Continua la scia di sangue legata alle caricature di Charlie Hebdo. Dopo il massacro alla redazione del 2015 e l’attacco di tre settimane fa ai giornalisti dell’agenzia Premières Lignes nella stessa strada dove prima sorgeva la redazione del quotidiano satirico, un altro abominevole assassinio nel cuore dell’Europa. Un professore di storia di un liceo di Conflans-Sainte-Honorine, Samuel Paty, di 47 anni, è stato decapitato per strada, proprio nei pressi della scuola dove insegnava. L’assassino, un ceceno di 18 anni nato a Mosca e poi abbattuto dalla polizia, secondo fonti della polizia avrebbe gridato “Allah-o-Akhbar” prima dell’attacco e poi postato un video del corpo dell’insegnante sui social. Il professore di storia barbaramente assassinato era stato segnalato il 5 ottobre scorso dai genitori degli studenti perché durante un corso sulla libertà di espressione e sui valori laici della Repubblica aveva mostrato le vignette di Maometto in classe.
Poco dopo l’attentato, avvenuto nei pressi della scuola, la Procura nazionale antiterrorismo ha aperto un’indagine per “omicidio in relazione a un’impresa terroristica”. In totale sono state emessi avvisi per custodia cautelare per nove persone. Tra di loro ci sono quattro membri della famiglia dell’assalitore abbattuto venerdì: i suoi genitori, il nonno e il fratello minore di 17 anni. Tra i fermati anche il padre di uno degli alunni che ha realizzato un video sui social network diventato in breve virale ed in in cui si lamenta dell’atteggiamento dell’insegnante che, prima di mostrare le vignette di Maometto ai suoi alunni, aveva suggerito a chi poteva essere scioccato di lasciare la stanza.
Il quotidiano satirico Charlie Hebdo, la cui redazione è tutt’oggi blindata ed in luogo strettamente segreto, ha reagito vivamente su Twitter:
“L’intolleranza ha appena varcato una nuova soglia e sembra non fermarsi davanti a nulla pur d’imporre il suo terrore nel nostro Paese. Solo la determinazione del potere politico e la solidarietà di tutti sconfiggeranno questa ideologia fascista. Questo atto ripugnante addolora la nostra democrazia, ma deve renderci più combattivi che mai per difendere la nostra Libertà”.
“Non passeranno. L’oscurantismo non vincerà”, ha tuonato il presidente Macron, visibilmente commosso, circondato dal ministro degli interni, Gérald Darmanin, e dal ministro dell’istruzione, Jean-Michel Blanquer. “Con il terribile assassinio di un insegnante, la Repubblica e la sua scuola sono di nuovo il bersaglio del terrorismo islamista”, ha detto l’ex presidente della Repubblica François Hollande su Twitter. “Più che mai dobbiamo essere uniti di fronte alla barbarie e all’oscurantismo. Il mio pensiero va alla famiglia dell’insegnante e a tutta la comunità educativa”. Intanto, all’Assemblea Nazionale i deputati, in un momento di commozione, si sono alzati all’unisono in piedi per “salutare la memoria” del maestro decapitato e denunciare l’abominevole attacco.
E secondo un sondaggio Ifop diffuso dall’antenna Europe 1 sono sempre più numerosi i professori di scuola in Francia ad autocensurarsi davanti all’islamismo radicale. Jean-Pierre Obin, ex ispettore del Ministero dell’istruzione ed autore del libro “Comment on a laissé l’islamisme pénétrer l’école” (Come abbiamo lasciato l’islamismo penetrare nelle scuole) ha ricordato che secondo il sondaggio Ifop il 40 per cento dei professori dichiara di autocensurarsi per evitare problemi con i propri alunni di confessione musulmana. Ed in certe zone sensibili come le ZEP (zone di educazione prioritaria) questo tasso supera anche il 50 per cento per timore di rappresaglie ed incidenti. Dal 2015 ad oggi gli attentati jihadisti contro civili in Francia hanno provocato l’uccisione di ben 259 persone. Sangue e censura che fanno scivolare nel baratro il Paese un tempo fu faro dei diritti dell’uomo.