha invece ritenuto di tacere sulla condotta e sui crimini iraniani, così come ha taciuto su quelli commessi da Pechino e dal regime di Maduro in Venezuela.

La serie di audizioni che la Commissione Affari esteri del Senato sta portando avanti sembra essere stata concepita per sostenere le tesi di politica estera che predica Alessandro Di Battista, simpatetica con tutti i regimi nemici dell’Occidente, e di stati alleati da cui dipende anche la nostra sicurezza nazionale, e nemici dello stato di diritto e dei diritti umani.

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